28 aprile 2009, “Sa Die de Sa Sardigna” a Cagliari e a Biella

Cagliari, seduta solenne del Consiglio regionale – Biella, Alzabandiera a Nuraghe Chervu – proiezione del film La Stagione della Libertà

bandiere a Nuraghe ChervuSemplici cerimonie per ricordare “Sa Die de Sa Sardigna” a Cagliari e a Biella. Nella principale città dell’Isola si è tenuta una seduta solenne del Consiglio regionale aperta dal presidente Ugo Cappellacci e dalla massima autorità dell’Assemblea sarda, Claudia Lombardo; a Biella, la mattina del 28 aprile sono state issate le bandiere nell’area monumentale di Nuraghe Chervu. Alla sera, alle ore 21 è stato proiettato il film La Stagione della Libertà – Giovanni Maria Angioy, con testi e voce di P.Serra, immagini di O.Peddis. Il montaggio di V.Manconi, realizzato con la collaborazione di V.Del Piano e L.Del Piano per le Edizioni Video Im@go, 2001.
L’opera è a cura della Regione Autonoma Sardegna – Assessorato della Pubblica Istruzione, dei Beni Culturali, dell’Informazione, dello Spettacolo e dello Sport. Il filmato proiettato a Biella è tratto dall’archivio video del sito: www.sardegnadigitallibrary.it

Battista Saiu

La Stagione della Libertà – Giovanni Maria Angioy, l’uomo, il rivoluzionario

nelle parole di Gianni Cilloco

Il documentario, proiettato presso i locali del Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” di Biella in occasione delle celebrazioni annuali del 28 Aprile, “Sa Die de sa Sardigna”, Festa Nazionale Isolana introdotta a seguito della Legge della Regione Sardegna n. 44 del 14 settembre 1993, si incentra sul racconto della controversa vita di Giovanni Maria Angioy, personaggio fondamentale nella storia che ha portato alla moderna Autonomia della Sardegna.

Egli nacque a Bono, nel Goceano, il 21 ottobre 1751, in una famiglia di nobile origine, attraverso la quale gli fu garantita una formazione intellettuale di alto livello, sia sotto il profilo filosofico – letterario, sia per quanto riguarda l’istruzione giuridica ricevuta presso l’Ateneo di Cagliari. Egli, prima che Rivoluzionario, fu innanzitutto uomo di apparato, ricoprendo la carica di magistrato all’interno degli uffici giudiziario – amministrativi della Reale Udienza e della Cancelleria, nonché importante ed innovativo imprenditore, in quanto introdusse sull’Isola, nelle terre di sua proprietà ed amministrazione, la coltura del cotone, attività per la quale ricevette diversi pubblici elogi e riconoscimenti.

L’importanza storico – politica del personaggio viene ad evidenziarsi a seguito fatti conseguenti ai tentativi di invasione della Sardegna da parte della Francia Rivoluzionaria. In particolare, a far data dal 21 dicembre 1792, la città di Cagliari divenne obiettivo di attacco della flotta francese, ma resistette ai successivi bombardamenti e, grazie al reclutamento di “miliziani” sardi e all’organizzazione di un appropriato sistema difensivo cittadino, cui contribuì con una copiosa raccolta di fondi lo stesso Giovanni Maria Angioy, respinse il nemico che era sbarcato con circa 4 mila uomini a Quartu, presso la località di Margine Rosso. A seguito di questi avvenimenti vennero a rafforzarsi i latenti fermenti del “movimento sardo” avente come obiettivo l’ottenimento di posizioni di responsabilità in capo ai sardi nel governo della loro terra patria. Si giunse, così, all’episodio dell’esposizione delle “cinque domande”, da parte di una delegazione di sei eminenti personaggi rappresentanti degli Stamenti Sardi, presso la corte sabauda di Torino di re Vittorio Amedeo III, per ottenere la riconvocazione periodica degli organismi del cosiddetto “parlamento sardo” ogni 10 anni, il riconoscimento dei privilegi personali e giuridici garantiti sotto il dominio spagnolo, l’assegnazione ai sardi di funzioni amministrative e militari nell’Isola, la ricostituzione di un ministero ad hoc per la Sardegna in Torino, nonché la creazione di un Consiglio di Stato a Cagliari per il controllo di legittimità degli atti dell’Amministrazione Statale e del Viceré. La disattesa di tali istanze sfociò in moti popolari durante i quali una data divenne essenziale per la storia dell’Autonomia Sarda, ossia il 28 Aprile 1794, giornata durante la quale le masse cagliaritane, dietro la spinta delle idee introdotte dalla nobiltà e dalla borghesia riformatrice, catturarono i funzionari piemontesi presenti in città, compreso il Viceré Vincenzo Balbiano, per cacciarli dall’Isola. La Reale Udienza fu costretta a prendere temporaneamente il potere per cercare di arginare i tumulti, e nonostante il 6 settembre 1794 fosse arrivato a Cagliari il nuovo Viceré Filippo Vivalda, il clima di tensione sfociò in eventi sanguinosi, con l’assassinio dell’Intendente Generale, Girolamo Pitzolo, e del Generale delle Armi, il marchese della Planargia Gavino Paliaccio, nel corso del luglio 1795. Durante questi fatti i moti, sviluppatisi in ambiente borghese e cittadino, si dimostrarono, come accennato, piuttosto contraddittori, contaminati da mire conflittuali tra chi, da una parte, osteggiando l’eccessivo ed ottuso fiscalismo piemontese, non voleva comunque rompere i legami con la terra ferma, e coloro che, invece, dal lato opposto, collegandosi alle proteste delle masse popolari delle campagne di tutta l’Isola, avevano l’obiettivo di superare il secolare sistema feudale. Mentre a Cagliari trionfava la rivoluzione, a Sassari i baroni si proclamarono fedeli al re e chiesero l’indipendenza dalla capitale isolana, causando, così, la reazione contraria delle campagne della zona. In questo contesto di agitazione, grazie alla carica pubblica ricoperta di magistrato della Reale Udienza, si inserì Giovanni Maria Angioy, portatore di idee fortemente autonomiste e rivoluzionarie, fatto per il quale venne ad essere coinvolto, nel corso degli eventi, nei giochi di potere e negli intrighi intercorrenti tra le fazioni politiche in lotta tra loro. Il 28 dicembre 1795, schiere di uomini delle campagne del Logudoro entrarono in Sassari manifestando contro la feudalità al canto “Procurad’e moderare, Barones, sa tirannia…“, componimento di 47 ottave di ottonari in Logudorese, ad opera dell’ozierese Francesco Ignazio Mannu, pubblicato in clandestinità in Corsica, nel corso del 1794, dal titolo “Su Patriottu sardu e sos Feudattarios“. Per sedare tale situazione caotica il 3 febbraio 1796 il Viceré Filippo Vivalda nominò il giudice Angioy, sotto la spinta non troppo indiscreta anche degli stessi avversari politici di quest’ultimo, quale alternos (ossia quale suo delegato e sostituto) e pacificatore, in quanto uomo stimato anche presso gli ambienti del sassarese. Egli, durante il suo viaggio verso il Settentrione dell’Isola, raccolse l’entusiasmo ed il consenso delle popolazioni e dei paesi sollevatisi, i quali videro in lui un liberatore contro i feudatari, e con il seguito dei quali entrò trionfalmente nella capitale del “Capo di Sopra”, il 28 febbraio 1796, in testa a duemila uomini a cavallo. Per tre mesi cercò invano, attraverso le vie legali, di risolvere la situazione districandosi tra le richieste delle parti locali contrapposte, nel tentativo di ristabilire l’ordine e di appoggiare esplicitamente, al contempo, le richieste antifeudali, secondo una linea politica pressoché repubblicana, mentre, nel frattempo, veniva messo dai suoi detrattori in cattiva luce a Cagliari presso la corte viceregia. Conseguentemente, dopo avere avuto, durante la discesa dell’esercito napoleonico in Piemonte, alcuni contatti con agenti rivoluzionari francesi, il cui appoggio venne meno a seguito della firma dell’Armistizio di Cherasco del 15 maggio 1796, tentò invano una marcia eversiva da Sassari su Cagliari con il proprio esercito contadino. Il Viceré Filippo Vivalda, a questo punto, gli revocò i poteri di alternos, ed il giorno 8 giugno 1796, in “ironica” contemporaneità con l’accettazione delle cinque richieste degli Stamenti Sardi da parte di Re Vittorio Amedeo III, interruppe la sua avventura rivoluzionaria ad Oristano. Disperse le sue milizie e ferocemente perseguitati i suoi più stretti collaboratori ed alleati, lo stesso Giovanni Maria Angioy fu costretto ad una rocambolesca fuga dall’Isola da Porto Torres, in clandestinità, il 19 giugno 1796, e morì in esilio a Parigi il 22 febbraio 1808.

Si segnala la seguente sintetica bibliografia in argomento:

  • M.Brigaglia, Il pianeta Sardegna, Ed. De Agostani, Novara, 1974, pag. 13 e pag. 19 e ss.
  • L.Carta, La “Sarda Rivoluzione” – Studi e ricerche sulla crisi politica in Sardegna tra Settecento e Ottocento, Ed. Condaghes, Cagliari, 2001.
  • F.C.Casula, Breve storia di Sardegna, Ed. Carlo Delfino, Sassari, 1994, pag. 230 e ss.

Nell’immagine: bandiere a Nuraghe Chervu.

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