Giovedì 18 marzo alle ore 18, al Museo del Territorio di Biella verrà presentato Primigenia Bellezza, libro di Andrea Quaregna che raccoglie le opere proposte in mostra alla Cascina Blu (laghetto) del Parco Burcina di Pollone, Biella.
La rassegna personale, inaugurata nel mese di settembre 2008, dal suggestivo titolo: il ciel la juta, rimanda al supporto materico su cui sono rappresentati gli animali. Tra i soggetti dipinti, diciassette esemplari hanno il loro habitat naturale sia in Piemonte, sia in Sardegna. Come la natura condivide le proprie ricchezze, Andrea Quaregna, Socio piemontese dell’Associazione dei Sardi di Biella, offre immagini, poesia ed emozioni.
Del soggetto di ogni opera viene fornito il nome scientifico, il termine italiano e le corrispondenti dizioni sarde; nuovo tassello di un progetto più ampio che tende a conservare e promuovere la ricchezza di idiomi presenti nel territorio subalpino, in conformità allo spirito che ha animato il legislatore nella promulgazione della Legge Regione Piemonte n. 12 del 7 aprile 2009. Sarebbe auspicabile riuscire ad completare il vocabolario con i nomi piemontesi che individuano gli stessi animali.
A ciascuna immagine sono associati degli haiku, minuscoli poemi di una manciata di parole: “diciassette sillabe distribuite in tre versi di cinque, poi sette e nuovamente cinque sillabe (5-7-5)“.
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Osservare il lavoro del tempo sulla natura, percepire il trascorrere delle stagioni attraverso la variazione costante dei colori e delle forme degli alberi e delle foglie, immergersi in un mondo dai ritmi lenti, fino a che il cuore si calma ed entra in risonanza con esso.
Il dottor Battista Saiu mi ha consegnato una lista di animali da esaminare e possibilmente commentare. Ma alcuni di questi volatili nemmeno li conosco, come non conoscevo i loro nomi in sardo, per non parlare di quello scientifico. Una lettura difficile e misteriosa. Che cosa dovevo fare? Allora mi sono avventurato in un’indagine etimologica e semantica (una mia antica passione maniacale, purtroppo interrotta da alcuni lustri per mancanza di tempo: la vita condizionata da troppi impegni).
Il chicco di grano è uno dei simboli più presenti e pregnanti nella storia delle religioni e delle società. Esso richiama il ciclo della vita, la fertilità della terra ed il cibo, in quanto elemento base per la produzione alimentare. Per queste sue caratteristiche è stato utilizzato iconograficamente in vari culti pre-cristiani di matrice agro-pastorale ((Cfr. J.Chevalier e A.Gheerbrant, Dizionario dei simboli, BUR, Milano, 2008, voce “grano“)) e, non a caso, si ritrova anche all’interno della Bibbia, nel Nuovo Testamento. Il Vangelo di Giovanni, infatti, al Cap. XII, 24-25, propone a riguardo le seguenti parole: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna».
Un modo un po’ diverso, ma attivo, interessante, di prepararsi alla festa di Pasqua?