Biella e Cagliari: unite dal mare, unite dalla storia

Dal massiccio dei Sette Fratelli al monte Mucrone – un continuum storico ultramillenario che ci riporta ai legami tra le due terre separate-unite dal mare – i gosos, canti di lode rivolti alla Madonna, in successione ininterrotta con il precursore Eusebio, legano, nelle immagini delle parole oranti e nelle melodie della tradizione sarda, l’Isola con le Alpi

foto di gruppoBiella e Cagliari sono due città profondamente diverse, separate dalla distanza, dal mare, dalla dissomiglianza della natura e dalla difformità di clima, ma unite tra di loro dalla storia degli uomini. Più specificamente il legame trova una sua radice importante in quel ambito esistenziale che viene a toccare i bisogni e gli aspetti più profondi dell’individuo, ossia il mondo della religione e della fede: in essa i Santi costituiscono quella “nube di testimoni1 che estendendosi sulla penisola, come sull’Europa, ne ha protetto e fecondato i diversi territori a livello religioso, culturale, artistico e sociale2.
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  1. Lettera agli Ebrei XII, 1 []
  2. Cfr., G.Ravasi, Testimoni: quando la fede cambia la storia, in Luoghi dell’Infinito, n. 133, anno XIII, Ottobre 2009, p. 4 []

Il colore liturgico rosaceo, anticipazione della Pasqua

omelia del can. Michele BerchiAncora oggi, nella IV domenica di Quaresima (Lætaere) e nella III di Avvento (Gaudete), il colore liturgico penitenziale lascia il posto al rosaceo, affidando al segno del cromatismo la significazione della momentanea interruzione dei digiuni, mentre la gioia, che conclude le Tempora traspare anche dalle letture della feria IV e VI di settembre: Esultate Deo auditori nostro! Jubilate Deo Jacob! Summite psalmum jucundum cun cithara. Comedite pinguia et bibite mulsum! Secondo il Liber Sacramentorum, citato in nota da mons. Righetti, questo rito ha conservato abbastanza intatto il suo originario carattere festoso, e ricorda tanto bene le brindate campagnole dell’antica Roma al termine della vendemmia.
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Su Nuraghe: sposalizio di sapori, dolci sardi in mostra

Un sabato ricco di appuntamenti: consegna delle palme al Vescovo, mostra di dolci sardi e produzione del torrone di Tonara con nocciole sarde e miele biellese

preparazione del torroneSabato 27 marzo, alle ore 8.45, accompagnati dal nostro Cappellano Don Ferdinando Gallu, consegneremo le palme filadas, intrecciate alla sarda al Vescovo di Biella, ai Frati di San Sebastiano e al Rettore del Santuario di Oropa; partenza dal Circolo alle ore 8.20.
Alle ore 16, al Circolo, inaugurazione di Sapori di Sardegna mostra di dolci sardi realizzati dalle Socie. Nel frattempo il maestro torronaio Alfio Sau ci farà assistere alla preparazione dal vivo del torrone di Tonara, degustazione e possibilità di acquistare le specialità esposte in mostra.
Contemporaneamente, con inizio alle ore 15, nell’androne di ingresso al Circolo, Alfio Sau, abile torronaio, darà inizio all’antica produzione, in diretta e dal vivo, del “torrone di Tonara”. Tra gli ingredienti, il miele biellese e le nocciole delle montagne barbaricine. Uno sposalizio di sapori tutto da gustare. Caldo e ancora fumante, il torrone verrà offerto ai presenti che hanno assistito alle diverse fasi di preparazione.
In occasione dei momenti importanti della vita, il pane si veste a festa e diventa dolce. Ai pani speciali viene dedicata la mostra di dolci sardi; un’arte antica tramandata attraverso la fabbrilità popolare, arte vera ed effimera, arte da vedere e da gustare, da sottoporre all’esame di tutti i sensi.
Pane de saba, cocone de ou, pardulas, casadinas, tericcas, caschettes, amarettos, piricchittos: mille nomi del pane, pani singolari nella forma e negli ingredienti danno origine a tanti tipi di dolci per far belle e ricche le nostre mense.
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Sas Prammas, conflitto di culture, confronto di diversità

palme intrecciateLe palme, come i rami d’ulivo, costituiscono l’immagine ricorrente della Domenica che precede sa Pasca de Abrile. Tale consuetudine trae origine nello stratificarsi di varie esperienze susseguitesi nel tempo.
Il Vangelo di Giovanni, al Cap. XII, 12-13, ricorda come la folla, con in mano rami di palma, fosse andata festante incontro a Cristo nel suo ingresso trionfante in Gerusalemme. Tuttavia l’elemento arboreo ivi citato è sempre stato considerato universalmente, sin da periodi anteriori dell’antichità, un simbolo di vittoria, di ascensione, di rigenerazione e di immortalità1: presso le popolazioni elleniche, infatti, la palma era detta phoînix, la fenice, esattamente come il mitico uccello in grado di rinascere dalle proprie ceneri; presso i latini, invece, la palma era ritenuta, per le sue foglie caratteristiche simili ai raggi di un astro, la pianta solare per eccellenza ed, in quanto tale, simbolo del mondo divino e splendente, l’emblema della Vittoria romana, la dea Palmaris2. Nel contesto cristiano, poi, ha assunto la funzione di prefigurare nell’episodio evangelico la Risurrezione di Gesù, assumendo, poi, significato analogo con riferimento ai martiri della fede3. Nella psicoanalisi moderna, da ultimo, ed, in particolare, nel pensiero di Jung, essa ha assunto il ruolo simbolico dell’anima4.
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  1. Cfr., J.Chevalier e A.Gheerbrant, Dizionario dei simboli, BUR, Milano, 2008, voce “palma“ []
  2. Cfr., A.Cattabiani, Calendario, Mondadori, Milano, 2008, pp. 180-181 []
  3. Cfr., A.Cattabiani, cit., p. 180; J.Chevalier e A.Gheerbrant, cit. []
  4. Cfr., J.Chevalier e A.Gheerbrant, cit. []

Dalla Quaresima alla Pasqua

pardulasLungo tutto il periodo compreso tra l’inizio della Quaresima e la Domenica di Pasqua si confezionavano numerosi pani cerimoniali, spesso con forme rievocanti momenti significativi della vita di Gesù (per esempio la resurrezione di Lazzaro), oggetti legati alla Crocefissione (la croce, la scala, la corona di spine), simboli cristiani (per esempio il pesce, la colomba).
All’inizio del periodo quaresimale, un tempo contrassegnato dalla osservanza di precise regole di penitenza e digiuno, in alcune località si preparava un pane non commestibile a forma di donnina con sette gambe: la pipìa de Carèsima (meglio conosciuta nella versione in carta), alla quale ogni settimana si staccava una gamba, conteggiando in tal modo, come in un calendario, il tempo che separava dalla Pasqua. La medesima funzione avevano anche dei pani a corona, con un numero di ingrossamenti che si riducevano di settimana in settimana.
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