Il “Custode” un esempio d’amore per la sua terra

Sabato 12 novembre, a Biella, alle ore 21, nelle sale del “Punto Cagliari”, in via Galileo Galilei, 11, Su Nuraghe Film “il Custode”, di Basilio Nieddu e Giuseppe Boeddu, messo a disposizione dall’ISRE, Istituto Superiore Regione Etnografico della Sardegna.

Locandina film

Agostino è un pastore: si alza alle cinque del mattino, beve il caffè e poi cura duecento pecore. Ha una motocarrozzella rossa con cui percorre le strade che circondano le spiagge di Cartoe e Osala, nel territorio di Dorgali. Ogni giorno, da quando inizia la primavera e fino all’autunno, Agostino si crea un suo personale itinerario: l’ovile e le pecore, il ristorante e gli amici proprietari, le grotte di Ispinigoli e le guide turistiche, la spiaggia di Cartoe e gli amici del bar mobile. E infine su Anzu, una piscina naturale di acqua tiepida, conosciuta già in epoca romana, che negli anni sessanta era stata riscoperta dagli abitanti di Dorgali e con una colletta era stata costruita una casetta con gli spogliatoi annessi; ma, col tempo, la struttura era stata abbandonata finché Agostino non decide di far rivivere le terme occupandosi ogni giorno della pulizia degli spogliatoi. La sua azione è molto apprezzata agli abitanti locali e non solo: in molti tra anziani e bambini si recano alla piscina di Su Anzu, chi per godersi un bagno nell’acqua tiepida, chi per esercizi riabilitativi. E Agostino è lì, accoglie tutti con un sorriso e invita la gente ad approfittare della struttura in buono stato. Ormai ne è il custode, orgoglioso di avere valorizzato con il suo impegno la sua terra. Un grande esempio di amore per il proprio territorio da contrapporre all’indifferenza di quelli che avevano in precedenza abbandonato alla rovina le piscina naturale di Su Anzu.Continua a leggere →

Luca Vanoli, tra Piemonte, Sardegna e Lombardia

Riprendono le lezioni di cinema a Su Nuraghe di Biella – presentazione di documentari provenienti dagli archivi sardi dell’I.S.R.E. – per conoscere la Sardegna attraverso il film d’autore – in cattedra giovani sardi di seconda e di terza generazione – ingresso libero

Luca Vanoli
Luca Vanoli

Luca Vanoli nasce nel 1989 a Biella da madre sarda e padre lombardo. Nella sua famiglia confluiscono le tradizioni di ben tre località Italiane: la famiglia di sua madre, i Petretto, proviene dalla Sardegna. Suo nonno, Giuseppe Petretto, maresciallo dei carabinieri originario di Cagliari, si sposa con Maria Sogos di Bonorva. Nel corso degli anni si trasferiscono dalla Sardegna nelle Marche e, in seguito, a Biella, mettendo al mondo sei figli tra cui Marina, la madre di Luca.
La famiglia paterna ha una storia più complessa: il nonno è originario del Bergamasco ma in gioventù, gira per Lombardia e Piemonte come fornitore di sarti insieme a suo padre. È così che incontra una ragazza proveniente da un paesino del Triverese: attraverso lettere e visite sporadiche, i due si innamorano e si sposano. Lui si trasferisce a Biella, traslocando il suo magazzino al Villaggio Lamarmora. Hanno due figli, tra cui Ottavio il padre di Luca.
Luca cresce a Pavignano dove frequenta le scuole elementari. Da bambino, poiché la mamma è socia del circolo Su Nuraghe, partecipa con interesse al corso di disegno e ceramica organizzato dal circolo con la prof.ssa Aqnna Taberlet Puddu e, ogni anno, concorre all’assegnazione delle tradizionali borse di studio della Befana con cui il Circolo inaugura da sempre le attività del nuovo anno sociale.
Dopo le scuole medie, frequenta il Liceo Scientifico a Biella. Attualmente frequenta l’università a Torino. Ha appena terminato gli studi presso il Politecnico di Torino, laureandosi poche settimane fa con 110 e Lode.
Nel tempo libero concessogli dallo studio, si dedica alle attività di intrattenimento dei bambini organizzate dall’Oratorio di Pavignano. Da otto anni ormai fa l’animatore al centro estivo dedicandosi alle attività organizzative e formative dei bambini del suo quartiere.

IV Novembre 2011, fiori ai Caduti sardi e ai Caduti biellesi

fiori ai caduto
Biella, IV Novembre 2011, Fiori ai Caduti sardi e ai Caduti biellesi.

Biella, IV Novembre – Stamane, 93° Anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, nell’area monumentale di Nuraghe Chervu, alle porte della città, sono state issate le bandiere in ricordo dei Caduti sardi e dei Caduti biellesi. Sul pennone centrale è stato innalzato il Tricolore affiancato dai vessilli di Piemonte e di Sardegna.
Davanti alla pietra dedicatoria che ricorda i 13.602 figli di Sardegna e i 523 giovani biellesi caduti per l’Unità d’Italia, la Comunità dei Sardi di Biella che fa capo a Su Nuraghe e il Nucleo “Cap. Emilio Lussu” di Biella dell’Associazione Nazionale Brigata “Sassari”, hanno deposto fiori.
Semplici gesti informali, segni di pietà familiare verso giovani comandati e caduti combattendo il nemico di ieri, strappati ai loro affetti e alle loro famiglie e mai più tornati alle loro case. Una Guerra tremenda, costata seicentoottantamila morti e oltre un milione tra mutilati, invalidi e feriti.
Nel 150° dell’Unità d’Italia viene ricordato un aspetto particolare di un altro anniversario della Grande Guerra – definita la IV Guerra risorgimentale – la 90° commemorazione della tumulazione del corpo del Milite Ignoto all’Altare della Patria, a Roma, sotto la statua equestre di Vittorio Emanuele II.
A Maria Bergamas, una madre triestina di Aquileia, era stato affidato il mesto compito di indicare il corpo da portare a Roma. Bisognava scegliere tra undici salme anonime provenienti dai luoghi in cui la guerra è stata particolarmente aspra. Così, in una nuda cassa di rovere, senza fregi ed insegne, furono raccolte le spoglie mortali anonime di un Italiano “Ignoto” che tutti ci riunisce e in cui tutti ci riconosciamo.Continua a leggere →

Sardi di Biella, parte attiva nella comunità di accoglienza

Immagini della mostra “I colori dell’arte” nella sezione Fotografias

Renata Tuveri e Antonello Siddi
Renata Tuveri e Antonello Siddi, dolci sardi per rinfresco.

Sabato 29 ottobre – a Biella, nelle sale del “Punto Cagliari“, è stata inaugurata, la mostra “I colori dell’arte” di Renata Tuveri. Una serata caratterizzata dalla forte presenza femminile percentualmente dominante. Un omaggio alla donna, alla ragazza di ieri partita sola dalla sua Isola come tante conterranee alla ricerca di lavoro e di riscatto di genere.
Varcata la soglia della sala espositiva ci si trova subito immersi in un mare di circa trecento opere esposte alle pareti e su tavoli mirabilmente adornati. Una sala trapuntata di molteplici punti colore, ciascuno un’opera d’arte a sé, pienamente compiuta, ben armonizzati con gli oggetti adiacenti. Dai dettagli si scorge la cura puntigliosa di un allestimento in cui nulla è stato lasciato al caso. Anche il tavolo su cui viene servito il rinfresco riflette l’armonia dei lavori esposti nella multiforme varietà e nel cromatismo dei dolci della tradizione di Sardegna, esaltata dalle attente decorazioni floreali che li adornano.
Ad inaugurare la serata, Carmen Raimondo, il segretario interprovinciale di Biella, Vercelli ed Ivrea dell’ARCI Nuova Associazione a cui Su Nuraghe è affiliato, accompagnata, per l’occasione, da una piccola delegazione tutta femminile. “Fiore all’occhiello dell’associazionismo – ha affermato Raimondo nelle parole di saluto – Su Nuraghe di Biella conferma nella concretezza del suo agire l’insostituibile valore sociale dei circoli“.Continua a leggere →

Pane e dolci, corroncias e papassinos per la Notte dei Morti

Il permanere della forma del triangolo e del rombo, simboli arcaici di morte e rigenerazione – dolci con semi di finocchio selvatico preparati per imbandire la notturna “tavola dei morti”

Antonietta Ballone
Antonietta Ballone e nipotine ritratte con sas corroncias, il pane dei Morti.

Con l’approssimarsi del mese di novembre, il tabù della morte viene accantonato e “l’al di là” riappare all’orizzonte del presente. In questi giorni, si intensificano le visite ai cimiteri, si ripuliscono e decorano le tombe dei propri cari defunti. Un richiamo antico porta il disincantato uomo del presente a riavvicinarsi all’universo dei più, invitato a riflettere sulla fragilità della vita e sulla vacuità di tanto correre in mondo eccessivamente accelerato.
Per l’occasione, nel vasto continente europeo – dalle isole britanniche a quelle mediterranee – multiforme appare la produzione di cibi, quali le molteplici varietà delle cosiddette “ossa dei morti o dei santi“, nomi che riuniscono tipologie diverse di pane prodotto in occasione della “Festa dei Morti”, reso festivo attraverso l’edulcorazione con uvetta, sapa, mosto e vin cotto, miele, frutta secca o il più moderno e diffuso zucchero bianco di barbabietola.
Nelle case dei Sardi di “su disterru“, sradicati, costretti lontano dalla terra che accoglie e custodisce gli affetti più cari, permangono forme rituali che attenuano l’infranto dell’abbandono e della partenza. Pertanto, in questo periodo, è possibile osservare il perdurare della produzione di talune specialità alimentari, quali “sas corroncias” e “is papassinos“, il pane e i dolci dei morti, caratteristici dell’Isola. Il primo ottenuto da un disco di pasta acciambellata e “piccada”, sulla quale viene inciso il segno di una “V”; anche is papassinos, con la loro forma a losanga, risultano formati di due “V” accoppiate, con i vertici opposti, ovvero, come due triangoli isosceli con lato minore in comune. Il triangolo (e, ancor più, il suo doppio), è simbolo della divinità femminile, nutrice e sterminatrice, propria della religione degli abitatori dell’Europa che precedettero le grandi invasioni indoeuropee, stimate in due ondate successive, tra il 4.000 e il 3.000 a.C.Continua a leggere →