Il caso di Andrea, recuperare antiche manualità e saperi

Intervista a Raffaella Ponzio, responsabile nazionale dei Presìdi Slow Food, presentatrice a Biella-Città Studi, del film “Sentire l’aria”

Andrea
Andrea e i suoi animali negli scatti di Andrea Taglier.

D- Quali sono i punti di contatto della filosofia alla base del progetto Presidi Slow food e “Sentire l’aria”?
R- Quando cerchiamo di salvaguardare tecniche produttive antiche, prodotti dimenticati, razze in estinzione, inevitabilmente parliamo anche di uomini, donne, e culture; persone che vivono della terra e dell’allevamento dei loro animali e che mantengono un rapporto straordinario con il tempo, le stagioni, le forze della natura, che conoscono cosa vuol dire vivere in armonia con essi. la passione che prova andrea e la gioia di vivere all’aria aperta in mezzo agli animali, è un elemento fondamentale per vivere l’agricoltura non come una condanna o una scelta di rimessa laddove non ci sono state altre prospettive: è il presupposto per fare qualcosa di buono e di importante, per fare un’agricoltura buona giusta e pulita.

D- Qual è il senso di un progetto come “Sentire l’aria” nel panorama mediatico attuale?
R- Serve ed è importante per cambiare le prospettive e i punti di vista scontati, per far pensare la gente, per farle capire cosa vuol dire vivere la terra.

D- Può l’esempio della scelta di vita del giovane Andrea, tra il sentimentale e il tradizionale, essere valido come proposta economica?
R- Questo è lo scopo del lavoro della nostra associazione: lavorare affinché queste scelte siano nuovamente praticabili , i nostri progetti – dai Presìdi Slow Food alle comunità del cibo – raccontano, valorizzano esperienze come questa; riteniamo che sia imprescindibile ritornare a guardare a questi ambienti come capaci di creare economie sostenibili (sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista delle possibilità di reddito, sempre che le ambizioni di chi agisce in questi contesti siano equilibrate), in grado di dare la giusta dimensione a chi vuole recuperare antiche manualità e saperi, applicandoli a produzioni di grande qualità ma di piccola dimensione .

D- Che bisogno c’è oggi di un linguaggio “poetico” come quello di “Sentire l’aria”?
R- Sì, assolutamente, si producono molti materiali , documentari, servizi tv, dedicati all’agricoltura, alle produzioni agroalimentari in genere, ma di solito si limitano a raccontare un prodotto, qualità, la produzione dal punto di vista tecnico, quando non si scade nel folkloristico, nelle trasmissioni tv dove fanciulle saltellano intorno a cuochi che spadellano, in alcuni casi c’è uno sforzo lodevole di ricondurre un cibo a un territorio, per raccontare anche una cultura e un’origine; pochissimi invece si soffermano su un’esperienza interiore, sulle emozioni che si provano a contatto con la natura, con la cura degli animali, lontano dai ritmi della vita quotidiana di tutti; questo punto di vista può stimolare una riflessione più profonda.

D- Come possono essere diffusi prodotti editoriali speciali come “Sentire l’aria”?
R- Mi sembra molto interessante per i canali scolastici, anche se parte da un vissuto scolastico complesso, delle necessità di fare in modo che i giovani si avvicinino all’agricoltura abbiamo già detto e strumenti come questi sono utili, Slow Food ha un suo festival del cinema “Slow food on film” di cortometraggi dove documenti come questo hanno un loro spazio…

Per informazioni: 335.6464189 (Manuele Cecconello): 347.5147793 (Andrea Taglier)

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