L’arte di Burruni, dall’angoscia della guerra alla riscoperta del sacro

Ilio Burruni
Ilio Burruni ritratto durante la conferenza di Torino.

Mercoledì 18 settembre, a Torino, presso la Sala della Biblioteca del C.R.D.C. Circolo Ricreativo Dipendenti Comunali, si è svolta la Conferenza “Ilio Burruni e il Novecento”, presentata dal dr. Ezio Gaia, vicepresidente del Salotto delle Idee, davanti ad un pubblico molto attento, composto da una cinquantina di persone; l’Associazione culturale torinese, senza scopi di lucro è costituita da un gruppo in crescita di persone “curiose” che vogliono allargare o aggiornare le loro conoscenze in diversi campi compreso quello artistico.
Gaia ha sottolineato la figura del Maestro sotto l’aspetto umano: la fragilità dovuta all’età e l’indomita volontà di lavorare, pensare a cose nuove, vivere la sua personale ricerca artistica, Ilio dedica ogni momento di buona salute alla pittura e ne è felice. (Scroscio di applausi per il Maestro!)
Il vicepresidente ha messo in evidenza come l’opera del maestro una volta che abbia preso posto all’interno di una dimora, l’arricchisce e la decora suscitando ogni giorno nuove scoperte nella sua osservazione e abbia un effetto positivo per il cercatore di piacere estetico. Ha, inoltre, posto l’accento sul fatto che l’opera del maestro non è oggetto di ricerca da parte dei mercanti, forse per il non cercare sbocchi da parte del maestro stesso, solitamente restio al “commercio” e anche per il fatto che chi ha una sua opera non la cede facilmente… se ne innamora e se la tiene gelosamente!.
Ha poi invitato Adele Sogno a prendere la parola. La docente, ha mostrato l’ambiente cultural-artistico in cui è vissuto Ilio Burruni, gli elementi marcanti la sua formazione e la sua produzione dagli anni ’50 ad oggi evidenziando la ricerca del maestro, le sue fonti d’ispirazione, i confronti con artisti internazionali, le sue innovazioni nella ricerca della forma naturale senza l’impiego dell’ombra per la chiarezza della sua lettura, la ricerca della resa tridimensionale senza il chiaroscuro e della spazialità senza l’impiego della prospettiva scientifica e i suoi punti di arrivo: colori purissimi, forme chiare, sentimentalismo contenuto, espressioni della sua poetica ricerca dell’umana, normale, esistenza: l’uomo, i suoi oggetti, le sue costruzioni, la natura.
Adele Sogno ha sostenuto che la formazione del pittore sia attribuibile ad un maestro, il sardo Barone Manno che gli ha insegnato ad usare matita, colori, pennello e a un “modello” Felice Casorati che a Torino fra le due guerre era una celebrità e le cui opere figurative incantavano Ilio. Quando Ilio inizia il suo percorso di artista pittore non guarda a Casorati, ma esprime di getto tutta l’angoscia accumulata negli anni della guerra. È espressionista vicino a Georges Roualt. In seguito a contatto con gli artisti brasiliani aggiornati sull’arte americana, sfronda la sua opera di materia, la tavolozza dai colori cupi, le immagini dalla sofferenza e dall’emarginazione e inizia quel processo di ricerca verso la bidimensione o meglio della resa tridimensionale senza la forzatura del chiaroscuro, della prospettiva e dalle ombre. Artisti come Matisse, Modigliani, ma anche Lichtenstein vengono studiati da Ilio e dal confronto scaturiscono opere come “Puni” dove il maestro esprime tutta la sua originalità staccandosi dai citati maestri e portando avanti la sua poetica. Ilio Burruni ha concluso la relatrice, non è stato toccato dalle conseguenze del Dadaismo, non è accademico, non ha aderito a “mode” conseguenze dell’Astrattismo_Cubismo_Futurismo… ect e nemmeno a Pop, Op, Minimal. Land,… installazioni, digitale, performance…azionismo ect ect; è rimasto legato alla figura, ai colori ad olio, ai pennelli, alle tele e alle spatole e lui stesso dice che ognuna di queste espressioni attuali hanno una loro ragione di essere, Ilio, pero’, vuole ancora credere nella “bellezza” ovvero quel sentimento speciale che un’opera riesce sorprendentemente a far scaturire nell’osservatore senza mai annoiarlo e lavora perseguendo questo scopo seguendo una sua poetica e una sua tecnica a dispetto dell’elogio alla Bruttezza del ‘900.
Nell’ultimo periodo, come ha testimoniato l’esposizione del 2012 al MNSN di Torino, Ilio è tornato ad interessarsi al tema del Sacro, tema per lui costante seppur con frequenze diverse, le opere della Pietà, Le tre donne, Il sipario sacro, e altre ne sono un esempio. Per quale ragione? L’arte del ‘900 si è abbastanza allontanata dalla spiritualità cristiana, non ha quasi tradotto in immagini o altro la spinta, l’elevazione dell’uomo, Ilio, però, non ha perso la volontà di cimentarsi con quel messaggio. Per lui è una strada da continuare.
Il dr. Gaia, infine, ha concluso l’incontro ricordando la tenacia e l’attaccamento al lavoro del maestro e ha osservato che lui stesso si sorprende visitando lo studio del pittore, di trovare piu’ belle piu’ interessanti opere già viste confermando che avere un’opera del pittore significa possedere un qualcosa che non risponde solo ad un colpo di fulmine, ma che si apprezza ancora di più col tempo, come se lo si scoprisse poco a poco.

Simmaco Cabiddu


Pubblico presente alla serata “Ilio Burruni e il Novecento”.

Ilio Burruni

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