Allievi della scuola “Big Picture Learning” di Biella in visita al Museo delle Migrazioni di Pettinengo

Allievi e docente della scuola Big Picture Learning accanto a La madre dell'ucciso di Francesco Ciusa

Nei giorni scorsi, accompagnati dalla prof. Isabella Borrione, allievi della classe quinta superiore della scuola “Big Picture Learning” hanno fatto visita al Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli di Pettinengo.
La nuova scuola privata che a Biella ha sede presso “SELLALAB” di via Corradino Sella è una delle centinaia di scuole Big Picture Learning che, in tutto il mondo, operano insieme e con le proprie comunità per ripensare e ridisegnare l’educazione attraverso programmi educativi innovativi rivolti a ragazzi, docenti e scuole per contribuire a formare ed educare il futuro della società.
Nell’ambito del percorso di studio quinquennale è stato inserito il passaggio formativo al Museo delle Migrazioni di Pettinengo, con l’obiettivo di potenziare uno studente alla volta, affinché ciascun allievo sia consapevole del proprio percorso didattico e professionale.
Accolti nella chiesa dei santi Grato d’Aosta ed Eusebio da Cagliari di canton Gurgo, studenti e insegnante hanno avuto il primo contatto con la migrazione dei popoli Romanì attraverso le immagini di Andrea Ciprelli, estensione museale dedicata a Gustavo Buratti Zanchi, strenuo difensore di minoranze etnico linguistiche che ha voluto che il suo corpo fosse avvolto nella bandiera dei Sinti.
La visita è proseguita nelle sale del Museo di via Fiume, 12, dove a migrare, a fianco di genti venete, sarde e piemontesi, ci sono pietre ed animali. In una sala è presente l’allestimento con esemplari di uccelli migratori della Collezione del dott. Giovanni Rovetti. Accanto ai pennuti dalle possenti ali che nidificano e svernano tra Africa ed Europa sono segnate le loro rotte migratorie e i luoghi di sosta tra Sardegna e le Alpi. Altri pannelli illustrano la diffusione nella penisola italiana, in Africa ed Europa di reperti litici lavorati provenienti dal Monte Arci (Oristano), risalenti al IV Millennio a.C.
In altra sala è rappresentata l’arte italiana del primo Novecento che nel Biellese approda attraverso un’opera di prima grandezza: al Museo delle Migrazioni di Pettinengo è esposta “La madre dell’ucciso” statua marmorea di Francesco Ciusa, la cui copia in gesso partecipò con grande successo alla Biennale di Venezia del 1907.

Simmaco Cabiddu

Nell’immagine: Allievi e docente della scuola “Big Picture Learning” accanto a “La madre dell’ucciso” di Francesco Ciusa

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