“Festa del popolo sardo” nella poesia di Nicola Loi per “Su Nuraghe” di Biella

descrizione

In occasione della Festa del Popolo sardo, giunge al Circolo “Su Nuraghe” di Biella la poesia di Nicola Loi, di Ortueri, “Bona Die de sa Sardigna / Buon Giorno della Sardegna”.

I suoi versi si uniscono al coro che, anche da Biella, canta le gesta dei padri che, 230 anni fa, il 28 aprile 1794, in un moto di orgoglio, cacciarono dall’Isola il viceré Vincenzo Balbiano e i componenti non sardi della sua corte.

Nel raccontare antiche gesta, il Poeta principia solenne, come i primi cantori: “Alta bandera de sos Bator Moros, In custa Die de istoria digna. “Alta bandiera dei Quattro Mori, in questo Giorno di storia degna”.

Il rimando è alla sollevazione del popolo cagliaritano, subito seguito da quello di Sassari, di Alghero e poi da tutta l’Isola, a causa del rifiuto del governo torinese, di soddisfare le richieste dell’isola, che intitola il Regno di Sardegna, escludendo i Sardi dalle cariche pubbliche: sostanzialmente, i Sardi rivendicavano un maggior peso nella gestione del governo della loro Patria. Al rifiuto, ennesimo, la scelta dei Sardi dell’autodeterminazione. Il governo della città regia venne assunto temporaneamente dalla Reale Udienza, il Tribunale supremo del Regno di Sardegna, in accordo con gli Stamenti, i tre bracci del parlamento sardo, che non venivano più convocati.

“Chi siat una festa ‘e sardidade, chi ponzat paris sos bonos-valores. / Che sia una festa di sardità, che metta insieme i buoni valori”, scrive il Poeta, con riferimento a “su connottu”, al conosciuto, come quello pattuito coi trattati di Londra del 1718 e dell’Aia del 1720. Vale ricordare che, fino alla “fusione perfetta del 1847, ratificata da Carlo Alberto, il Regno di Sardegna condivideva con i “possedimenti di terraferma” solo il Capo dello Stato, che era Re per i Sardi, Principe per i Piemontesi e Duca per i Savoiardi, i Nizzardi, gli Aostani, i Monferrini. Titolatura di Re di Sardegna, Duca di Savoia e Principe del Piemonte, che permane nei titoli onorifici ereditari dopo il 17 marzo 1861, quando il Regno di Sardegna cambia nome e diviene Regno d’Italia.

“La gente sarda ovunque contenta”, “la zente sarda totue cuntenta”, sotto lo stesso firmamento. Il riferimento è all’altra Sardegna, a noi emigrati che viviamo lontano, fuori dall’Isola, “In totas sa cussorzas de su mundu / in tutte le cussorge [piazze] del mondo”, dove i Sardi sono sempre “nodidos”, apprezzati.

Storia di libertà “Chi siat in s’istoria semper bia”, “che sia nella storia sempre viva”. Anche per questo – nella traduzione di Gabriella Peddes di Tonara, con la revisione di Roberto Perinu – i versi verranno inseriti nell’antologia di testi del prossimo appuntamento (martedì 30 aprile 2024) con il Circulo sardo “Antonio Segni” di La Plata (Argentina): laboratorio linguistico transoceanico “Eya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant”, per imparare a leggere e a scrivere in lingua materna contemporanea, accogliendo le parole dette in aula dalla governatrice della Sardegna in occasione della ricorrenza.

Attualizzando il contenuto di autonomia insito nel concetto di “Sa Die” e presente nel titolo regionale dell’attuale Sardegna, in quanto, ha affermato Alessandra Tedde: «Siamo un popolo depositario di grandi potenzialità che ancora dobbiamo dispiegare totalmente».

A questo proposito vale ricordare i tre Presidenti che la Sardegna ha dato alla Repubblica Italiana: Giuseppe Saragat, Antonio Segni, Francesco Cossiga, il segretario di partito Enrico Berlinguer, chiudendo l’esemplificativo elenco con l’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni.

Battista Saiu

Nell’immagine, Banda della Brigata “Sassari” a Nuraghe Chervu


 

Bona Die de sa Sardigna

Alta bandera de sos Bator Moros,

In custa Die de istoria digna.

Siat una ‘oghe, unidos sos coros,

Totus che frades in custa Sardigna.

 

Chi siat una festa ‘e sardidade,

Chi ponzat paris sos bonos-valores.

Siat abberu cudda identidade,

Sa ghia frima pro sos benidores.

 

Su ch’amus bidu da-e sos jajos,

E intesu in sa prima pitzinnia.

Semper lughentes che lughidos rajos,

In custa mama cara, terra mia.

 

Oe leados totu a manu tenta,

Sa Die de ammentos pro ammentu.

Sa zente sarda totue cuntenta,

Suta de su matessi firmamentu.

 

In totas sa cussorzas de su mundu,

Ue sos Sardos sunt semper nodìdos.

Che- i su ballu nostru totu a tundu,

Cun ideales sanos, bene unidos.

 

Bona Die ‘e sa Sardigna amiga mia,

Un’afranzu a tie amigu meu.

Chi siat in s’istoria semper bia,

De libertade in su mundu intreu.

Nigolau Loi, su 28 de abrile 2024

 

Buon Giorno della Sardegna

Alta bandiera dei Quattro Mori,

In questo Giorno di storia degna.

Sia una voce, uniti i cuori,

Tutti come fratelli in questa Sardegna.

 

Che sia una festa di sardità,

Che metta insieme i buoni valori.

Sia davvero quella identità,

La guida ferma per chi verrà.

 

Ciò che abbiamo visto dagli avi,

E sentito nella prima infanzia.

Sempre lucente come lucidi raggi,

In questa mamma cara, terra mia.

 

Oggi uniti tutti per mano,

Il giorno di ricordi per ricordare.

La gente sarda ovunque contenta,

Sotto lo stesso firmamento.

 

In tutte le cussorge (piazze) del mondo,

Dove i Sardi sono sempre apprezzati.

Come il ballo nostro tutti in tondo,

Con ideali sani, bene uniti.

 

Buon Giorno della Sardegna amica mia,

Un abbraccio a te amico mio.

Affinché sia nella storia sempre viva,

Di libertà nel mondo intero.

Nicola Loi, 28 aprile 2024

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.