In mostra a Verrone lo sterminio dei disabili che ha anticipato Auschwitz

Ivo Manavella durante le fasi di allestimento della mostra

Inaugurazione della mostra “RICORDIAMO. Perché non accada mai più”.

Allestita nel nuovo salone Falseum del castello Vialardi di Verrone di via Castello 6, interno corte, a Verrone (BI), la mostra sarà visitabile dal 25 gennaio al 29 febbraio 2020 – tutti i festivi, sabato e domenica compresi – dalle 10,30 alle 13,30 e dalle 14,30 alle 19,30. Ingresso libero. È possibile organizzare una visita guidata per le scuole telefonando, almeno 3 giorni prima, al numero 0152493064.
La mostra intende divulgare, soprattutto tra le nuove generazioni, come il concetto di “eugenetica passiva”, accettato e diffuso negli ambienti scientifici del periodo a cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, abbia portato la Germania Nazista di Hitler ad attuare un piano di sistematiche uccisioni di persone disabili. Più di 300.000 malati di mente o disabili (“tarati” e “deformi”, secondo il lessico dell’epoca) furono uccisi per salvaguardare la “purezza della Razza”. Tra di loro anche migliaia di bambini, i primi a essere sottoposti allo sterminio.
Il programma “Aktion T4” fu una sorta di prova generale della Shoa e una palestra di addestramento per i futuri carnefici dei campi di sterminio. Le camere a gas furono infatti inventate proprio per i disabili, inconsapevoli cavie dei barbarici esperimenti medici su esseri umani condotti durante il Terzo Reich.
Per l’inaugurazione della mostra sono previsti gli interventi di Cinzia Bossi, Sindaca di Verrone, Ivo Manavella, presidente della Cooperativa Sociale Integrazione Biellese (ANFFAS), e Battista Saiu, presidente del Circolo Su Nuraghe di Biella.
Uno degli scopi di questa documentatissima mostra itinerante – presentata per la prima volta dall’Anffas Emilia-Romagna nel 2012 – è promuovere i concetti di inclusione e solidarietà in opposizione a quelli, purtroppo di nuovo affioranti, di discriminazione e razzismo.

Michele Careddu

Nell’immagine: Ivo Manavella durante le fasi di allestimento della mostra

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