Na paròla piemontèisa al mèis, novembre / novèmber

incipit A, Sacramentarium Episcopi WarmundiOmaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi”

Per questo mese di novembre, le parole piemontesi di cui occorre prendere buona nota sono tre: “sitronere”, “lësca” e “mar”. Sono tre parole che si riferiscono a cose (“aranceti”, “alga” e “mare”) non presenti in Piemonte, prova che una lingua, anche regionale, si appropria di termini che le occorrono per esprimere realtà oggettive lontane nel tempo e nello spazio:

Doa j’onde as pasìo mi i l’hai rëscontrate trames le fior, aj sitronere aranda lësca molzin-a che ’l mar a smon viva = Dove le onde si chetano ti ho incontrata tra i fiori, accanto agli aranceti, alga tenerella che il mare offre viva (Tavo Burat, Poesìe)

La citazione qui riportata è stata tratta dal Dizionario della lingua piemontese letteraria (Lemmi desunti da poeti e prosatori del Novecento) a cura di Sergio Maria Gilardino 2020

Arpensament d’ës di sì ëd novèmber dël 2020 / Riflessione del giorno di novembre 2020

“Non è mai esistito un popolo senza una lingua e non è mai esistita una lingua che non potesse esprimere, nelle minime sfumature e con la massima dovizia di termini, tutte le cose, tutti i sentimenti, tutta la storia intima del suo popolo. Non vi sono lingue di primo e lingue di secondo rango, così come non vi sono popoli superiori e popoli inferiori. Esistono popoli però che hanno rinunciato alla propria lingua e alla propria identità, così come esistono individui che hanno sperperato tutto ciò che avevano ricevuto in eredità. La povertà non è mai della lingua, ma dell’ignoranza di chi la parla male e la conosce peggio. Non esistono lingue e dialetti, ma solo lingue parlate bene e altre parlate male, per cui anche l’italiano può diventare un dialetto sulla bocca degli analfabeti e un dialetto può diventare un’illustre lingua letteraria sulle labbra di un poeta.”

Sergio Maria Gilardino

Nell’immagine: l’incipit “A”, Sacramentarium Episcopi Warmundi (Sacramentario del Vescovo Warmondo di Ivrea): fine secolo X, Ivrea, Biblioteca Capitolare, Ms 31 LXXXVI). Priuli Verlucca,1990, copia posseduta a Biella dal Comm. Mario Coda.

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