Dal 2000 ad oggi, centinaia di migliaia di giovani hanno lasciato l’Italia – Oltre 200 mila, nel 2012, alla ricerca di un lavoro e di una condizione di vita più dignitosa. Immagini del presidio di Cagliari nella sezione Fotografias

Cagliari – I “Figli della crisi” a Capodanno non andranno in discoteca o in ristorante. Loro, i ragazzi del Sulcis che da alcuni giorni hanno piantato le tende sotto i portici del Palazzo della Regione resteranno in via Roma. Per ribadire che dalla loro terra, ora che stanno per finire gli studi, non vogliono andare via. E che per la loro provincia è importante mantenere aperte le industrie. Ma anche per pensare a come valorizzare una volta per tutte tesori ambientali e turistici che per il momento conoscono soltanto in pochi. Intanto protestano. Anche perchè il futuro è già il presente. Chiara Froldi, 18 anni, tra cinque-sei mesi sosterrà l’esame di maturità in Ragioneria, a Iglesias e sa già bene che cosa c’è dietro l’angolo per quelli della sua generazione che vivono nel Sulcis: «L’Università? – si chiede e spiega – ci vogliono i soldi per le tasse e per spostarsi. Il lavoro? Se si trova qualcosa è roba da molte ore e pochissimo compenso». E allora: Londra, Milano? «No, Sulcis – dice sicura –. Stiamo combattendo e combatteremo per non andare via dalla Sardegna». Non sono mai rimasti soli i ragazzi che arrivano dal cinquantesimo chilometro della Statale 130: a loro si sono uniti anche dei ragazzi di Cagliari del liceo “Euclide”. E poi tante persone si avvicinano e offrono benzina (venti litri) per i generatori, panettoni e anche pranzi e cene. È arrivato anche un agnello cucinato da un pastore. E pasti caldi. L’ultimo, quello di ieri, l’ha offerto “zia Maria” di Uta. Una donna che ha ricevuto solidarietà quando le volevano portare via la casa dopo lo sfratto. E che ora restituisce la generosità ricevuta, anche ai giornalisti che si avvicinano a trovare i ragazzi: versa bicchierini di mirto, fatto da lei. Un’azione eroica, questa dei “Figli della crisi”. Che costa anche lacrime. Come quelle versate la notte di Natale: «È stato il momento più difficile – raccontano Federico Orrù e Chiara, le “guide” del campeggio anti-crisi -.Continua a leggere →


Iglesias, 5-6-7 gennaio 2013 – Nell’agosto del 1956 nella miniera di Bois de Cazier a Marcinelle, in Belgio, si verificò un tremendo incidente sul lavoro in cui trovarono la morte 262 minatori di tantissime nazionalità. Fra questi c’erano 139 italiani, di cui 60 abruzzesi. Erano emigranti, partiti alla volta del Belgio all’indomani della ratifica dell'”Accordo Uomo-Carbone” che portava la firma di Alcide De Gasperi, capo del Governo di Unità Nazionale.
