Significato dei mesi in sardo secondo antichi dizionari: Dicembre

Borore, Museo del Pane, pane rituale a spirale

Oggidì, specie nel Nord-Sardegna, il mese di Dicembre è detto Mes’e Nadale, riferito alla grande festa cristiana di fine anno. In ciò la Sardegna mostra un calendario “sbrecciato” dalla cultura d’importazione. Ma permane ancora, fortunatamente, l’arcaica denominazione. E quanti sostengono, senza alcuna ragione, che i Campidani meridionali abbiano ceduto per primi alle culture coloniali, sbagliano clamorosamente, poiché tutt’attorno a Cagliari le parlate contadine hanno conservato intatti autentici tesori di arcaicità.
Dicembre è indicato in campidanese come Mési e Idas. Il primo raffronto lessicale si trova nel latino Īdūs, che secondo Varrone è di origine etrusca (Itus). Stessa impronta fonetica ricorre pure presso gli Oschi, e presso i Sabini; come dire che Idas, Īdūs fu patrimonio lessicale condiviso ampiamente dall’una e dall’altra sponda del Tirreno.
Ma c’erano alcune distinzioni. In latino per Īdūs s’intendevano le Idi, ossia la metà del mese (il giorno 13 o 15, a seconda dei mesi). Mentre in Sardegna la stessa impronta fonetica indica l’ultimo mese dell’anno.
Da ciò s’intuisce che nel Mediterraneo fin dalla più alta antichità le impronte fonetiche che generavano semantemi entro un peculiare campo semantico (in questo caso, il campo semantico relativo al tempo racchiuso di un mese) erano usate con una certa libertà da parte dei popoli rivieraschi.
La base etimologica di tutti i termini tirrenici, principalmente di quello sardo, è accadico-sumera. È proprio in Sardegna che si è conservato fedelmente il significato originario. In accadico idu(m) è un maschile plurale che indica i ‘salari, paghe, pagamenti, rendite, affitti’. Questa era la voce lessicale attinente ai pagamenti dovuti, ad esempio, agli operai che lavoravano per un padrone. Evidentemente, in Mesopotamia i pagamenti avvenivano a fine anno. Così è sempre avvenuto in Sardegna. La tradizione di pagare alle Idi c’era pure a Roma (cfr. Orazio, Epodi 2,67). La voce etrusca Itus richiama il sumerico itud ‘mese’. Da ciò si evince che fu proprio la parlata sumerico-shardana a conservare – assieme a quella dei cugini etruschi – il nome originario del mese, che poi fu sacralizzato come “Mese” per antonomasia: Itud, Itus, Idas.

Salvatore Dedola

Nell’immagine: Borore, Museo del Pane, pane rituale a spirale

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