Negli ampi spazi interni della Casa comunale – alla presenza del comandante Compartimento militare marittimo di La Maddalena, capitano di vascello, Leonardo Deri e del comandante la Scuola sottufficiali della Marina militare, capitano di vascello Roberto Fazio – il sindaco di La Maddalena, Luca Montella ha inaugurato la mostra storico documentaria “Gli emigrati italiani e la Grande Guerra, la Legione garibaldina nelle Argonne 1914-1915”, 7° tappa (5° in Sardegna), rassegna inaugurata a Biella nel 2015, accreditata quale progetto rientrante nel Programma ufficiale delle commemorazioni del Centenario della Prima Guerra mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionale, patrocinata dalla Regione Autonoma della Sardegna, dalla Prefettura di Biella, Ufficio Territoriale del Governo, dalla Città di Biella, dall’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Comitato di Cagliari e dalla F.A.S.I., la Federazione Associazioni Sarde in Italia, in collaborazione con il Comitato sardo Grande Guerra.Continua a leggere →
100 anni dalla Grande Guerra, Sardi volontari su fronti esteri
Su Calendariu 2016, inserito tra le iniziative accreditate quale progetto rientrante nel Programma ufficiale delle commemorazioni del Centenario della Prima Guerra mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionale, è corredato da didascalie che offrono una lettura delle vicende italiane viste con occhio sardo. Ogni mese è anche illustrato da immagini inedite provenienti da Cagliari. Il mese di Maggio parla del contributo dei volontari sardi su fronti esteri.
Tra i volontari Italiani in Francia si contarono circa settanta cognomi di sardi, tra i quali tre caduti, tre dispersi e tredici feriti. Tra costoro tre nomi sopra tutti. Proveniente dalla Compagnia Mazzini, verosimilmente unico isolano, l’avvocato repubblicano originario di Ulassai Alberto Cannas. Poi Augusto Alziator, cagliaritano, giornalista a Bologna e corrispondente di guerra in Francia per conto del giornale Il Resto del Carlino, con reportage assai seguiti e di notevole importanza per l’opinione pubblica italiana; arruolatosi poi col grado di sergente, svolgendo le funzioni di segretario di Peppino Garibaldi, egli partecipò ai combattimenti il 5 gennaio 1915 a Courtes Chausses, nell’assalto ad una linea di trincee tedesche, rimanendo prigioniero del nemico e, nonostante l’intervento della Croce Rossa Internazionale, Alziator, rientrò in Italia solo a guerra finita, malato e morente.Continua a leggere →
Significato dei mesi in sardo secondo antichi dizionari: Giugno
LÀMPADAS. Mutatis mutandis, lo stesso rigore dobbiamo applicare in Sardegna nel considerare Làmpadas, il nome del ‘(mese di) Giugno’. M.L. Wagner ricorda che già nel Medioevo lampadas era il nome del mese di giugno (St. Sass. II, 17 (60r); 126 (41v). E sostiene che «questa denominazione esisteva nell’Africa settentrionale, dove si celebravano feste con illuminazioni prima in onore di Cerere, poi in onore di San Giovanni, e che queste feste ricorrevano nel mese di giugno, detto perciò lampades come risulta da passi delle opere di Fulgenzio, vescovo di Ruspe, e di S.Crisostomo. Si deve arguire che gli Ebrei espulsi dall’Africa e stabilitisi in Sardegna siano stati i mediatori». Fin qui Wagner.
Dobbiamo chiederci, allora, come gli Ebrei possano essere stati i mediatori della tradizione attecchita in Sardegna. Fosse stato vero, essi avrebbero utilizzato termini propri, non un termine latino-greco come làmpada. Va poi osservato che il significato antropologico dei fuochi del solstizio d’estate va riferito al Dio Sole, che in misura diversa ebbe il suo momento di supremo culto un po’ in tutto il Mediterraneo.
Ho dimostrato dappertutto che i termini apparsi nei condaghes o nei coevi Statuti delle città sarde sono antichissimi, molto più antichi del termine latino làmpada (formato sull’accusativo greco), il quale fu importato dalla Grecia nientemeno che ai tempi di Cicerone e Virgilio, ossia quando stava per cominciare l’Era Volgare: un terminus ante quem troppo vicino a noi, che porta a ritenere inaccettabile l’omologazione di Làmpadas ‘lampade’ a Giugno. Va aggiunto che gli antichi Greci non lasciarono in Sardegna segni linguistici di sorta, se non quelli seriori portati dai bizantini: ed un termine bizantino, in questo caso, va rifiutato a fortiori.Continua a leggere →
Pregare in sardo, Rosariu cantadu a Pettinengo
Puntualmente, ogni anno nel mese mariano, i Sardi di Biella si recano a Pettinengo per unirsi in preghiera con gli abitanti di Canton Gurgo nella chiesa che con loro stanno restaurando. L’antico oratorio seicentesco, intitolato a San Grato d’Aosta e Sant’Eusebio da Cagliari è luogo di incontro di fede e cultura, dove è possibile pregare in lingua materna. Così è stato lunedì 23 maggio, con “Su Rosariu cantadu”, intonato parte in sardo, parte in latino e in italiano, significare, anche nelle diverse espressioni linguistiche la capacità di state assieme, animati dalla grazia dello Spirito e dalla volontà fraterna di comprendere. “Chi ha lo Spirito Santo – afferma Sant’Agostino – è nella Chiesa, la quale parla tutte le lingue“. La comprensione (latino comprehensio -onis), è l’atto e la capacità di capire, cioè di “afferrare” (cum-prehendere, prendere in modo deciso, fermo, cioè “afferrare insieme cose che stanno dinanzi a me”) con la ragione un contenuto conoscitivo.
Dopo il Deus ti Salvet Reyna in sardo e il Salve Regina in latino, si è voluto condividere un momento di ulteriore fraternità, tra torte, pane carasau, salsiccia sarda, toma e maccagno biellese col vino nuovo di Domenico, frutto delle prime vinificazioni della nuova vigna recentemente impiantata nelle terre di Atzara, in provincia di Nuoro.
Simmaco Cabiddu
Mannigos de memoria, gli incontri in Lingua sarda a Biella
Martedì 31 maggio, alle ore 21, a Su Nuraghe torna s’atobiu, l’incontro mensile coordinato da Biagio Picciau per parlare, leggere e scrivere in sardo. Partecipazione libera a tutti, anche per chi non è o non parla sardo ma conosce ed usa la lingua materna anche diversa dal sardo.
Sa doma de is cuaddus
Oi puru torraus a sa chistioni chi su sardu ddu chistionaus ma po ddu ligi e ddu scriri andaus tzopia tzopia. In is urtimus atobius eus circau de ddu ligi ma essendi deu campidanesu apu scritu sceti in custa barianti trascurendi is logudoresus. Prima chi si chescint, cun arrexoni, oi acuntentaus a issus.
Ligendi su libru de Blasco Ferrer “Ello, Ellus” Poliedro Edizioni 1994, apu agatau calincuna cosa e si dda propongu ca podit essiri de calincunu interessu: Sa doma de is cuaddus dorgalesus.
Cumenzat dae la fagher a collu sa prima die; li ghetant sa soga a trugu, una fune de pedde, chi no s’istròpiet meda in trugu.
Cumenzat a li dare istranzadas pro ammoddigare su trugu, unu pagu benit istropiadu, ma chin su tempus diat deper éssere curadu.
Meighinas simpres cando bi-l’essit ispizzoladas o li unfrat su tironzu a su trugu; usamus a la labare chin d’una erba chi si narat grammediu e si-li labat e est pro infezione, pro no pigare gasi, pro no sì-l’unfrare meda.Continua a leggere →