Mostra: composito cammeo di Unità, di Biella e di Sardegna

Le generazioni passano e si susseguono, i luoghi e le mete di arrivo mutano, ma le storie di famiglia e gli elementi identitari permangono nelle esistenze individuali e collettive

Francesco Alberti La Marmora
Il marchese Francesco Alberti La Marmora ritratto tra i reperti sardi in mostra a Biella provenienti daglia Archivi di Famiglia e dal Museo di Scienze Naturali di Torino.

L’inaugurazione della mostra Quattro biellesi nel Risorgimento: i fratelli La Marmora, lo scorso Sabato 22 Ottobre 2011 a Biella, è stata un’occasione nella quale, attraverso una serie di interventi e di gesti da parte degli attori che hanno promosso il relativo allestimento, è stata offerta al pubblico una ricca serie di spunti di riflessione dagli esiti e dai corollari non affatto scontati.
Come evidenziato nel precedente articolo a riguardo, le Autorità presenti hanno focalizzato la loro attenzione sull’importanza e sul significato dell’evento espositivo per la città ospitante, nella riscoperta della sua memoria attraverso la storia di una famiglia locale così importante. Una casata che, attraverso i suoi figli e, nella specie, i quattro protagonisti del Risorgimento, è stata straordinaria interprete dell’avventura unificatrice dell’Italia, non solo sul piano squisitamente politico e ricoprendo ruoli di responsabilità e di primo piano nelle Istituzioni, ma, anche, lungo il profilo della cultura. Persone, i fratelli La Marmora, capaci di guardare oltre il proprio “cortile di casa” in quanto “uomini di mondo” che presero contatto con le realtà, gli ambienti, l’istruzione, i saperi e le idee “extraterritoriali” e d’Oltralpe. E, grazie a queste relazioni elitarie, a loro modo innovatori e pragmatici attori nei rispettivi campi di azione, da quello militare all’ambito governativo, per non parlare di quello intellettuale-scientifico attraverso Alberto, un esponente modello e precursore, non solo metaforicamente parlando, anche per gli italiani del presente, Biellesi e Sardi in primo luogo.
Egli, Conte Ferrero della Marmora, è stato definito come «l’esploratore innamorato» di una Sardegna fino al suo tempo pressoché ignota e dall’immagine stereotipata alla cultura europea. Attraverso la sua passione e l’innata curiosità, questo uomo biellese fece conoscere l’Isola al pubblico, attraverso un’opera pluridisciplinare, il Voyage en Sardaigne, in lingua francese. Egli, così facendo, sembra essersi connesso a quell’idea che viene riproposta oggi, ossia a quel «tanto più amo, tanto più conosco i luoghi del cuore», così come espresso nel corso della conferenza inaugurale, «non semplicemente per risiedere, ma per abitare» la patria, di nascita o di elezione che sia.
Uscendo dalla sua “culla” subalpina per andare “a vivere” la Sardegna, Alberto diventò il personaggio oggi a noi noto. Ma, scegliendo l’Isola non per questo “abdicò” alle sue origini ed alle sue caratteristiche identitarie “del fare” e dell’interessarsi “del mondo e della natura”: piuttosto mise in atto queste caratteristiche e si arricchì Egli stesso, facendone esperienza di vita diretta e entrando in una realtà “altra” rispetto a quella di nascita. In un certo modo si può dire che Egli fece «esperienza di identità», si permeò di “biellesità” e di “sardità”: non a caso libri, studi e cimeli parlano di un Alberto “Biellese” e “Sardo”, cittadino onorario di Cagliari e già oggetto di omaggi, dediche toponomastiche e monumenti sull’Isola quando era ancora in vita. In Lui, quindi, l’esempio di cui si parlava, il modello dell’identità come concetto di relazione e dalla insita natura composita e dinamica.
Ma Alberto, come accennato, è stato anche un anticipatore delle generazioni a Lui successive come quelle del presente ed, in modo esemplare, quelle che hanno dato luogo alla mostra di cui si parla. A riguardo, non è apparso sommessamente un caso a chi scrive che Francesco Alberti La Marmora, discendente della storica famiglia ed oggi a capo del Centro Studi Generazione e Luoghi. Archivi Alberti La Marmora – soggetto capo-fila della rassegna in questione – abbia rammentato alcune idee nel corso della conferenza inaugurale. Specie quando nel suo intervento non ha mancato di precisare il perché l’Ente alla sua guida abbia il nome “Generazione e Luoghi“, confessandone un relativo colloquio con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso della visita a Biella dello scorso 6 Ottobre. Ciò menzionando il fatto che sì le generazioni passano e si susseguono, i luoghi e le mete di arrivo mutano, ma le storie di famiglia e gli elementi identitari permangono nelle esistenze individuali e collettive, quali beni da consapevolizzare, di cui conservare e tramandare una memoria-guida vitale che, in quanto tale, si evolve, “trasmigra” e si arricchisce. E questa ultima circostanza perché diversamente si avrebbe una mera e sterile nostalgia di un passato che si perde nel flusso del tempo.
Nella consapevolezza di tutto ciò ecco il dispiegarsi delle sinergie che hanno condotto alla rassegna-evento di oggi dedicata ai quattro fratelli La Marmora, corredata da un volume-catalogo di prossima pubblicazione. Allestimento ed edizione frutto di un lavoro di ricerca di équipe, pluridisciplinare e “multiterritoriale”, così come hanno poi sottolineato Silvia Cavicchioli, curatrice del complesso della proposta culturale, e Graziana Bolengo, direttrice di un altro protagonista dei relativi studi, l’Archivio di Stato di Biella. Un’opera di gruppo capace di coinvolgere, sulle orme a ritroso di Alberto La Marmora, anche giovani leve di oggi, alcune provenienti dalla Sardegna, come la dott.ssa Valeria Masala, ricercatrice dell’Università di Cagliari, e le stagiste Maria Antonietta Zuddas e Silvia Sette.
Su queste costanti delle Generazione e dei Luoghi, quindi, si è giunti alla “restituzione alla memoria”, alla “risurrezione dagli archivi” di cimeli, documenti e dati della storica famiglia Italiana ai singoli ed alla comunità, non solo cittadina od isolana, ma nazionale. Un allestimento ed un lavoro di “produzione” che sono venuti a costituire un composito cammeo, emblema, nelle idee, nelle persone e nei fatti, di Unità, di Biella e di Sardegna. Un percorso che, inoltre, non intende concludersi qui, ma che auspica ad un futuro evolversi anche grazie ai mezzi della tecnica moderna della comunicazione, come i siti on-line lamarmora.net e asbi.it.
Il tutto grazie anche a piccoli gesti quotidiani, in apparenza insignificanti, come il gagliardetto ed il cartello dedicatorio da parte del Circolo Su Nuraghe, lasciati delicatamente al loro posto in onore di Alberto, in bella mostra, nel transètto di San Sebastiano, insieme al nuovo allestimento espositivo per la cripta dei La Marmora.

Gianni Cilloco

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