Poesia di Nicola Loi per una Sardegna offesa e dimenticata

cartina d'Italia senza la Sardegna secondo la Corporazione canadese LCBO

Martedì 29 settembre 2020, alle 21:00, appuntamento transoceanico tra i circoli sardi di Biella e di La Plata (Argentina) – Laboratorio Linguistico per imparare a leggere e scrivere in lingua materna

Selezionate dal Circolo Su Nuraghe di Biella tra le numerose opere appositamente composte da poeti contemporanei che vivono in Sardegna o nei luoghi di emigrazione, le poesie, inserite nel Laboratorio LinguisticoEya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant”, parlano del tempo presente.
La situazione sanitaria mondiale e le conseguenti gravi restrizioni rendono le liriche particolarmente cariche di pathos. Nel caso di “Bentos caentes / Venti caldi” di Nicola Loi di Ortueri, questo è associato, e conseguente, alle ataviche sofferenze cui l’Isola periodicamente è sottoposta, ben esplicitate nell’incipit: “Sardigna mia ma comente faghes, / a supportare s’antiga cadena.// Sardegna mia ma come fai, / a sopportare l’antica catena”.
Afflizione che anche in questi giorni vede sferrare nuovi pretestuosi attacchi alla nostra Isola, tanto da costringere il presidente della Regione, Christian Solinas ad adire le vie legali contro la campagna mediatica seguita all’incremento dei contagi in Sardegna nei giorni intorno al Ferragosto, sottoposta agli avvocati per la valutazione del danno. Lo svela l’assessore al Lavoro e vicepresidente della Giunta regionale sarda, Alessandra Zedda in quanto “Continuano ad arrivare disdette e soprattutto si è rappresentata una situazione di assoluta falsità”.
Una Sardegna continuamente offesa oppure ripetutamente cancellata anche dalla cartina geografica per tacere le sue bellezze uniche e i suoi prodotti di prima eccellenza. È successo un mese fa con la rivista “Il gambero rosso”. Succede ancora oggi e di nuovo.
Questa volta la “dimenticanza” arriva addirittura dall’altra parte dell’oceano: LCBO (Liquor Control Board of Ontario / Ufficio dell’Ontario per il controllo delle bevande alcoliche), Corporazione governativa canadese che si occupa della vendita di alcolici pubblica la cartina d’Italia senza la Sardegna. L’isola offesa in Italia, viene rimossa, cancellata oltre oceano!
Casualità? Ma perché sempre e solo ai danni della Sardegna?
Dal mondo dell’emigrazione, in difesa dell’Isola, risuonano i versi di Nicola Loi, che auspicano “Un’arveschida dae Gennargentu, / Pro tottucantu su Populu sardu. / De unione sulet bonu bentu, / Ca pro ischidare no est mai tardu”. In attesa di “Un’alba da Gennargentu, / per tutto il Popolo sardo. / Di unione soffi buon vento, / perché per svegliare non è mai tardi”.
Nella speranza che i Sardi smettano di “fare i Sardi” e si decidano, a “essere Sardi”.

Efisangelo Calaresu


Bentos caentes

Sardigna mia ma comente faghes,
A supportare s’antiga cadena.
Ses sa terra de antigos nuraghes,
De donos de natura ses piena.

Ma dae Roma ti tirant sos filos,
E tue servidora pones mente.
Populu depidore fin’a pilos,
Cun tassas sena ischire su comente.

Cussos narant chi nos mandant azudu,
Ma innoghe est semper in pigada.
E no giughent sas manos de velludu,
Pero sa zente sarda l’ant ligada.

Arrivant sos istranzos a muntone,
E fizos nostros si che sunt fuinde.
Isperdinde cuile cun masone,
Sas biddas nostras si che sunt morinde.

In altu in sas alas de su mare,
Creiant de ch’essire triunfantes.
Zente chi ant lassadu comporare,
Sen’ideales ma solu mercantes.

Ant semenadu un’atera serrada,
Ma nois est chi l’amus permittidu.
Ballende fit sa zente amuntonada,
E sos males issoro nd’an battidu.

Mamas in disisperu pro sos fizos,
Ca si pariant in sa libertade.
A s’iscapa e sena contivizos,
In bellas nottes de serenidade.

Ma sa mina est torra in sas aèras,
Chi est peus de sos lampos de s’atunzu.
No sunt cosas de leare lizeras,
Si no cherimus piantu e murrunzu.

In custa terra semper sena ghia,
Navighende in undas tempestosas.
Viver’ in paghe cherimus ebbia,
Chi agabbent sas oras dolorosas.

Un’arveschida dae Gennargentu,
Pro tottucantu su Populu sardu.
De unione sulet bonu bentu,
Ca pro ischidare no est mai tardu.

Nigolau Loi, su 30 de austu 2020

Venti caldi

Sardegna mia ma come fai,
A sopportare l’antica catena.
Sei la terra di antichi nuraghi,
Di doni di natura sei piena.

Ma da Roma ti tirano i fili,
E tu serva poni mente.
Popolo indebitato fino ai capelli,
Con tasse senza sapere il perché.

Quelli dicono che ci mandano aiuti,
Ma qui è sempre in salita.
E non hanno le mani di velluto,
Però la gente sarda l’hanno legata.

Arrivano gli ospiti a mucchi,
E figli nostri se ne stano fuggendo.
Disperdendo ovile con gregge,
I nostri paesi stanno morendo.

In alto sulle ali del mare,
Credevano di uscirne trionfanti.
Gente che hanno lasciato comprare,
Senza ideali ma solo mercanti.

Hanno seminato un’altra chiusura,
Ma è noi che l’abbiamo permesso.
Ballando stava la gente ammucchiata,
E i loro mali ci hanno portato.

Madri in disperazione per i figli,
perché si credevano nella libertà.
In evasione e senza custodia,
In belle notti di serenità.

Ma la mina è di nuovo nell’aria,
Che è peggio dei lampi d’autunno.
Non sono cose da prendere alla leggera,
Se non vogliamo pianto e mugugno.

In questa terra sempre senza guida,
Navigando in onde tempestose.
Vivere in pace vogliamo solamente,
Che finiscano le ore dolorose.

Un’alba da Gennargentu,
per tutto il Popolo sardo.
Di unione soffi buon vento,
perché per svegliare non è mai tardi.

Nicola Loi, 30 agosto 2020


Nell’immagine: cartina d’Italia senza la Sardegna secondo la Corporazione canadese LCBO per la pubblicità di vini italiani

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