H come Hospiton, una parola sarda al mese: Ospitòne

l'incipit H, in Giampaolo Mele, Die ac NocteOSPITÒNE antichissimo nome personale della Sardegna, appartenuto al re, o capo supremo, dei Barbaricini. È stato reso famoso da una lettera che papa Gregorio Magno gl’inviò nel maggio del 594, esortandolo a consentire al vescovo Felice, coadiuvato dal missionario Cyriaco, di convertire al cristianesimo il popolo dei montanari, che ancora adoravano ligna et lapides ossia totems e menhirs.
Ospitone è cattiva grafia. Gli studiosi sardi traducono così dall’intestazione della lettera (l’unico punto dove appare il nome) la quale recita «Gregorius Hospiton duci Barbaricinorum». Essi non tengono conto che Hospiton è un dativo, scritto così perché il Papa non considerava tale nome di origine latina ma di origine straniera. Fosse stato di origine e forma latina, il nominativo sarebbe stato Hospiton ma il dativo avrebbe dato Hospitoni, e Gregorio (famoso per la sua cultura) non avrebbe sbagliato il nome di un personaggio al quale rivolgeva una petizione di somma importanza. Quindi Hospiton era nome straniero, né più né meno come Joseph, intraducibile per i Latini. Sembra ovvio che a Gregorio non sia neppur lontanamente balenato di accostare il personale Hospiton al latino hospes, hospitis; e nemmeno noi riteniamo percorribile l’accostamento, poiché l’etimologia di hospes porterebbe all’akk. waššābu ‘risiedere, trattenersi in una casa’. Peraltro dobbiamo fare i conti con l’iniziale H-, che spesso sottende una velare.Continua a leggere →

Pettinengo, paese dei musei, campus musicale e concerti serali

Allievi e docenti a san Grato e sant'Eusebio di Pettinengo

Immagini della serata – Pettinengo, dal 16 al 22 luglio – VI edizione Campus Musicale Internazionale Estivo – tutte le sere concerti con maestri ed allievi – ingresso libero

La sera di mercoledì 19 luglio, a Pettinengo, nell’oratorio intitolato a san Grato e sant’Eusebio, in frazione Gurgo si è tenuto un concerto con sonate barocche, tratte da opere di Wolfgang Amadeus Mozart, Joseph Bodin de Boismortier, Girolamo Fantini e Franz Taus, eseguite con strumenti classici: fagotto barocco, corno barocco, corno di bassetto, clarinetti, flauto e la monodia del basso continuo, caratterizzante il Barocco musicale.
In scena allievi dai 14 anni di età e docenti professionisti di “Adagio ma non troppo”, titolo del Campus Musicale Internazionale Estivo di Pettinengo, iniziato domenica 16 luglio, ideato da don Fernando Gallu, Leonardo Dosso, Daniela Creglia e Andrea Trivero.
Agli strumenti, Leonardo Dosso – fagotto moderno, barocco e classico; Rocco Carbonara – clarinetto moderno e antico; Enea Leone – chitarra moderna e dell’Ottocento; Daniela Creglia – pianoforte e accompagnamento pianistico; Alfredo Pedretti – corno moderno e naturale, Maurizio Saletti – flauto traverso e traversiere.
A fine serata, allievi, docenti e pubblico si sono recati a visitare al Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli.Continua a leggere →

Siamo tutti migranti, ritorno a Biella dei Piemontesi nel mondo

balli e canti piemontesi davanti alla basilica antica di Oropa

Biella, 14-15-16 luglio, la seconda edizione del “Ritorno dei Piemontesi nel mondo” ha arricchito il fine settimana biellese. Da venerdì a domenica, il santuario di Oropa ha ospitato più giornate con lo sguardo rivolto alla migrazione dal Piemonte, raccontando storie vecchie e nuove di emigrazione. Nella sala convegni, prima delle relazioni, i saluti del rettore del santuario, don Michele Berchi, degli Amministratori delegati del santuario, don Gianni Panigoni e Paola Aglietta, e delle autorità della Regione Piemonte e del Comune di Biella.
Per la realizzazione della manifestazione con a capo il giornale “Il Biellese” che all’evento ha dedicato un importante inserto di 20 pagine, il contributo della Famija Turineisa, con la presidente Daniela Piazza a parlare della “Migrazione in Francia ieri e oggi”, Paola Taraglio, socia Famija Turineisa, giornalista pubblicista esperta in emigrazione a introdurre i lavori del convegno e le “Giacomette” nei loro abiti tradizionali.
Molti gli interventi con Michele Colombino, presidente della Federazione delle Associazioni dei Piemontesi nel Mondo, Maddalena Tirabassi e Alvise Del Pra’ del “Centro Altreitalie sulle migrazioni italiane” a parlare di “migrazioni piemontesi nel XXI secolo”, seguiti da Andrea Raimondi, studioso di multilinguismo e letteratura piemontese, che ha volto “lo sguardo sull’emigrazione piemontese: storia, cultura, lingua”. Giovanni Pischedda, Piemontese di origini sarde, Responsabile Sviluppo Competitività Internazionalizzazione Camera di Commercio di Torino, ha parlato di “Meet@Torino: il programma di mentoring che avvicina gli imprenditori in Piemonte e all’estero”. Infine, Camilla Ramella Bagneri, COO di Q10 International Trading, ha svolto il tema “Dal Piemonte alla Cina, ambasciatori dei prodotti italiani all’estero”.Continua a leggere →

Filet a Su Nuraghe, il filo della memoria diventa rete

donne del filet

Con l’arrivo dell’estate, le attività del Circolo Culturale Sardo di Biella vengono sospese per riprendere a settembre. In tanti hanno prenotato da tempo il passaggio in nave per garantirsi il rientro ai luoghi di origine. Archiviata la Festa sarda di giugno, molti sono già in viaggio e la complessa macchina organizzativa di Su Nuraghe rallenta. Per chi rimane, le attività traslocano in abitazioni private. Le “Donne del filet” che da otto anni, puntualmente, ogni mercoledì si incontrano a Su Nuraghe, trasferiscono la loro sede estiva presso arieggiati cortili della campagna biellese.
Un gruppo affiatato di donne, unite dalla tecnica del ricamo a filet, “filo della memoria” che diventa “rete”, passando dalla decana iniziatrice, “zia” Antonietta Sotgiu di Bosa (Oristano), alle allieve di oggi, sarde e continentali, nate in diverse parti d’Italia e del mondo. Il ricamo a meandro è il seme, la nota iniziale che ha fatto incontrare le abili artigiane depositarie di cultura popolare; ciascuna portatrice di saperi che vengono condivisi e tramandati. Ricamatrici esperte disposte a imparare e ad insegnare attraverso gesti e parole. Durante i mesi estivi, quando molti sono in vacanza, prepareranno nuovi lavori da mostrare alla riapertura del Circolo. Appuntamento a Su Nuraghe mercoledì 13 settembre, alle ore 15, in via Galileo Galilei, 11, a Biella. Info Grazia 3294236841.

Eulalia Galanu

Sardi e Biellesi tra Alpi ed Isola

Biella, Severino Mighela ritratto nel ristretto del Bar Mighela

Mese di Luglio. Su Calendariu 2017 è il messaggio, tangibile e visivo, attraverso il quale la Comunità dei Sardi di Biella vuole fornire il proprio contributo alla memoria quale elemento fondamentale per la consapevolezza nell’affrontare il presente e costruire il domani.

Secoli di storia hanno visto lo “scambio” reciproco di personaggi tra Sardegna e Biellese, vedendo i singoli protagonisti nei rispettivi luoghi d’arrivo. Scorrendo i secoli, partendo dal ‘700, ricordiamo tra questi Filippo Ferrero Fischi della Marmora e Vittorio Ludovico de Hallot des Hayes, viceré di Sardegna, e monsignor Giulio Cesare Viancini, già arcivescovo di Sassari, primo vescovo di Biella. Indimenticabili nell’800 risultano Alberto Ferrero della Marmora, gli esponenti della famiglia Sella e Vittorio Besso. Nel ‘900 risaltano le vite di migliaia di uomini e donne che emigrano per lavoro e per servire la patria tra terra e mare. Tra questi Martino Veduti, capitano della Compagnia dei Carabinieri di Biella negli anni Venti, dopo aver prestato servizio dal 1915 tra le fila del 151° Reggimento della Brigata Sassari, venendo decorato anche con la medaglia d’oro. Tra coloro che vissero ai piedi del Mucrone, frequentando ed incontrando conterranei presso il bar “Mighela” di Biella, spiccano il maresciallo turritano Giovanni Maria Foddanu, comandante le carceri del Piazzo, il prof. Satta di Ozieri ed il dott. Cabras, rispettivamente primario e medico presso l’Ospedale cittadino. Il Mighela fu frequentato tra gli altri, già dal 1938, epoca della prima esposizione a Biella, dal sassarese Giuseppe Biasi, artista italiano, figura fondamentale dell’illustrazione e della pittura sarda, importante autore europeo del XX Secolo che, ad Andorno Micca, nel maggio del 1945, a guerra oramai finita e libertà riconquistata, trovò tragicamente la morte.

Gianni Cilloco

Nell’immagine: Biella, Severino Mighela ritratto nel ristretto del “Bar Mighela”