Si rinnova il dono di palme sarde a vescovo e sacerdoti biellesi

Biella, consegna delle palme intrecciate

Venerdì 7 aprile, alle ore 8:30 del mattino, una delegazione del Circolo Culturale Sardo di Biella si recherà in episcopio per donare palme da portare in processione la prossima domenica, quella che precede e annuncia la Pasqua.
Artisticamente lavorati, i rami verdi provenienti da Alghero verranno consegnati a vescovo, presbiteri e persone consacrate.
L’usanza delle palme processionali è un’eredità arcaica, ereditata e trasferita nella nuova Fede: rimanda all’entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme, acclamato “Re dei Giudei” la vigilia della Pasqua ebraica, attraversando millenni e continenti. Con la Domenica delle Palme ogni anno inizia la settimana di passione che culmina con la Pasqua di resurrezione, la più importante festa cristiana.
Diffusa in tutti i continenti in diverse varietà, la palma da dattero (Phoenix dactylifera L.), originaria del Nord Africa, è stata una delle prime piante domesticate e curate dall’uomo per avere cibo; ancora oggi, caratterizza la vegetazione delle coste mediterranee e delle oasi. Fuori dal suo areale, curiosamente è presente, quasi una costante, nei vecchi giardini di molte case biellesi.
La palma, e così il ramoscello e il ramo verde di diverse specie sempreverdi, a seconda della latitudine e della disponibilità, sono universalmente considerati come simboli di vittoria, di ascensione, di rigenerazione e di immortalità.

Simmaco Cabiddu

A Biella «andare dai Sardi»: storia isolana e vicenda subalpina

Biella, Sardi emigrati al bar Mighela

Mese di Aprile. Su Calendariu 2017 è il messaggio, tangibile e visivo, attraverso il quale la Comunità dei Sardi di Biella vuole fornire il proprio contributo alla memoria quale elemento fondamentale per la consapevolezza nell’affrontare il presente e costruire il domani.

A Biella «andare dai Sardi». La storia dei Sardi di Biella è storia isolana e, parallelamente, vicenda subalpina. Nel 1901, Salvatore Mighela di Villagrande Strisaili (NU) aprì in centro città un negozio ad insegna “Vini di Sardegna”. Ottimi prodotti isolani e spiccate capacità imprenditoriali ed umane catturarono da subito la fiducia dell’allora clientela biellese, sempre assidua per l’aperitivo o per il caffè pomeridiano. Nel 1904 egli garantì a Biella la possibilità di assaporare il “caffè espresso”, installando una delle prime macchine per il caffè espresso prodotte in Italia. Sempre al passo coi tempi, Mighela introdusse poi nel suo locale un arredamento rinnovato, decorazioni del pittore Rossetti e illuminazione a “sistema moderno, che danno una luce sfarzosa e abbondantissima”, non risparmiandosi nei sacrifici e negli sforzi. Seguito poi dai nipoti, il bar fondato da Salvatore Mighela rimase aperto fino alla chiusura del 1968, racchiudendo nella sua vicenda la storia della città ospitante, in quanto luogo di intreccio di rapporti umani, di appuntamenti d’affari e riunioni, di decisioni in campo politico, sportivo, sociale, culturale.Continua a leggere →

A tavola tra torte e pizza, carta e colori, pecorino e pane carasau

torte e piccoli artisti col loro nuraghe

Ieri sera, l’annunciato appuntamento “pizza al Circolo” ha fatto registrare il tutto esaurito. Da sempre, i momenti conviviali di Su Nuraghe sono occasione per trascorrere momenti sereni in amicizia: adulti e bambini seduti a tavola, accolti in ambiente familiare, fraternamente serviti dallo staff di soci che prestano il loro servizio volontario. Al centro Pasqualino Senes, pizzaiolo professionista, per anni gestore a Ponderano del “Pulcinella”, l’attuale pizzeria “Mangiafuoco”. Figura importante che, anche il giorno del compleanno, ha voluto prestare il suo servizio; tra i commensali, familiari ed amici a festeggiare anche Maria impegnata con lui in cucina a smistare le ordinazioni tra piatti di pizza, salsiccia di Marrubiu, pecorino di Pozzomaggiore e l’immancabile pane carasau di Irgoli.
La nuova occasione di festa è stata arricchita da torte caserecce preparate e offerte dalla generosa abilità di Antonietta, salutate con gioia anche dai bambini che, nell’attesa di gustare i gustosi piatti, armati di carta e colori, hanno riprodotto nuraghe, Quattro Mori e stemma di Biella raffigurati in sala. Anche a loro, tra gli applausi, il presidente Battista Saiu ha rivolto parole di ringraziamento salutando tra i graditi ospiti la rappresentanza della Pro Loco di Ponderano col loro presidente, Alberto Marasco.Continua a leggere →

D come DÉU, una parola sarda al mese: Dio

l'incipit D, in Giampaolo Mele, Die ac NocteSignificato di parole sarde secondo antichi dizionari – laboratorio linguistico, storia e cultura sarda a Biella

Tra tanti epiteti riservati all’Altissimo, la Sardegna conserva – intatto come 40.000 anni fa – il nome Déu, Deus. Il quale è veramente universale, o almeno “mediterraneo-euro-asiatico”, ed è ridicolo pensare che qualche popolo lo abbia imposto ad altri con la forza imperiale. Questa parola magica vola alta, liberamente, a dispetto dello stuolo di linguisti che vorrebbero imporre alla Sardegna l’irritante balzello della “eterna colonizzazione”, quindi della “derivazione del pensiero sardo da altri centri più evoluti”. Salvo poi capirsi sul concetto di “centri più evoluti”, visto che quando nacquero i concetti di “Dio”, Atene e Roma, gl’inossidabili idoli dei nostri linguisti, stavano ancora in mente Dei, nella mente di Déus, di Zéus. Quando infine i Sardi costruirono la magnifica serie di nuraghes, si dovette attendere ancora altri 1.000 anni perché Roma nascesse. E Roma utilizzò i nuraghes come magazzini, senza alcun ritegno al pensiero ch’essi erano stati eretti proprio in onore del Dio Unico, il Creatore dell’Universo.
Atene vanta un’antichità maggiore rispetto a Roma. Il loro Ζεῦς (che ha modificato in Z- l’iniziale del nostro Deus) apparve in Grecia come padre degli déi e degli uomini. Ma il suo apparire a capo di un pantheon arretra dall’800 di Roma al 1.200 prima dell’Era volgare (Iliade), allorché il nome di Déus stava circolando nel Mediterraneo da decine di millenni.Continua a leggere →