Migrazioni: arte sarda a Biella

 statua marmorea di La Madre dell'ucciso di Francesco Ciusa

Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli di Pettinengo – Rete Museale Biellese – via Fiume, 12, visitabile tutte le domeniche dalle ore 14:30 alle ore 18:30 – Info e prenotazione: Idillio, 3343452685 – Ingresso gratuito nel rispetto delle norme Covid-19

Non c’è dubbio che spesso ciò che più affascina i visitatori al Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli di Pettinengo, sia la scultura che domina la seconda sala, ossia “La Madre dell’ucciso”, per la sua bellezza, per i suoi significati e per la sua storia.
L’aspetto cruciale della vicenda è che, sebbene l’artista nuorese Francesco Ciusa realizzò l’originale in gesso per esporla alla Biennale di Venezia nel 1907, la versione esposta al Museo delle Migrazioni è l’unica copia in marmo di cui si è tutt’oggi a conoscenza, ed è proprio in questa sede che la scultura venne esposta per la prima volta, nel 2017, a un pubblico più ampio dopo decenni passati nel giardino di villa “La Malpenga” di Vigliano Biellese.
A impressionare è proprio il fatto che, pur essendo costata 68.000 Lire all’industriale Vittorio Buratti, pagate a rate nel 1942, la statua sia stata come dimenticata all’esterno della villa per decenni, vittima delle intemperie e del tempo. Eppure, la statua conserva una sua bellezza unica e densa, non solo per la solennità e la durezza del volto della donna e per i minuziosi dettagli, come quelli delle mani e del vestiario, ma anche per la realtà sarda di inizio Novecento che permette di ripercorrere. Per farlo, e per scoprire come questa scultura sarda sia arrivata nel Biellese e poi al Museo delle Migrazioni, vi aspettiamo tutte le domeniche fino al 26 settembre, dalle 14.30 alle 18.30!

Marta Campana

Nell’immagine, la statua marmorea di “La Madre dell’ucciso” di Francesco Ciusa esposta al Museo di Pettinengo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.