Preghiera in versi nella poesia di Nicola Loi per Su Nuraghe

Esporlatu, Nuraghe Erismanzanu

Su piattaforma Google Meet la poesia di Nicola Loi verrà presentata martedì 22 dicembre 2020 alle ore 21:00 in collegamento transoceanico tra Biella e La Plata (Argentina)

In un mix di tristezza e tenerezza, il poeta Nicola Loi di Ortueri (Nuoro), compone i versi di “Ave Maria” in forma di preghiera. Poesia che si risolve in supplica invocando la fine di questa che “Est abberu sa peus ora mala”, “è davvero la peggiore ora maligna”, perché “Est sena frenu custa maladia,/ Chi’est sanu est sena libertade”, vale a dire, “È senza freno questa malattia,/ Chi è sano è senza libertà”.
L’ode viene inserita nel novero di testi per il prossimo appuntamento del Laboratorio Linguistico “Eya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant”, per imparare a leggere e scrivere in lingua materna contemporanea. Esperienza non solo didattica che, attraversando mari ed oceano mette in contatto il vasto mondo dell’emigrazione sarda e, più in generale, di quella italiana che fa capo al Circolo sardo “Antonio Segni”, di La Plata e a “Su Nuraghe”, di Biella, accomunati come non mai anche dalla narrazione della pandemia mondiale, che sta producendo su entrambi i continenti gravi danni e ripercussioni non solo sul vivere civile ma anche sull’economia.
Poesia che diventa preghiera nella speranza di essere ascoltati ed esauditi perché Tu sei, “Mama chi as piantu a fizu tou,/ E connosches s’umana suferentzia”, “Mamma che hai pianto tuo figlio,/ e conosci l’umana sofferenza”.
Illustrata da una bella immagine di nuraghe, tratta dall’immenso archivio archeologico della Sardegna: museo a cielo aperto costellato da oltre 8.000 torri megalitiche che trapuntano la grande Isola bagnata dal mare “Tirreno”, quella del Circolo sardo di Biella vuole essere anche contributo al progetto “La Sardegna Verso l’UNESCO”, approvato all’unanimità dal Consiglio regionale sardo e da oltre 200 comuni sardi, al quale possa aggiungersi presto analoga delibera della città in cui i sardi risiedono anche fuori dall’Isola madre.

Simmaco Cabiddu


Ave Maria

A tie sa Segnora soberana,
Chi in sos chelos ses intercessora.
Frima deretu sa trista campana,
Chi a tocos s’intendet a dogn’ora.

Semus in era mala, cussu est beru,
Totue est minende sa salude.
Pone manu a-i custu disisperu,
Poninde in terra est sa gioventùde.

Est abberu sa peus ora mala,
Sos ispidales pienos che ou.
Chie no l’at in coddu l’at in pala,
Est a s’isetu de s’azudu tou.

Imbenujadu ti prego, Maria,
Cun megus est tota s’umanidade.
Est sena frenu custa maladia,
Chi’est sanu est sena libertade.

Mamas chi fizos ant in abbandonu,
Ligadas a unu letu de ispidale.
Custu est unu lampu sena tronu,
Est peus de marea custu male.

In pensamentos e in oriòlu,
Chie no pensat est mancante mannu.
De dogni edade leadu ant su bolu,
Sena remediu andat custu dannu.

Mama chi as piantu a fizu tou,
E connosches s’umana suferentzia.
Azuda nos cun su podere Sou,
Tue ca podes, manda s’assistentzia.

Cun su Segnore in totu resurtas,
Ca sezis de su mundu bonos meres
E so seguru finas ca m’iscurtas,
Ca sunt sos tuos sos mannos poderes.

Iscurta custa ‘oghe de dolore,
Chi est sa ‘oghe de sos suferentes.
Naralu tue a su Redentore,
Leni su male a sos innotzentes.

Nigolau Loi, su 8 de su mese de Nadale 2020

Ave Maria

A te la Signora sovrana,
Che nei cieli sei intercessora.
Ferma subito la triste campana,
Che a rintocchi di sente a ogni ora.

Siamo in era maligna, questo è vero,
Dappertutto si sta minando la salute.
Metti mano a questa disperazione,
Ponendo in terra (sotterrando) si sta la gioventù.

È davvero la peggiore ora maligna,
Gli ospedali pieni come uovo.
Chi non l’ha ad armacollo l’ha sulle spalle,
E’ in attesa dell’aiuto tuo.

Inginocchiato ti prego, Maria,
Con me è tutta l’umanità.
È senza freno questa malattia,
Chi è sano è senza libertà.

Mamme che figli hanno abbandonato,
Legate a un letto d’ospedale.
Questo è un lampo senza tuono,
E’ peggio della marea questo male.

In pensieri e in preoccupazioni,
Chi non pensa è gran pazzo.
Di ogni età hanno preso il volo,
Senza rimedio va questo danno.

Mamma che hai pianto il figlio tuo,
E conosci l’umana sofferenza.
Aiutaci con il potere Suo,
Tu che puoi, manda l’assistenza.

Con il signore tutto risolvi,
Perché siete del mondo buoni signori.
E sono sicuro anche che mi ascolti,
Perché sono i tuoi i grandi poteri.

Ascolta questa voce di dolore,
Che è la voce dei sofferenti.
Dillo tu al Redentore,
Lenisci il male ai sofferenti.

Nicola Loi, 8 dicembre 2020


Nell’immagine: Esporlatu (Sassari), Nuraghe “Erismanzanu”. Sardegna, museo a cielo aperto, i nuraghi candidati a diventare patrimonio UNESCO (foto di Marco Collu)

1 commento

  1. Grazie per la condivisione,
    nella semplicità delle parole del poeta ho potuto ritrovare la verità che la Tradizione ci consegna sul dogma dell’Immacolata concezione.

    La discussione teologica sulla ruolo di Maria, madre di Dio, nella storia della salvezza, risale ai primi secoli dopo Cristo e si concretizza per la prima volta ai concili di Efeso e Calcedonia: Maria é Teotokòs.
    Maria, madre del Redentore, emerge nel testo nella sua facoltà di intercedere presso il suo Figlio, per il bene dell’umanità. Ella è madre: ha portato nel suo grembo la Grazia e, dicendo sì al Padre, al progetto di predestinazione che Egli aveva per lei, sin dalla sua nascita, ha scelto di non peccare e di restare immacolata, così come era stata concepita.
    In questo giorno la ricordiamo così: madre dell’umanità intera, poiché in Cristo siamo figli nel Figlio e questo implica essere tutti fratelli.
    Lei la prima ad essere salvata dal Figlio che porta in grembo, che nel suo venire al mondo salva l’umanità. Lei che “[…]assunta alla gloria celeste in anima e corpo” [1], ci rassicura sul dopo la morte che verrà per ognuno di noi. Lei che può intercedere presso il suo Figlio, il nostro Signore, affinché ci salvi dalla sofferenza e possa alleviare la solitudine in cui versano le persone malate, in cui si trovano ad operare tutte coloro che lavorano con impegno incessante per far fronte ad ogni necessità, in questo particolare momento.
    Ringrazio l’autore che mi ha consentito di fermarmi un istante, per ritornare in una dimensione in cui è possibile scorgere sempre il disegno di Dio, con la consapevolezza che tutti siamo chiamati ad un progetto di predestinazione in Cristo, a cui possiamo, in piena libertà, rispondere: Sì.

    Buona Festa dell’Immacolata.

    [1] Dogma dell’Assunzione

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