Da “Su Nuraghe” una “paròla piemontèisa al mèis”, Novembre, “Z” come “Zanzié”

descrizioneOmaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi”.

Dopo breve interruzione, riprendiamo gli appuntamenti con la “paròla piemontèisa al mèis”, riprendendo da dove ci eravamo lasciati completando, così, il nostro alfabeto e rendendo al contempo omaggio al nostro Gustavo Buratti Zanchi, Tavo Burat.

Zanzié v.i. 1 prudere 2 [senso fig.] smaniare, avere un gran desiderio, una gran voglia 3 anelare, aspirare || l’erbo ‘d sèiva e ‘d pera, arsëcchì su soa anma a la crosiera dij vent, a drissa contra ‘l cel n’ideja ‘d fojagi anté che ‘l sol e j’osèj a zanzìo ‘d desse ‘l randevò [Tavo] = l’albero di linfa e pietra, rinsecchito sulla sua anima al crocevia dei venti, drizza contro il cielo un’idea di fronde dove il sole e gli uccelli anelano a darsi convegno.

Zanzij / zënzij s.m. prurito

Sergi Girardin (Sergio Maria Gilardino)

Nell’immagine: pagina miniata in Codices et livres liturgiques en Vallée d’Aoste (XI-XVII siècles), Aoste 1993, copia facsimile posseduta a Biella dal Comm. Mario Coda

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