Lingua sarda, Walser e Piemontese: l’Italia ratifichi la Carta europea

Simone Pisano, Matteo Rivoira e Marco Angster

Dalla comunità dei Sardi di “su disterru”, di coloro che vivono lontano, fuori dall’Isola, arriva un nuovo contributo per la tutela delle lingue materne, un’occasione per riflettere sulla situazione linguistica della penisola e della Sardegna è stata offerta ai partecipanti all’incontro “Il sardo e il walser: due lingue dalle radici forti” svoltosi a Gattinara venerdì 19 u.s.
Se infatti l’italiano è ormai consolidato negli usi ufficiali e civili dello stato, una serie di tradizioni linguistiche “altre” rende il panorama linguistico del Bel Paese tra i più complessi e variegati di Europa, anzi, possiamo dire con Tullio De Mauro, che una diversità linguistica così marcata non si ritrova che nel Caucaso o nel sub-continente indiano.
Il principio costituzionale in base al quale “La repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche” (cfr. art. 6 della Costituzione repubblicana) ha avuto attuazione solamente a partire dal 1999 con la LN 482 che, non senza ambiguità, ha colmato un vuoto istituzionale durato più di cinquant’anni.
Una certa resistenza a una politica più aperta al pluralismo linguistico sembra peraltro essere confermata dal fatto che lo Stato Italiano ha firmato la convenzione per la European Charter for Regional and Minority Languages nel 2000 ma non ha mai ratificato il documento con il quale la UE intende garantire ai suoi cittadini il diritto a usare la lingua materna in ogni ambito pubblico e privato.
Venerdì 19 febbraio, presso l’Associazione “Cuncordu” di Gattinara sono stati chiamati a parlare tre esperti di linguistica e dialettologia Linguistica generale e applicata, Fonetica, Filologia e Dialettologia romanza, presso le Università di Roma, Torino e Bolzano.

Giovanni Usai

Nell’immagine: Simone Pisano, Matteo Rivoira e Marco Angster

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