Sculture d’Africa, continente da cui tutti noi veniamo

mostra di Ama Sangara

L’ultimo giorno di settembre è stata inaugurata a Villa Piazzo di Pettinengo la mostra “Ama Sangara, l’arte dell’incontro”, sculture Dogon in terra cruda. In scena un giovane da poco più di un anno ospite del centro di accoglienza di Pettinengo che col suo nome dà il titolo alla rassegna espositiva. Nato a Tiogou, nella Repubblica del Mali, Stato dell’Africa occidentale senza sbocchi sul mare, Ama Sangara vive a Biella Chiavazza dove lavora tutti i giorni nell’atelier messo a disposizione da Pacefuturo approfondendo la sua ricerca tra memoria e tempo presente, in attesa di un eventuale riconoscimento di protezione internazionale.
L’arte dell’incontro vuole raccontare e condividere con tutti questa magica esperienza attraverso “immagini che ancora ci catturano – afferma Marco Tonon nel saluto inaugurale – come ci catturano e ispirano grandi artisti del primo ‘900 europeo. Il fascino è forte anche se non tutto comprendiamo. Facciamo fatica – continua Tonon – a capire quanti messaggi sottintendono queste figure. È una grande lezione che giunge a noi proprio dal continente da cui tutti noi veniamo“.Continua a leggere →

L’industrializzazione dal Mucrone al Limbara

Biella, Gigi Riva, Franco Piras, Ermanno Strobino

Mese di Ottobre. Su Calendariu 2017 è il messaggio, tangibile e visivo, attraverso il quale la Comunità dei Sardi di Biella vuole fornire il proprio contributo alla memoria quale elemento fondamentale per la consapevolezza nell’affrontare il presente e costruire il domani.

Il radicamento industriale del Biellese, sorto a partire dal ‘700 grazie alla presenza di acque “leggere” particolarmente idonee alla lavorazione dei tessuti, ha mosso nel tempo migliaia di migranti, anche Sardi, verso le pendici delle Alpi per portare la propria manodopera. Viceversa tanti laboriosi biellesi, a partire dai primi decenni dell’800, hanno realizzato impegnative opere in Sardegna trasferendo capacità imprenditoriali e competenze tecniche apprezzate e significative: tra questi, Amerigo Boggio Viola, originalissima figura dell’Alta Valle del Cervo.Continua a leggere →

Da Biella al Monte Athos: alla ricerca delle radici culturali e spirituali dell’Occidente

cartina del Monte Athos celebrativa del primo Millennio 963-1963

Il viaggio di Battista Saiu e Dino Gentile con meta il Monte Athos inizia giovedì 12 ottobre 2017, un’esplorazione alle radici culturali e spirituali dell’Occidente. Nel Monte Santo dell’ortodossia cristiana vivono comunità monastiche in antichi monasteri, eremiti e anacoreti negli angoli più remoti della terza penisola della Calcidica.
La dimensione estetica è anche via di ascesi. Non sfugge a Battista Saiu che i canti della spiritualità athonita talvolta si accostano ai canti “a cuncordu”, “a tonu sardu”, propri delle solenni liturgie celebrate nelle chiese della Sardegna – Isola e mondo bizantino che si incontrano anche nella presenza – anno 931 – delle trecento guardie imperiali sarde in servizio a Costantinopoli, presso la corte del “basileus” dell’Impero Romano d’Oriente, Costantino VIII Porfirogenito, nel tempo in cui la Sardegna faceva parte della settima provincia bizantina dell’Esarcato d’Africa.
Partiamo come due ricercatori – commenta Battista Saiu – verso una terra ricca di antichi tesori e di uomini straordinari che vivono in pienezza il proprio tempo e che ci offriranno opportunità di scoprire e imparare cose nuove“.

Asita Biasutti

Nell’immagine: cartina del Monte Athos celebrativa del primo Millennio, 963-1963

Su Nuraghe libri presenta “Del dirsi addio”, opera di Marcello Fois

Roberto Perinu

Sabato 14 ottobre 2017, a Biella, alle ore 21:00, nelle sale del Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” – Biella, via Galilei 11, Giovanni Carta e Roberto Perinu presentano Del dirsi addio di Marcello Fois. Ingresso libero.

L’iniziativa rientra nel ciclo Su Nuraghe Libri, in cui sono stati presentati autori sardi contemporanei, e non, considerati espressione di una qualità che segnala la Sardegna come terra di eccellenza per la lingua e la letteratura.
A cura di Giovanni Carta la presentazione dell’opera di Fois in generale; di Roberto Perinu quella del testo sopra annunciato.Continua a leggere →

Ottobre, una parola sarda al mese: “L come LAUNEḐḐAS”

Radici e semantica delle parole sarde, rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella

incipit L, in Giampaolo Mele, Die ac NocteLAUNEḌḌAS. Questo strumento musicale della preistoria sarda, unico del suo genere nella tipologia universale degli strumenti arundìnei (assieme a quelli scozzesi e britannici scolpiti nelle pareti di qualche chiesa celtica, o nell’abbazia di Westminster, o dipinti in rari manoscritti medievali), viene ancora usato in Sardegna, anzi sta conoscendo un momento di grande fortuna. È fatto di canna, composto da tre corpi chiamati mancosa, mancoseḍḍa, tumbu o bàsciu. La canna più lunga e più grossa, su tumbu, funge da bordone e fornisce un’unica nota continua. Il tubo di media grandezza è la canna melodica, fissata a su tumbu e suonata con la mano sinistra (le due canne unite si chiamano croba). La seconda canna melodica (mancosèḍḍa o destrìna) è tenuta libera e suonata con la destra. Qualche raro auleta gestisce la destrìna con la mano sinistra, scambiando in tal modo la posizione delle canne melodiche. Entro le tre canne affiancate la bocca soffia l’aria con un sistema di “respirazione circolare”, che non s’interrompe grazie all’intervento sapiente della glottide e della lingua. Il circuito costante dell’aria è noto anche agli aborigeni australiani e ad altri popoli “primitivi”.Continua a leggere →