Arte e migrazioni a Pettinengo: tesori che uniscono genti e territori diversi

Pettinengo, via Fiume, 12 – apertura domenica 13 maggio, ore 15-18 – visita nuovi allestimenti del Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli con al centro la “Madre dell’ucciso”, opera marmorea di Francesco Ciusa – ingresso libero

descrizioneLa Madre dell’ucciso di Francesco Ciusa (1883-1949) segna l’ingresso della Sardegna nella scultura moderna italiana mondiale, all’inizio del XX Secolo. Presentata alla Biennale di Venezia del 1907, l’opera, in gesso, raccolse un inaspettato consenso da parte della critica, in particolare il commento di Plinio Nomellini, il quale ritenne la statua una delle poche opere in grado di competere con quelle di Rodin. La Madre dell’ucciso, infatti, sì inserì perfettamente nello spirito artistico dei suoi tempi e, proprio per questo, fu frutto di una faticosa gestazione a Nuoro a partire dagli inizi del 1906. Pur rappresentando un momento di vita sarda dell’epoca (un’anziana nuorese nell’atto di compiere sa ria, la veglia funebre per il figlio ucciso in una faida) incardinandosi lungo i filoni realista e verista, l’opera, contestualmente, presenta uno stile “classico” e secessionista.
Nella specie, Ciusa fece tesoro dei modelli e degli insegnamenti appresi negli anni passati all’Accademia di Belle Arti di Firenze e li applicò ed interpretò distaccandosi dal conservatorismo dei modelli richiesto dalle istituzioni e dalle scuole artistiche tradizionali, così come proposto in modo rivoluzionario da diversi autori del tempo di ambito germanico. L’artista, con la sua “vecchina”, distaccandosi dalla preferenza per il nudo che imperava ad inizio ‘900 nella scultura italiana, riuscì a conciliare la solidità dei volumi ed il ritmo delle linee creati dalle pieghe del vestito. La precisione anatomica e l’inserimento dell’ombra sul volto attraverso il copricapo parrebbero aver tratto ispirazione da opere di epoca rinascimentale, di Donatello in particolare, secondo alcuni critici dell’arte quali Giuliana Altea. In tal modo, attraverso il linguaggio universale dell’arte, Francesco Ciusa riuscì a dare un messaggio forte e simbolico, portando la “Sardegna” al di fuori dell’Isola.
L’accoglienza del pubblico e dei critici di settore fu nell’immediato tangibile. Lo Stato Italiano acquistò da subito una fusione in bronzo per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, ancora oggi ivi conservata. Contemporaneamente, un’altra copia, probabilmente sempre in bronzo, venne ceduta ad una galleria privata londinese di un certo Duscen, così come evidenziano gli archivi dell’artista. Una copia in gesso – acquistata nella stessa epoca dalla Galleria d’Arte Moderna di Palermo, ove è tuttora esposta – è stata al centro delle esposizioni promosse dalla FASI (Federazioni Associazioni Sarde in Italia) a Venezia ed a Firenze tra il 2007 ed il 2008, in occasione della mostra Francesco Ciusa. Gli anni della Biennale 1907-1928.
In prossimità alla Biennale del 1907, fu commissionata anche una copia in marmo per Paolo Triscornia, industriale del marmo e collezionista di Carrara. Egli, espostala nel 1934 nel proprio stand in occasione della I Mostra Celebrativa del Marmo di Carrara, la cedette, unitamente ad altre opere, il 2 Aprile 1942 per Lire 68.000 al conte Vittorio Buratti, forse con la mediazione del pittore sassarese Giuseppe Biasi. Con la statua, il nobile industriale biellese adornò il giardino della Villa Malpenga, nel territorio di Vigliano Biellese, ove la stessa opera è rimasta custodita fino alla sua riscoperta, avvenuta lo scorso anno. Oggi, la Madre dell’ucciso in marmo è esposta presso una proprietà extraterritoriale della Regione Sardegna, dono della famiglia Mazzia Piciot, sede del Museo delle Migrazioni. Cammini e Storie di Popoli, in Pettinengo (BI).
Il gesso originale è stato acquistato nel 1939 dalla Galleria Comunale d’Arte di Cagliari. Due le fusioni postume in bronzo, una ubicata al Palazzo Civico di Cagliari dal 1983, realizzata in occasione del centenario dalla nascita dell’autore, l’altra a Nuoro, dal 1985 conservata presso la chiesetta di San Carlo, sulla tomba dell’artista, non lontano dal “Museo Ciusa – Tribu”.

Gianni Cilloco

Nell’immagine: Idillio Zapellone, custode del Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli di Pettinengo, ritratto accanto alla copia in gesso della “Madre dell’ucciso” di Francesco Ciusa, custodita a Palermo nel Museo di Arte Moderna.

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