Da “Su Nuraghe” una paròla piemontèisa al mèis, aprile, “A” come “Avrilanda”

descrizioneOmaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi”.

Il mese d’aprile ci dà, in piemontese, una bellissima parola, “avrilanda”, che designa i primi giorni di questo mese (e tutto il fiorire e il germogliare che questi giorni arrecano). Inutile dire che poeti (come Tavo Burat, biellese, e Barba Tòni, di Frassino, in Val Varaita, e prosatori, come Censin Pich, torinese, hanno usato questa stupenda parola per adornare versi e prose di tanti significati reconditi). Qui di seguito forniamo una voce tratta dal DIZIONARIO DELLA LINGUA PIEMONTESE LETTERARIA – DICTIONNAIRE DE LA LANGUE PIÉMONTAISE À L’USAGE LITTÉRAIRE (Lemmi desunti ed esemplati da poeti e prosatori del Novecento – Entrées puisées d’après des poètes et des prosateurs du vingtième siècle):

avrilanda s.f. primi giorni d’aprile || sarà tò cortolèt ëd brun-a na frandin-a ordìa d’anvìe bleuve coma j’eve pì ancreuse e anmascà, còtia coma ’l verd d’avrilanda quand la brujera a speta le fior [Tavo] = sarà la tua coltre notturna una stoffa di lana e di seta ordita di desideri azzurri come le acque più profonde e stregate, morbida come il verde nei giorni d’aprile quando la brughiera attende i fiori || pomin prussòt e mòro d’avrilanda con j’euj e ij vir d’orin ch’a fan servan a ven a vëdde mincatant e a-j ciama, docia, an riand tut a s-cionfet flutà [Barba Tòni] = seni a peretta e faccia dei primi giorni d’aprile con gli occhi e i pendenti d’oro che fanno lo sguizzasole viene a vedere ogni tanto e gli chiede, leggiadra, ridendo tutto a sbuffetti flautati || ann ëd boneur, argal ëd l’avrilanda, che fòrt i l’hai cantà tra Langhe e Bursc e peui ’nt ij mèis pì doss ’ndasend për vàuda [Censin] = anno fortunato, regalo delle feste di aprile, che forte ho cantato tra Langhe e Bürsc, e poi nei mesi più dolci andando per vàuda ® [etim.: “Bürsc” e “vàuda” sono paròle d’origine germanica, probabilmente longobarda; “bürsc” può valere “ispido, ruvido” e in quel caso è un fitotoponimo che indica una zona coperta di sterpaglie, ovvero “bors”, che significa “nudo, spoglio”, ed è sempre un fitotoponimo indicante una zona priva di alberi; vedi “In Bors”, zona nei dintorni di Alagna Valsesia, sopra al rifugio del Pastore, in vista del ghiacciaio del Montebianco. Quest’ultimo termine è affine a “bar”, che significa “sterile, che non porta vegetazione”, da cui viene il fitotoponimo “baraggia”, zona pietrosa tra Biella e Vercelli e “biot”, cioè “nudo”, che dà la parola del piemontese orientale “biot”, che significa “nudo”: “a l’é biot mè sò mama a l’é butalo al mond”].

A questo sostantivo possiamo abbinare anche i due aggettivi che seguono, sempre derivati dal nome del mese di aprile:
avrilengh agg. del mese di aprile, caratteristico del mese d’aprile
avrilin agg. d’aprile, tipico del mese d’aprile

Sergi Girardin (Sergio Maria Gilardino)

Nell’immagine: pagina con incipit “A”, Sacramentarium Episcopi Warmundi (Sacramentario del Vescovo Warmondo di Ivrea): fine secolo X, Ivrea, Biblioteca Capitolare, Ms 31 LXXXVI). Priuli Verlucca,1990, copia posseduta a Biella dal Comm. Mario Coda

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