Calendariu 2002 – Dall’albero al cestino, un mondo da salvare

Natura e tradizione intimamente intrecciate come gli steli uniti a formare cestini e canestri prodotti da abili e sapienti mani. Su Calendariu 2002 – giunto alla settima edizione – è dedicato all’artigianato povero e antico, che ha saputo riunire utilità e bellezza fino a trasformarsi in vera e propria arte. Sebbene non esistano fonti documentarie scritte che tramandino l’arte dell’intreccio, già in epoca preistorica si hanno attestazioni dell’utilizzo di materiali vegetali flessibili per soddisfare il bisogno di recipienti che contenessero semi ed alimenti. In Sardegna, in molti siti nuragici, sono stati rinvenuti calchi e terrecotte che riproducono cesti, corbule e panieri. Le tracce del fuoco di cottura presenti negli oggetti rimandano alla tecnica di realizzazione di questi contenitori ceramici: erano realizzati “sacrificando” un manufatto vegetale che, spalmato di uno strato d’argilla e fatto essiccare, veniva posto sul fuoco di cottura per ottenerne una copia capace di resistere al tempo e, per giunta, impermeabile, quindi adatta a contenere eventuali liquidi. Con questa tecnica, probabilmente, si ottennero le prime “pentole”.
Diversi sono i sistemi che permettono di ottenere contenitori dalle umili fibre vegetali, unendo intimamente i vari steli: a punto fisso (a puntu), a punto; a torsione (a turcinadura) e ad incrocio in diagonale, caratteristica della produzione delle nasse per la pesca.
I materiali utilizzati, tutti di origine vegetale, sono la palma da dattero e la palma nana, il fieno marino e il culmo del grano, il giunco e la rafia, i giovani virgulti di olivastro, salice, lentischio e qualunque altro vegetale flessibile. Particolare l’uso degli steli dell’asfodelo (s’iscareu), raccolto quando le infiorescenze sono ancora in boccio, sapientemente ridotto in sottili sezioni per ottenere variazioni cromatiche. Importante l’impiego di strisce flessibili di canna per contenitori particolarmente resistenti e di canna di fiume o fieno palustre per realizzare i fassoni, lunghi anche quattro metri: si tratta di imbarcazioni costruite con tecniche arcaiche, utilizzate anche dagli Egizi e diffuse in tutto il Mediterraneo.
Tra i disegni quelli geometrici, antropomorfi e zoomorfi sono più antichi, mentre ghirlande, rose e fiori riflettono influenze e gusti più recenti. Singolari le coincidenze dei disegni dei cestini con i motivi decorativi (stelle, sole, bordi e spirali), dipinti su prodotti ceramici del neolitico recente, che rimandano alla cultura di Ozieri (3.500-2.700 a.C.). I disegni antropomorfi di su ballu tundu ricordano invece i ritrovamenti del 1952 presso il Monte di Accoddi (Sassari), vera e propria ziqurat, piramide a gradoni, tipica dei popoli mesopotamici.
Nel Mediterraneo – crocevia e crogiolo della civiltà occidentale – si sono incontrate da sempre le popolazioni dei tre continenti che vi si affacciano e la Sardegna ne conserva, fedele custode, le tracce più antiche e più preziose.

Battista Saiu


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