Dicembre, una parola sarda al mese: “T” come “ΘÈMA”

incipit T in Giampaolo Mele Die ac NocteRadici e semantica delle parole sarde, rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella

ΘÈMA (Fonni) ‘pretesto, scusa’; θemía (Fonni) ‘causa, principio’ (Spano); tsimía, intsimiái camp. oppure éssiri intsimiáu de mali ‘cominciare a sentirsi male’; intsimiáu de makkiori ‘che ha qualche segno o principio di pazzia’ (Porru); tsimiliósu camp. ‘cagionevole, infermiccio’: θemosu, θemósigu barb. ‘infermiccio’ (Spano); zente temiada log. ‘persona malsana, che ha salute guasta’; temiare log. in gen. ‘guastare’; tatza temiada ‘bicchiere incrinato’; témiu ‘guasto per contusione o colpo’ (Soro). Wagner ignora l’etimo.
Base etimologica il sum. zi ‘life, vita, soffio’ + mu ‘incantation, spell; incantesimo’. Tutte le voci del tipo tsimía, intsimiái sono evidenti aggettivali o de-aggettivali costruiti sulla base del sum. zimu, significante in origine ‘incantesimo (negativo) sulla vita, sul soffio vitale’. Non è il caso di rammentare che gli stati di incerta infermità nel lontano passato furono sempre attribuiti al malocchio, o comunque a qualche incantesimo negativo perpetrato da gente ostile. Ovviamente le voci di Fonni θèma e θemía sono estreme deviazioni dall’originario significato.

Salvatore Dedola,
glottologo-semitista

Nell’immagine: l’incipit, “T”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009

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