Dzémber. Na paròla piemontèisa al mèis, “B” come “Bon Deiniàl!”

Omaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza,“omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi”

incipit B, in Missale Magnum Festivum Domini Georgii ChallandiPer il mese di dicembre, Sergio Maria Gilardino dona il contributo di “Na paròla piemontèisa al mèis”, attingendo alla vasta eredità culturale lasciataci da Tavo Burat, indirizzando il suo messaggio “ai carissimi amici del Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe”, a tutti gli amanti della lingua piemontese e a tutti gli strenui difensori delle lingue dei popoli rivolgiamo i più calorosi e fraterni auguri di Buone Feste, avvalendoci delle parole del poeta e rivitalizzatore linguistico Tavo Burat (sua anche la versione in lingua italiana):
La lus as anandia da Santa Lussìa, ël sol a Natal a eclata e Re con ij Re a s’ancoron-a për marié la tèra bela andurmìa dal mascheugn ëd l’invern, a Pasca chiel a la basa e a la dësvija, a svërliss dru con ël Maj e ’d garlande a l’anzoliva [Tavo] = La luce si diffonde da Santa Lucia, il sole trionfa fanciullo a Natale e Re con i Magi s’incorona per sposare la terra bella addormentata nel sortilegio dell’inverno, a Pasqua egli la bacia e la risveglia, svetta fecondo con il Maggio e di ghirlande l’adorna.Continua a leggere →

Preghiera in versi nella poesia di Nicola Loi per Su Nuraghe

Esporlatu, Nuraghe Erismanzanu

Su piattaforma Google Meet la poesia di Nicola Loi verrà presentata martedì 22 dicembre 2020 alle ore 21:00 in collegamento transoceanico tra Biella e La Plata (Argentina)

In un mix di tristezza e tenerezza, il poeta Nicola Loi di Ortueri (Nuoro), compone i versi di “Ave Maria” in forma di preghiera. Poesia che si risolve in supplica invocando la fine di questa che “Est abberu sa peus ora mala”, “è davvero la peggiore ora maligna”, perché “Est sena frenu custa maladia,/ Chi’est sanu est sena libertade”, vale a dire, “È senza freno questa malattia,/ Chi è sano è senza libertà”.
L’ode viene inserita nel novero di testi per il prossimo appuntamento del Laboratorio Linguistico “Eya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant”, per imparare a leggere e scrivere in lingua materna contemporanea. Esperienza non solo didattica che, attraversando mari ed oceano mette in contatto il vasto mondo dell’emigrazione sarda e, più in generale, di quella italiana che fa capo al Circolo sardo “Antonio Segni”, di La Plata e a “Su Nuraghe”, di Biella, accomunati come non mai anche dalla narrazione della pandemia mondiale, che sta producendo su entrambi i continenti gravi danni e ripercussioni non solo sul vivere civile ma anche sull’economia.Continua a leggere →

Fiori a Nuraghe Chervu, continuità di valori nei giovani Sardi di Biella

Biella, fiori a Nuraghe Chervu

Sono stati deposti ai piedi della pietra dedicata alla Brigata “Sassari” (eretta in ricordo dei Caduti sardi e dei Caduti biellesi durate la prima guerra mondiale) i fiori che i nipoti di Maria Cau hanno dedicato alla loro nonna recentemente scomparsa.
Vedova di Carmelo Maolu, quella di Maria è stata, assieme al marito e ai figlio Enrico prematuramente scomparso, una delle famiglie più attive in seno alla grande famiglia allargata di Su Nuraghe.
Dopo il rito funebre in forma civile, svoltosi a Biella presso la sede delle onoranze funebri Papale, mentre il feretro proseguiva verso il tempio crematorio di Mappano, parenti ed amici, dopo aver partecipato al mesto accompagnamento, si sono diretti verso l’area monumentale di Nuraghe Chervu per omaggiare, con i fiori dedicati alla decana del circolo, i ragazzi sardi e biellesi Caduti per costruire l’Italia nella quale noi oggi viviamo.Continua a leggere →

Dicembre, una parola sarda al mese: “L” come “Lacana”

incipit L, in Giampaolo Mele, Die ac NocteRadici e semantica delle parole sarde, rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella

LÀCANA in sardo (anche in sassarese e gallurese) indica il ‘confine del territorio comunale di un villaggio’, o il ‘confine di una proprietà prediale’. La base etimologica è il sumerico laḫ ‘to net, creare una rete, un recinto’ + ana ‘wooden object’, un oggetto di legno. Il composto laḫana indicò fin dalle origini un recinto creato con palizzate, oppure semplicemente con siepi di piante spinose e resistenti, tipo l’Acacia horrida o giù di lì.
Sa làcana fu uno dei primi indici della volontà umana di ritagliarsi una porzione di territorio a scopi precisi, che potevano essere non solo il recinto per la difesa del bestiame ma anche un limite divisorio tra due tribù, tra due ambiti territoriali. Quel ritaglio di terra riguardò anche l’embrione della proprietà privata.
Derivati  di làcana sono laccanare log., laccanái camp. ‘confinare’.

Salvatore Dedola,
glottologo-semitista

Nell’immagine: l’incipit “L”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009

Casa Sardegna a Biella, 300 anni di storia comune, Dicembre

Biella, manifestazione a Nuraghe Chervu

Nel 300° Anniversario dell’unione tra Piemonte e Sardegna, le immagini di Nuraghe Chervu, pubblicate in Su Calendariu 2020, edito dal Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” di Biella, ci accompagnano con cadenza mensile tra pagine di storia locale e nazionale

Come “sacerdotesse”, antiche madri benedicono con petali e grano – Oggi, il lancio di grano o di riso resta usanza radicata a conclusione delle cerimonie nuziali, retaggio di riti antichi trasferiti e accolti in epoche successive per tolleranza della Chiesa, onde porre in rilievo e “rileggere” solennità e simbolismi. Al frumento è sempre stata associata la figura femminile ed ai semi che germinano è associata la rinascita, la speranza di una nuova stagione di fertilità e di vita.  In Sardegna, in tale contesto, la donna riveste un ruolo quasi “sacerdotale”; la stessa panificazione è accompagnata da particolari gesti e da parole di benedizione popolare. È la madre che benedice il figlio con il grano il giorno del matrimonio e nei momenti cardine della vita; sono sempre e solo le donne a benedire il letto nuziale e a spargere chicchi di grano sul corpo esanime nel caso di morte prematura. Anche l’uso rituale dei fiori è costume universale fortemente radicato sull’Isola, con significato bene augurale e di rispetto.Continua a leggere →