Sabato 31 ottobre, alle ore 20, nei saloni del Circolo Su Nuraghe, in via Galilei, 11, a Biella, verrà servita una cena a base di cinghiale; un momento conviviale caratterizzato da specialità di stagione, cucinate secondo ricette della tradizione.
Il cibo, un aspetto della cultura materiale effimera, sarà protagonista nell’incontro conviviale d’autunno in cui l’ingrediente principale sarà il cinghiale, “cugino” selvatico del maiale, animali rispettivamente connessi con la civiltà della caccia e con quella contadina.
Se la sorte del primo è segnata dalla stagione venatoria appena incominciata, quella del secondo avrà il momento sacrificale tra la fine di novembre e gennaio, durante il periodo più freddo dell’anno.
Animale fondamentale nella tradizionale economia domestica di sussistenza, l’immagine del maiale è presente nell’iconografia del sacro associata alla figura di Antonio, il santo eremita del IV secolo, popolarmente conosciuto come il santo del “maialino”, la cui festa liturgica viene celebrata il 17 gennaio.
I prodotti di entrambi gli animali vengono conservati, cucinati e serviti secondo ricette simili, tramandate in diverse varianti a seconda dei luoghi e della disponibilità di ingredienti.
A Su Nuraghe di Biella, la carne di cinghiale verrà proposta nel ragù per accompagnare pennette di pasta e nello spezzatino, aromatizzato da profumi mediterranei, associato a crostoni di polenta fumante.
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Su Nuraghe film, tra meraviglie naturali e creazioni dell’uomo
Sabato 24 ottobre, alle ore 21, nelle sale di via Galileo Galilei, 11 a Biella, nuovo appuntamento con “Su Nuraghe Film“, le lezioni di cinema “per conoscere la Sardegna attraverso il film d’autore”. In cartellone “Sardegna Isola parco”, un documentario del giovane regista cagliaritano Davide Mocci.
Il cortometraggio sarà presentato da Maria Cristina Cocco, sarda-biellese che illustrerà alcuni aspetti della sua Isola di origine: la Sardegna. Come di consueto, anche per l’edizione autunnale 2009, le opere saranno proposte da Sardi di seconda e di terza generazione, uomini e donne nati lontano dalla loro Terra.
Il documentario mostra alcune suggestive località dell’Isola, tra meraviglie naturali ed antichissime creazioni dell’uomo.
Il Parco del Gennargentu, colto durante la stagione primaverile e nel corso del freddo inverno imbiancato dalle abbondanti nevicate; il maestoso canyon di su Gorroppu con le sue alte pareti rocciose; la gola di Tiscali con il suo villaggio nuragico.
L’autore esplora caratteristici tratti costieri tra i più belli del Mediterraneo: le cale e i fondali marini; le grotte sul mare come quelle di Nettuno ad Alghero.
Il documentario prosegue alla scoperta del parco del Montiferru-Sinis, dell’antica città di Tharros, del Museo della Tecnologia Contadina a Santulussurgiu e delle numerose lagune del Sinis, ricchissime di avifauna.
Il silenzioso quasi irreale parco della Giara di Gesturi, i meravigliosi scenari naturali e i cavallini selvatici sardi, gli ultimi presenti nel Continente Europeo, fanno da chiusura al documentario.Continua a leggere →
Accabadora, ultima madre, universalità di modelli tradizionali
Un solo personaggio per accompagnare i momenti di accesso e di uscita dalla vita: s’accabadora, l’ultima madre, levatrice vestita di bianco per aiutare a nascere e di nero nel momento del trapasso. Accenni all’antica ruota degli esposti di Biella e a quella attuale operante presso l’ospedale cittadino: in due anni quattro neonati abbandonati. Presenti facilitatori per l’elaborazione del lutto del Fondo “Edo Tempia”, il centro per la prevenzione dei tumori di Biella.
Venerdì 16 ottobre, alle ore 21, nelle sale del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella, Piero Pinna ha presentato “Accabadora“, libro di Michela Murgia.
Dopo il breve saluto di Battista Saiu, Presidente dell’Associazione dei Sardi di Biella, Biagio Picciau, Direttore della Biblioteca di Su Nuraghe, ha letto alcuni brani tratti da “Accabadora” e alcuni passi tratti dalle ultime pagine del romanzo.
Come in antiche veglie, è stato un incontro in famiglia, in un certo senso intimo, secondo usanze e modelli universali che rimandano al tepore delle stalle del Piemonte contadino o al fresco delle sere nella Sardegna assolata, seduti sull’uscio di casa, riuniti ad ascoltare e meditare.
Contos de foghile, “racconti del focolare” postmoderni, potremmo dire, per cercare di ricomporre l’infranto di una società individualista che sempre più difficilmente mette in relazione persone. Anche il primo freddo di stagione, attenuato dal soffio dei caloriferi appena avviati, ha favorito – ricreandolo – l’ambiente raccolto e sereno di amicizia solidale che caratterizza quest’angolo di Sardegna.
Magistralmente, Piero Pinna ha presentato l’opera di Michela Murgia, catturando l’attenzione del pubblico per tutto il tempo della sua esposizione. Ha parlato di fillus de anima, figli dati in adozione, comparando l’opera delle giovane scrittrice sarda con “La chimera” di Sebastiano Vassalli (Einaudi 1990), mettendo in luce l’universalità di modelli tradizionali nell’allevare gli orfani, così come nel portare a termine le fasi finali dell’esistenza umana.
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Il gusto, un senso per assaporare l’Isola
Sabato 10 ottobre, i tradizionali dolci di ricotta che caratterizzano alcuni momenti del calendario rituale contadino europeo si sono materializzati nella loro fragranza a Su Nuraghe di Biella, grazie alle abili mani e alla maestria di Luciana Ecca Pinna che ha realizzato centinaia di curruscionis de arriscottu attraverso l’arte effimera del cibo, creati seguendo i canoni conosciuti a Perdaxius, un piccolo centro situato nel bacino minerario del Sulcis, tra i Comuni di Carbonia e di Narcao.
I dolci di ricotta tipici della Sardegna agro-pastorale, assai diffusi e attestati nel vasto universo folclorico europeo, vengono realizzati ovunque nello stesso momento calendariale, tra Capodanno e Quaresima. Richiamano le più ricche e ben note seadas, ottenute con formaggio lievitato ed edulcorato con miele di corbezzolo; anticipano le pardulas e le casadinas candite con uvetta, dolci a forma di sole o di spirale che rimandano all’allungarsi dei giorni dall’equinozio di primavera e all’infinito.
Non a caso, dolci simili nella forma e negli ingredienti sono presenti sulle tavole imbandite di molte località, tra cui quelle iraniane in occasione del Nauroz, il Capodanno persiano. Anche qui, preceduti, nel tempo e nella forma, da dolci di ricotta.
La produzione biellese de is curruscionis de arriscottu, sebbene realizzati controritmo rispetto alla tradizione, è stata un felice momento di aggregazione e di riscoperta di certe innumerevoli varianti presenti in diversi centri dell’Isola.
Una serata all’insegna della genuinità, impreziosita dai tanti ricordi riaffiorati dal turbinio dei sensi, primo fra tutti il gusto, senso attraverso il quale si è potuto assaporare, ri-conoscendola, la grande Isola che sta al centro del Mediterraneo.
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“Accabadora”, il tabù della morte attraverso il filtro del mito
Biella – Venerdì 16 ottobre, alle ore 21, nelle sale del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella, Piero Pinna presenterà il libro “Accabadora” di Michela Murgia. Un’occasione per conoscere alcuni aspetti della nostra Isola attraverso l’opera della giovane scrittrice che recentemente ha ricevuto a Villacidro il 1° Premio Nazionale “Giuseppe Dessì” per la Letteratura. Nel sapere popolare, ancor più che nell’immaginario, sa femina accabadora è la donna chiamata a porre fine alle sofferenze dei malati terminali; tema attualissimo che ha appassionato le cronache recenti su argomenti antichi quali l’eutanasia, che verrà presentato, attraverso il filtro del mito, in un universo fantasioso/fantastico, tra realtà e leggenda popolare.
Prima che la struttura archetipa dell’iniziazione alla morte di cui ci parla il dottor Carl Gustav Jung ne “L’uomo e i suoi simboli” venisse studiata attraverso l’analisi dei sogni, nel mondo della tradizione erano ben presenti strategie atte a chiudere l’esperienza della vita, esprimendo personaggi come “s’accabadora” per mettere fine ad inutili sofferenze.
Nei racconti popolari sardi, alcune vicende si incernierano sul ruolo di vecchi, la vecchiaia e la sua conclusione drammatica giù dalla rupe, di s’istrampu, il precipizio, uno dei tanti presenti in Sardegna, da cui lasciarsi cadere assistiti dal primogenito in una sorta di parricidio, scongiurato all’ultimo momento nelle mitigate più recenti versioni.Continua a leggere →