Grande Guerra. I 280 Caduti di Aversa ricordati su una lastra di memoria per il monumento di Su Nuraghe

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“Aversa N. 280.” È la scritta incisa sulla pietra di memoria che la città campana, in provincia di Caserta, ha fatto pervenire a Biella nei mesi scorsi per partecipare alla realizzazione del monumento ai Caduti più inclusivo d’Italia. Nato da un’idea del locale Circolo culturale sardo “Su Nuraghe”, subito abbracciata dall’Amministrazione comunale e sostenuta dalla Prefettura, il monumento si compone di una vasta pavimentazione ad opera incerta costituita da pietre di riuso di tutta Italia, su cui è stato scolpito il nome del Comune di provenienza e il numero dei suoi Caduti durante la Grande Guerra. Il selciato – dedicato in origine alla Brigata “Sassari” e ai Caduti Sardi e Biellesi della Prima guerra mondiale – è in corso di realizzazione ai piedi del “Nuraghe Chervu”, eretto alle porte di Biella nel 2008.

Nell’ambito delle celebrazioni del Centenario del conflitto del 1915-1918, tra il 2014 e il 2018 la Città di Aversa, con il suo Civico Museo di Storia Militare e in collaborazione con l’Associazione Nazionale del Fante, ha svolto una lunga attività di ricerca per ricostruire l’impatto della guerra sul suo territorio e i caratteri della partecipazione popolare al conflitto. Ne sono scaturite molte iniziative tra cui spicca la realizzazione di una mostra documentaria intitolata “Guerra di Popolo. Propaganda e mobilitazione civile durante la Prima Guerra Mondiale”, incentrata sulle attività relative alle opere di propaganda, all’assistenza ai feriti e alle famiglie dei combattenti, alle celebrazioni della vittoria.

La città di Aversa, durante la Prima guerra mondiale, divenne un importante centro sanitario e di accoglienza, con l’approntamento di un ospedale militare di riserva che ebbe fin da subito un’attività incessante. Con cadenza settimanale, grazie alla vicinanza della linea ferroviaria, accolse decine di feriti provenienti dal fronte e molti profughi dalle terre invase. «Sorse l’Asilo dei Profughi Trieste e Trento – scrive il direttore del Museo di Storia Militare Salvatore de Chiara – ove furono accolti e ricoverati gli esuli delle “Venezie”, in gran parte bambini. Fu intrapreso un servizio scolastico che consentì la formazione di due classi elementari per garantire il prosieguo dell’istruzione ai fanciulli esuli, cui furono preposti maestri aversani».

Riccardo Pozzo

Nell’immagine, pietra inviata a Biella dal Comune di Aversa

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