La Settimana Santa dei Sardi inizia con la consegna delle palme

Giovedì Santo deposizione di “nenneres“, piatti di grano germinato nelle chiese della Diocesi di Biella – Venerdì Santo, partecipazione alla “Via Crucis” di Pettinengo con canti in “Limba” – Immagini della consegna delle palme nella sezione fotografias

Consegna palme
Consegna delle palme a mons. Gabriele Mana, alle suore e ai sacerdoti sardi, in vescovado.

Sabato 23 marzo, di primo mattino, una nutrita delegazione del Circolo Culturale Sardo, guidata dal presidente Battista Saiu e dal cappellano di Su Nuraghe, don Ferdinando Gallu, è stata accolta nell’episcopio cittadino da mons. Grabriele Mana, vescovo di Biella. Ad attenderla, i sacerdoti e le donne consacrate di Sardegna che professano e prestano il loro ministero nella diocesi alpina, unitamente ai presbiteri che, durante l’anno, accolgono la comunità isolana per pregare e cantare in Limba sarda.
L’uso di fronde verdi, ricordo dell’entrata di Gesù in Gerusalemme all’inizio della Sua passione, è tradizione diffusa fin dai primordi del Cristianesimo; la consegna delle palme «filadas e picadas», artisticamente intrecciate che i Sardi fanno al vescovo è una consuetudine che a Biella si rinnova e affonda le radici in quella identità cristiana di cui sovente si parla, significata nel gesto della consegna materiale degli oggetti da portare in processione la Domenica che precede la Santa Pasqua.
Segni antichi, come antiche sono le parole in Limba, la lingua materna utilizzata dai Sardi in continuità di fede e cultura con l’antesignano Sant’Eusebio da Cagliari, Patrono del Piemonte, durante diversi momenti dell’anno liturgico.
Con la consegna delle palme inizia la partecipazione attiva ai riti pasquali: Giovedì Santo, nelle chiese delle parrocchie di appartenenza, dopo la Messa in “Coena Domini“, verranno depositati i “nenneres“, il grano germinato, per onorare l’altare del Santissimo Sacramento; Venerdì di Passione, partecipazione alla Via Crucis, di Pettinengo: durante la processione serale, le “Voci di Su Nuraghe” intoneranno in Limba lo “stabat Mater”, il lamento di Maria addolorata che piange il Figlio morto.

Simmaco Cabiddu

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