Biella, 150° Unità d’Italia: Ambulatorio Infermieristico Sardo

Sabato 18 giugno, alle ore 21, primo appuntamento della Festa Sarda 2010 – il Vescovo di Biella inaugurerà l’Ambulatorio Infermieristico Sardo “Emilia Cavallini” – servizio gratuito offerto dalle donne di Su Nuraghe ai concittadini biellesi.

Ambulatorio infermieristico
Il Cappellano di Su Nuraghe Don Ferdinando Gallu e dieci infermiere volontarie (professionali e generiche) dell'Ambulatorio Infermieristico Sardo ritratte con l'Assessore Andrea Del Mastro delle Vedove e il direttore sanitario Dr. Franca Sandigliano.

Gli appuntamenti proposti da Su Nuraghe fanno parte di una serie di progettualità autonome elaborate dal territorio biellese, inserite in un programma complessivo intitolato Biellesi, tessitori di Unità.
L’iniziativa è stata discussa ed approvata in sede di Comitato provinciale per la valorizzazione della cultura della Repubblica nel contesto dell’unità europea, organismo istituito presso la Prefettura di Biella.
Venerdì 18 giugno, Circolo “Su Nuraghe”, ore 21. Mons. Gabriele Mana, Vescovo di Biella, benedirà l’Ambulatorio Infermieristico Sardo intitolato alla Dott. Emilia Cavallini, servizio gratuito di volontariato offerto ai Soci ed ai Cittadini, dovuto alla generosità delle infermiere di Su Nuraghe, alla direzione sanitaria della Dott. Franca Sandigliano, al generoso contributo di benefattori tra cui il Dott. Luciano Bertinaria, la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e il lavoro gratuito dei Soci.
Nell’occasione, verrà inaugurata la Mostra storica documentaria della Regione Autonoma della Sardegna: Garibaldi dopo Garibaldi, Garibaldi e la Sardegna. La mostra è arricchita da una sezione relativa al passaggio di Garibaldi a Biella.Continua a leggere →

Costruire e unire tra memoria e futuro

Programma delle manifestazioni
Programma delle manifestazioni di Sa Die de Sa Sardigna 2010 a Biella.

Il costruire è un’azione che si connette sempre strettamente al tema della memoria, della celebrazione e, consapevolmente o meno, allo sguardo sul domani. L’antropologo Mircea Eliade1 ha segnalato nei suoi studi come le pietre, materiale per eccellenza delle costruzioni umane, siano state scelte dall’uomo sin dall’antichità come vere e proprie manifestazioni del sacro a causa dei loro caratteri di permanenza e di stabilità nel tempo, aspetto tanto più evidente a proposito del megalitismo, forma edificatoria primitiva capace di fissare il ricordo dando una percezione di eternità2. Col tempo e col progresso delle tecniche tale dato ha trovato una nuova conferma in esplicazioni più complesse ed elaborate del patrimonio artistico ed architettonico: le chiese, gli edifici, i monumenti, nonché le targhe toponomastiche, infatti, possono costituire dei veri e propri “archivi lapidei” capaci di dare modernità e consistenza al tessuto del presente attraverso la risonanza del passato3, come già ricordava due secoli or sono il poeta Ippolito Pindemonte nei versi de I Sepolcri. Queste brevi riflessioni, inoltre, a ben vedere evidenziano un aspetto costante esistente tra l’oggetto della costruzione, l’osservatore e la storia: l’instaurarsi di un dialogo, caratterizzato, per lo più, da una struttura continuamente interrogativa4 nella quale le domande possono rinviare a un presente connotato da una ricerca di senso nel passato proiettata verso il futuro.
Gli artefici e le produzioni del “costruire” hanno storicamente risposto alle costanti appena descritte anche con riferimento alle forme celebrative degli eroi e degli eventi dell’Italia risorgimentale, episodi nel corso dei quali altro filo conduttore è stato l’intenzione di sensibilizzare gli italiani al senso di coesione e di unità.
A Torino, prima capitale della storia d’Italia, due sono stati i momenti importanti a riguardo. Nel 1911, in occasione del primo cinquantenario dell’Unità Nazionale, fu organizzata ad hoc una Grande Esposizione5 attraverso l’edificazione, lungo le rive del Po, di una città “fantastica, con edifici delle meraviglie“, oltre alla contemporanea ristrutturazione e al ripensamento di diversi palazzi e quartieri urbani6.Continua a leggere →

  1. M.Eliade, Trattato di storia delle religioni, Bollati Boringhieri, Torino, 2008, pp. 195–214. []
  2. G.Lilliu, Sardegna Nuragica, Il Maestrale, Nuoro, 2006, p. 63. []
  3. AA.VV., Di pietra in pietra, Ed. Comune di Torino, Torino, 2003, p. 41. []
  4. F.N.Bohrer, I tempi e spazi della storia, in E.Volpato (a cura di), The witness, Archive books – GAM, Berlino – Torino, 2010, pp. 66–67. []
  5. R.Rossotti, La grande esposizione del 1911, il mondo si mette in mostra a Torino, in Torino Magazine, n. 92, 2010, pp.128–131. []
  6. R.Rossotti, cit., p. 129. []

Immagini e poesia tra rosmarino, menta, lauro, mirto e rami di corallo

Mostra Ludovica Pepe Diaz
Gli artisti Mirco Cherchi, Alessio Negro, Francesco Logoteta e Ludovica Pepe Diaz con l'Assessore alla Cultura della Città di Biella Andrea Del Mastro delle Vedove e il Consigliere della Provincia di Biella Davide Eugenio Zappalà

Alle 18,30 di sabato 5 giugno il salone della biblioteca Su Nuraghe trasformato in ambiente mediterraneo con gli addobbi floreali dove primeggiavano rosmarino, menta, lauro e mirto impreziositi da rami di corallo, e con al centro un piccolo uliveto, ha accolto un pubblico numerosissimo venuto per le “poesie da ascoltare, da vedere e… da mangiare“, le poesie che Ludovica Pepe Diaz, socia del Circolo Su Nuraghe, ha voluto presentare assieme ai suoi quadri-illustrazione delle poesie stesse.
Il Presidente Dott. Battista Saiu ha presentato l’autrice Ludovica, napoletana di nascita con illustri antenati: Guglielmo Pepe e Armando Diaz, Duca della Vittoria e di madre tedesca di origine polacca.
Hanno portato il loro saluto l’Assessore alla Cultura del Comune di Biella, Andrea Del Mastro Delle Vedove e, in rappresentanza della Provincia di Biella, il Consigliere Davide Eugenio Zappalà.
Le note della chitarra acustica del bravo Alessio Negro, studente dell’Istituto Musicale Perosi, hanno dato inizio alla manifestazione.
Le mille voci di Mirco Cerchi, la voce suadente di Francesco Logoteta e la voce appassionata della stessa autrice hanno ammaliato un pubblico attento ai sentimenti e alle sensazioni espressi dalle poesie e dal colore mediterraneo che le pervadeva.Continua a leggere →

Bioglio, Festa di Fra’ Nicola da Gesturi: l’efficacia dei gesti

cappella fra Nicola
Bioglio, cappella di Fra Nicola da Gesturi, il Parroco Don Luigi Tajana e Claudio Medda accolgono un gruppo di devoti della Comunità Sarda di Biella.

Giovedì 10 giugno, ore 20.30, a Bioglio (Biella), celebrazione liturgica di Fra’ Nicola da Gesturi. L’appuntamento è nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, presso la cappella intitolata a Padre Nigolau, Padre bertula, in cui sono custodite alcune reliquie del Beato Nicola da Gesturi e di San’Ignazio da Laconi, portate dai Padri Cappuccini di Cagliari il primo aprile 2001 su esplicita richiesta dei nipoti Medda e della Comunità Ecclesiale di Bioglio.
Priori della Festa saranno Claudio Medda, familiari e congiunti di Fra’ Nicola e i tanti devoti presenti nella Parrocchia del Comune alpino.
La Santa Messa, officiata da Don Luigi Tajana, sarà decorata dai canti della Cantoria Parrocchiale di Bioglio e dalle voci di Su Nuraghe.
Alla fine, prima del consueto momento di fraternità, verrà distribuito ai presenti il “Pane di Fra’ Nicola” preparato dalle donne della Comunità sarda di Biella.Continua a leggere →

Nicola da Gesturi, la carità silenziosa

cappella fra Nicola
Bioglio, cappella di Fra Nicola da Gesturi, ritratto di Fra Nicola da Gesturi

Al secolo Giovanni Angelo Salvatore Medda, egli nacque il 5 agosto 1882 a Gesturi, nell’arcidiocesi di Oristano, sesto dei sette figli del padre Giovanni Medda e della madre Priama Cogoni Zedda, genitori di umili condizioni sociali ma persone improntate all’onestà e ad un profondo senso religioso. Rimasto presto orfano, fu affidato ai parenti dai quali non pretese mai paga alcuna per il lavoro prestato nei campi e nella custodia del bestiame, ricevendo in cambio solo l’alloggio ed il sostentamento.
Sin dalla prima adolescenza fu sempre teso verso la virtù e la santificazione, vivendo in una mortificazione decisiva per aspirare alla vita sacerdotale. A ventotto anni Giovanni Medda fu colpito da un reumatismo articolare che lo costrinse a rimanere a letto per oltre quarantacinque giorni, e fu durante questa malattia che fece voto alla Vergine Immacolata di digiunare tutti i sabati, promessa che mantenne per il resto della sua vita. A ventinove anni, guarito e presa coscienza della sua vocazione religiosa, presentato da un’ottima relazione del parroco del paese natale, entrò come Terziario oblato nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, presso il convento di Sant’Antonio a Cagliari. Dopo due anni, il 30 ottobre 1913 vestì l’abito cappuccino, prendendo il nome di fra’ Nicola, confermando poi la sua consacrazione totale a Dio il 16 febbraio 1919 con la professione solenne. Inizialmente fu trasferito al convento di Sanluri, dove fece l’anno di noviziato ed emise la prima professione solenne; in seguito, dopo essere transitato per i conventi di Sassari, Oristano e Cagliari, dopo il servizio in cucina, nel 1924, fu definitivamente trasferito nel capoluogo isolano, presso il convento nel quale aveva vissuto sant’Ignazio da Laconi (1701-1781), con l’incarico della questua in città, “a santu Franciscu“, secondo l’espressione tipicamente sarda, ove per trentaquattro anni svolse questo delicato compito con tenacia e pazienza, percorrendo a piedi con ogni tempo le strade cittadine.Continua a leggere →