Dalla Sardegna a Pettinengo per vedere la “Madre dell’ucciso”

la Madre dell'ucciso di Francesco Ciusa

Sabato 8 luglio, alle ore 21:00, a Pettinengo, oratorio di s. Grato e s. Eusebio, conversazione con Aldo Brigaglia. Ingresso libero.

A Pettinengo è esposta scultura in marmo di Francesco Ciusa di cui si erano perse le tracce. Custodita per 75 anni nella villa Malpenga, l’opera marmorea è esposta nel Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli, in via Fiume, 12. Inserito nella Rete Museale Biellese, il Museo delle Migrazioni è aperto tutte le domeniche, ore 14:00-19:00. Ingresso libero.
Ad Ammirare la ritrovata statua raffigurante la “Madre dell’ucciso”, presentata in gesso nel 1907 alla Biennale di Venezia, arriveranno dalla Sardegna anche diversi parenti e discendenti dello scultore nuorese. Lo faranno in occasione della conferenza che si terrà sabato 8 giugno, alle ore 21, a Pettinengo nella chiesa di san Grato e sant’Eusebio, prospiciente la sede del Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli. Della delegazione fanno parte la nipote Vera Ciusa e le pronipoti Cristina Ciusa, Eleonora e Sara Brigaglia Ciusa. A parlare di Francesco Ciusa, (L’uomo, l’artista e le opere), sarà il giornalista e scrittore Aldo Brigaglia, anch’egli imparentato con la famiglia dello scultore. Racconterà in particolare aneddoti familiari e vicende inedite.

Simmaco Cabiddu

Nell’immagine: prelevamento della “Madre dell’ucciso” dall’originario scoglio di basamento.

G come Gallùra, una parola sarda al mese: ‘territorio di pietra, di guglie’

l'incipit G, in Giampaolo Mele, Die ac NocteGALLÙRA è il nome del territorio a Nord-Est della Sardegna, che fu la base dell’antico Giudicato di Gallùra, in seguito dominato dal celebre Nino di Gallùra (eternato da Dante). L’araldica del Giudicato aveva per logo il gallo, ma col pennuto la Gallùra non ha parentele.
Il coronimo è molto antico e risale a prima della nascita del Giudicato. Secondo F.C. Casula (Di.Sto.Sa. 199), la Gallùra prese tale nome perché dirimpettaia del Fretum Gallicum (poi Bocche di Bonifacio), detto ‘Stretto dei Galli’ perché dopo le Invasioni Barbariche la Còrsica appartenne ai Franchi della Gallia, contrariamente alla Sardegna che appartenne all’Impero di Bisanzio. L’ipotesi del Casula non è solo suggestiva: è principalmente realistica, se teniamo conto che la Gallura, oltre all’identità tra il coronimo e il nome dello Stretto, ha sempre gravitato sulla Còrsica meridionale, essendo da sempre l’autentico punto di sutura tra le due isole, e condividendo anche il linguaggio della Còrsica meridionale, anziché il volgare della Sardegna. Non è un caso se pure in epoca romana gli abitanti della Gallura vennero chiamati Còrsi. E quando il termine latino Fretum Gallicum cessò a favore della lingua volgare, lo stretto fu nominato Bocche di Bonifacio, ancora una volta un termine proveniente dalla piccola Còrsica, non dalla grande isola di Sardegna.Continua a leggere →

Su Nuraghe e il dono generatore di legami di reciprocità circolare

volontari di Su Nuraghe

L’appuntamento a tavola con l’annunciata “pizza al Circolo” svoltosi ieri sera, si è concluso con la distribuzione di dolci donati a tutti i presenti, preparati dalla generosità di Antonietta a coronamento di una giornata di lavoro che ha coinvolto volontari impegnati in diversi settori per il buon esito di quella che è stata una nuova festa in famiglia. Molte le persone a tavola per lo scambio di saluti prima della pausa estiva e l’atteso ritorno in Sardegna. Oltre a soci che anche solo occasionalmente “lavorano per il Circolo”, personale dell’Ambulatorio Infermieristico Sardo “Emilia Cavallini”, “Donne del filet”, operatori del Museo delle Migrazioni recentemente inaugurato a Pettinengo, amministratori. In alcuni casi, famiglie intere riunite, con nonni, figli e nipoti, tra l’ordinato via vai degli addetti alle cucine e al servizio in sala.
In quest’angolo di Sardegna alle falde del Mucrone, succede sovente di trascorrere serate serene in amicizia, caratterizzate molto spesso da doni sempre offerti con il cuore. Proprio il dono è uno degli elementi distintivi di moltissime attività di Su Nuraghe. Declinato in diversi contesti della quotidianità associativa, il dono è generatore di quei legami di reciprocità circolare contrassegnata da quel “dare, ricevere, ricambiare” che fa nascere nuovi sentimenti di amicizia, inducendo senso di gratitudine attraverso quel “sentirsi in debito” che fa bene, che mantiene e rafforza la relazione.

Giovanni Usai

Casa di emigrati biellesi in Francia donata alla Regione Sardegna

Sabato 8 luglio, alle ore 21, a Pettinengo, in canton Gurgo, nell’oratorio di s. Grato e s. Eusebio, conversazione con Aldo Brigaglia – Arriverà da Cagliari per illustrare la “Madre dell’Ucciso”, opera marmorea di Francesco Ciusa esposta a Pettinengo nelle sale del Museo delle Migrazioni, Cammini e Storie di Popoli – Ingresso libero.

Alessio Rossato mostra la targa da lui realizzataSabato 8 luglio, in concomitanza con l’arrivo da Cagliari di Aldo Brigaglia, a Pettinengo, in via Fiume, 12, verrà apposta una targa “istituzionale” a fianco della porta d’ingresso del bene extraterritoriale donato alla Regione Autonoma della Sardegna in memoria di Gastone Mazzia (1940-2013). Nato a Saint-Étienne-de-Cuines, nel Dipartimento della Savoia, alle spalle del Monte Bianco, Gastone è uno dei tanti biellesi nati lontano dai luoghi di origine. È figlio di Maria Locca e di Luigi, decoratore che all’inizio degli anni Trenta del Novecento aveva attraversato le Alpi. Nel 1943, durante l’occupazione nazista, la famiglia fugge dalla Francia per riparare a Pettinengo nella casa dei padri. Finita la guerra, nel 1945 la famiglia si trasferisce a Bordighera e, poi, definitivamente a Sanremo dove Gastone può studiare da geometra. Conseguito il diploma e fatto il tirocinio, il giovane apre lo studio nella centralissima via Garibaldi. Uomo probo e giusto, stimato e apprezzato da tutti. Con la prematura scomparsa, la moglie Grazia Maria Lanza decide di donare la nuda proprietà alla Regione Sardegna e l’usufrutto della casa di Pettinengo alla Comunità dei Sardi di Biella affinché le pareti di quell’abitazione di emigrati biellesi possano accogliere e conservare memoria anche di altre migrazioni.Continua a leggere →

Riapre a settembre l’Ambulatorio Infermieristico Sardo di Biella

infermiere dell'Ambulatorio Infermieristico Sardo con al centro la dott.ssa Francesca Muzio

Come rondini al nido, con l’arrivo dell’estate, molti Sardi che vivono nel Biellese ritornano ai luoghi di origine e tutte le principali attività di Su Nuraghe vengono sospese per poi riprendere nel mese di settembre.
A luglio, l’Ambulatorio Infermieristico Sardo “Dott.ssa Emilia Cavallini”, che da sette anni opera a Biella in via salita di Riva, 12, sospende le attività. Riprenderanno lunedì 18 settembre.
Diretto dal dott. Vincenzo Nardozza, infermiere professionali e generiche svolgono attività di volontariato, unitamente ai dottori Francesca Muzio (Dermatologo), Antonio Battaglia (Cardiologo), Elisabetta Scaruffi (Psicologo) per visite gratuite.
Sospese le numerose attività, nei mesi estivi funzionerà l’ordinario, comprese le urgenze e la possibilità di prenotazioni di visite specialistiche che verranno fissate a partire da settembre. Nel mentre continua – in convenzione con la Fondazione Edo ed Elvo Tempia – la presenza gratuita di personale infermieristico di Su Nuraghe all’interno del progetto “Andromeda”, personalizzazione dello screening mammografico, erogato a Biella dal mese di maggio 2016 presso le strutture di via Malta. Attività condotta in collaborazione con il Cpo (Centro di Prevenzione Oncologica) di Torino, capofila dello studio, l’Asl di Biella e l’ASL di Vercelli con l’obiettivo di individuare e definire il livello di rischio individuale delle donne che si sottopongono allo screening, allo scopo di progettare percorsi di prevenzione diversi e adatti al profilo di ogni singola donna di età compresa tra 46 e 68 anni.Continua a leggere →