«Ebrei in Sardegna», l’Isola conserva il 20% di cognomi ebraici

Stele di Nora
Stele di Nora, il documento scritto più antico dell'Occidente.

Sabato 26 gennaio, ore 21 a Su Nuraghe di Biella – giovani in scena per non dimenticare – La zona grigia di Francesco Logoteta con Marco Gallo e Fabio Lamanna – ingresso libero – cumbidu, rinfresco

Tributo alla Giornata della MemoriaAuguro di viverla con tanta serenità; ch’essa abbia la potenza di trasmettere ai Sardi e agli Italiani il grande equilibrio che serve per capire, rispettare e amare i nostri simili, a cominciare da quel popolo che è stato 3000 anni (dal 1000 a.e.v. ad oggi), soffrendo per il proprio lembo di terra.
In Sardegna i Fenici non sbarcarono mai in aurea solitudine ma commisti ed affratellati ai pastori della Galilea: la base della dimostrazione sono i numerosi lemmi sardi esclusivamente ebraici o intrisi d’ebraismo, che non possono essere piovuti dal cielo.
Dall’enorme mole di materiale linguistico s’evidenzia la loro presenza in Sardegna almeno dai tempi di Davide e Salomone, grazie all’amicizia che li legava ai Fenici, coi quali evidentemente navigarono verso Iqnuša (= ‘Quella del Grande Blu’), e verso la quale scapparono ogni qualvolta subivano guerre e genocidi, ossia già dalle invasioni assiro-babilonesi, per finire con le carneficine della rivolta antiromana di Bar Kochba (135 e.v.).
Oggi la Sardegna conserva il 20% di cognomi ebraici, un congruo numero di nomi dei suoi 300 pani, un bel numero di nomi floreali, e parecchi toponimi, a cominciare da Sìnnai (antica Sìnai: tutto un programma), che però gli abitanti da millenni chiamano amorevolmente Sìnnia = ebraico Sinniah ossia ‘Sîn-IAHW’, cioè ‘il Dio Luna (Sîn) è lo stesso che il Dio del Deserto (IAHW)’.
Altro nome tra mille è Gurusèle, l’antichissima fontana di Sassari oggi detta Ruséddu, che significò ‘Salam protettore degl’infermi’, il quale è lo stesso nome di Jerusalem, detta Urusalim in accadico, un sito che in origine, prima che sorgessero gli edifici urbani, era famoso per la Fontana di Silòe, detta appunto Urusalim, epiteto rivolto al Dio della Salute Salem (il Dio Sommo) onorando il quale la gente si recava al sacro Monte per curarsi le membra.Continua a leggere →

Farfalle in volo dal Su Nuraghe di Biella

La StampaSabato, 26 gennaio 2013, ore 11.30, in onda su RAI Radio1 – intervista per la rubrica “A tu per tu”

Il detto “una ciliegia tira l’altra” è vero! Vale anche per le farfalle.
Mi spiego meglio: l’anno scorso parlando col presidente di Su Nuraghe, Battista Saiu, di farfalle appunto, gli diedi il libro Dalla sabbia al colore, che parla della mia esperienza nel restaurare delle ex-miniere a cielo aperto della Minerali Industriali e della Sasil, nel comune di Curino e Masserano, nel Biellese. Il libro era, oltre che tecnico, anche fotografico. Metteva in bella mostra le farfalle nostrane, che non hanno niente da invidiare a quelle tropicali, che siamo abituati a vedere nelle “case delle farfalle”.
Così Saiu, rapito anche lui dalle bellezze cromatiche di questi simpatici insetti, mi ha proposto una serata al circolo per parlare proprio di esse. La serata ha avuto successo tanto che molti soci hanno voluto andare a vederle sul campo, proprio nella vecchia miniera, organizzando un pullman per l’occasione.
Da quel momento molte di queste persone che prima non davano importanza alle farfalle, ora le adorano. Mi scrivono, mi mandano foto, sono preoccupati perché non ne vedono più molte nei campi. La febbre da farfalle ha portato a produrre il calendario 2013 dedicato a loro. Una farfalla per mese, con specie che vivono sia in Sardegna che in Piemonte.
Su Calendariu 2013 è stato molto apprezzato ed è finito sui giornali locali di Biella. Questo ha “smosso le acque” ed ha allargato l’interesse a testate più grandi come “La stampa” che hanno voluto dedicare alla mia storia con le farfalle una pagina intera di giornale, sulle pagine nazionali (La stampa di domenica 13 gennaio 2013).Continua a leggere →

«Quando tutti avranno la macchina occorrerà tornare alla terra!»

I Granai della Memoria
Testimoni dei Saperi tradizionali del Biellese con Luigi Squillario, Carlo Petrini, Piercarlo Grimaldi, Dino Gentile, Davide Porporato, Federica Chilà e il Gruppo di ricerca (Luca Ghiardo, Eleonora Agnolazza, Marta Nicolo), coordinato da Battista Saiu.

«Quando muore un vecchio muore una “biblioteca”». Così recita il senso di un detto della sapienza antica di matrice africana. Lungo il sentiero tracciato da queste parole è possibile interpretare il leitmotiv di fondo che muove I Granai della Memoria, progetto di ricerca, di documentazione audio-visiva multimediale e di tutela dei saperi della tradizione popolare. Promossa dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Bra-CN), da Slow Food e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, la relativa sezione biellese è stata presentata il pomeriggio di Mercoledì 23 Gennaio 2013 in Biella-Piazzo, nella suggestiva cornice dello storico Palazzo Gromo-Losa, pregevole edificio restituito di recente a beneficio della città dalla stessa Fondazione. Presente un folto pubblico costituito da diverse personalità, studiosi, Autorità e semplici cittadini incuriositi da un’iniziativa di ampio respiro e di prospettiva non solo culturale.
I documenti audio-filmati inseriti nel portale granaidellamemoria.it, al link “Saperi tradizionali del Biellese“, sono il frutto di una ricerca condotta sul campo da un giovane gruppo di lavoro diretto dal prof. Battista Saiu. Tra il 2011 ed il 2012, con i giovani studiosi dott. Luca Ghiardo, dott.ssa Eleonora Agnolazza e dott.ssa Marta Nicolo, sono state raccolte, in varie località del territorio biellese e in prossimità dei relativi confini, le interviste di ben 19 testimoni, ultimi custodi di conoscenze e memorie popolari ormai a rischio di estinzione.Continua a leggere →

5° Torneo «Zia Virginia Mereu», medaglie e prodotti sardi in premio

Torneo zia Virginia Mereu
I vincitori del torneo con medaglia e cesti ricolmi di prodotti sardi.

Sabato 19 gennaio 2013, alle 21, nelle sale di Su Nuraghe, si è svolto il 5° torneo di calcetto “zia Virginia Mereu”, benefattrice della Comunità dei Sardi di Biella.
La gara, organizzata per il quinto anno consecutivo dalla sezione sportiva del Circolo Culturale Sardo, è stata intitolata alla memoria della decana dell’Associazione, con la supervisione tecnica di Idelmino Rossi.
Ad estrarre i nomi per formare le coppie di giocatori, sono stati i bis nipoti di zia Virginia, i piccoli Valentina e Ludovico.
In ricordo dell’evento, il Circolo Su Nuraghe ha inciso su otto medaglie consegnate ai vincitori il nome dell’amata conterranea.
Prima dell’inizio delle gare, nelle parole di saluto, il presidente Battista Saiu ha tracciato un breve profilo di “zia Virginia”, ricordando il contributo dato dall’anziana Socia alla Comunità dei Sardi di Biella.
Il torneo è stato possibile grazie alla collaborazione con gli Alpini di Verrone, che hanno messo a disposizione i loro tavoli da gioco da affiancare a quello di Su Nuraghe.
Nell’intervallo di metà gara, un graditissimo rinfresco offerto dalla generosità dei soci, coordinati da Antonietta Ballone, ha allietato ulteriormente gli animi.Continua a leggere →

Giornata della Memoria, «il ghetto di Biella era senza porte e cancelli»

Sabato 26 gennaio, ore 21 a Su Nuraghe di Biella – giovani in scena per non dimenticare – “La zona grigia” di Francesco Logoteta con Marco Gallo e Fabio Lamanna – ingresso libero

Lapide alla Sinagoga di Biella
Lapide alla Sinagoga di Biella.

Come è consuetudine da qualche anno, in occasione delle commemorazioni per la “Giornata della Memoria” il Su Nuraghe di Biella ricorderà la Shoah con letture e musiche che si terranno presso la sede di via Galileo Galilei, 11.
La zona grigia“, è il titolo della serata ideata, curata e rappresentata da alcuni giovani che così hanno voluto tessere un filo di continuità fra vecchie e nuove generazioni.
Marco Gallo, Fabio Lamanna e Francesco Logoteta saranno i protagonisti di questo interessante evento.
Se vogliamo dare un nome agli Ebrei residenti a Biella che furono perseguitati dalle leggi razziali del 1938 e, in seguito, patirono la deportazione e la morte nei Lager nazisti, possiamo leggerne l’elenco in una lapide posta al Piazzo: l’intera famiglia di Ada Ovazza Vitale di cui facevano parte il marito Eugenio, i figli Sergio ed Aldo, la madre Elvira e i suoceri Cesare e Celestina. Subirono eguale sorte anche Salomone Tedeschi e Giuseppe Weinberg. Fortunatamente altre famiglie riuscirono a mettersi in salvo nascondendosi presso persone fidate o con la fuga; ora i loro discendenti sono tornati a risiedere in Biella.
Il primo nato dopo la Shoah è stato Alberto Calò che, insieme ai Vitale Ottolenghi, agli Jona e a un ramo della famiglia Olivetti, hanno frequentato la piccola, bella e preziosa Sinagoga in via del Ghetto.
Il Ghetto di Biella era un ghetto aperto, senza porte o cancelli, e consisteva nel raggruppamento delle case padronali delle famiglie ebraiche, attorno alla Sinagoga, al Piazzo, dove si erano stabilite fin dal Cinquecento. Il censimento dei Savoia dell’epoca annovera infatti la presenza di due Jona e dei Vitale, in particolare vi si nominano Julio Jona e Moscè Melli, rappresentanti dell’Università Ebraica del Piemonte presso il Re.Continua a leggere →