La Città di Chieri consegna a Biella la pietra per Nuraghe Chervu

Claudio Martano, Silvio Selvatici, Vittorio Rusco e Vanni Cavaglià

Arriva da Chieri la stele da collocare a Biella nell’area monumentale di Nuraghe Chervu. La città che sorge alle porte di Torino sulla destra del Po, ai piedi delle colline di Superga, riporta sulla pietra il numero 263, tanti sono i suoi Caduti durante il Primo Conflitto Mondiale. Vittorio Rusco, Presidente degli Alpini di Chieri, ha voluto portare direttamente a Biella la pietra realizzata su incarico del Sindaco Claudio Martano. Con lui hanno collaborato Vanni Cavaglià, dell’Associazione Mutilati e Invalidi di Guerra, e Silvio Selvatici, dell’Associazione Nazionale Caduti senza Croce.
La partecipazione della Città di Chieri al progetto biellese proposto dal Circolo Culturale Sardo, accolto e condiviso da Comune e Prefettura di Biella per ricordare i tanti giovani sardi e piemontesi che persero la vita sui campi di battaglia, è una ulteriore tappa tra le tante iniziative chieresi per commemorare il Centenario della Grande Guerra, articolate in 17 incontri pubblici nell’arco di quattro anni. In occasione dell’evento organizzato dalla Segreteria del Sindaco di Chieri per la celebrazione del 4 Novembre vengono riportate le parole della poesia “Soldati” di Giuseppe Ungaretti, scritta al fronte, sul finire della guerra: “Si sta come/d’autunno/sugli alberi/le foglie”. In piena sintonia con i dettami della Carta fondante l’Italia repubblicana che ripudia la guerra, il sito della Città di Chieri rammenta: “Il doveroso ricordo di questi martiri ci insegni che ogni guerra è l’autunno che spegne il verde acceso di giovani vite… E la Patria, diventata una pianta spoglia, li piange nel freddo inverno dei ricordi. L’estate di pace che viviamo oggi in Italia deve infondere in tutti noi lo spirito di solidarietà e soccorso verso i fratelli che in altre parti del mondo sono devastati da guerre cruente”.

Simmaco Cabiddu

Nell’immagine: Claudio Martano, Sindaco di Chieri con accanto (da sx), Silvio Selvatici, Vittorio Rusco e Vanni Cavaglià.

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