“Limba mama” e speranza sui muri dell’antico oratorio di Pettinengo

decorazioni sulla facciata dell'oratorio di canton Gurgo di Pettinengo

Sabato 1° maggio, inizio mese mariano – tutte le sere a Pettinengo, alle ore 20:15 per pregare in lingua materna

In questa strana Pasqua, tutti chiusi in casa, la facciata della chiesa dei Santi Grato ed Eusebio, in frazione Gurgo di Pettinengo, viene abbellita, oltre che dai consueti fiori provenienti da orti e cortili domestici del vicinato, anche da decorazioni, dovute alla creatività degli abitanti.
Letto come segnale di gioia per la recuperata salute del sindaco di nuovo operativo negli uffici comunali, è speranza che pubblicamente si materializza quale ringraziamento da parte della comunità cantonale, in attesa di poter spalancare il seicentesco portale per innalzare lodi a Maria.
L’appuntamento è per tutte le sere di maggio – nuove disposizioni e ordinanze permettendo – con inizio sabato 1° alle ore 20:15, per pregare in piemontese e in sardo, intonando Su Rosariu cantadu.
La lingua materna è lingua del cuore, capace di esprimere amore già dai primi battiti. È il bambino in noi che spontaneamente sboccia usando codici di comunicazione fatti di suoni e di oggetti. La lingua dei popoli, esclusa dall’ufficialità, sgorga abbondante nei momenti più significativi della vita: così nei versi di Tonino Carta, di Mara (Sassari).
Questa poesia, composta da quattro ottave ariostesche (tranne la seconda) e da una quartina di endecasillabi a rima alternata, “nasce – afferma l’autore – nel momento in cui il nostro Pontefice cammina da solo in una Piazza San Pietro deserta, vuota, col solo scroscio della pioggia, che cade come in un pianto, insieme al verso distinto di un gabbiano. Papa Francesco è lì e, nel prostrarsi ai piedi del Crocifisso e davanti alla Madonna della Salute, porta la preghiera e le suppliche di noi tutti affinché il drammatico momento finisca presto”.

Simmaco Cabiddu


Paba Franziscu
(Addainánti de su Crocifissu e a Nostra Segnora)

In custu sero tristu e iscurosu
puru su chelu piòet cun piantu,
e in mesu a su silenziu, timorosu
est su mundu che in malu incantu,
dae altu, finas su gridu pibiòsu
de gabbianu chi ‘oládu at tantu,
Piata ‘e Santu Pedru est deserta
S’Eterna Roma no est pius aberta.

Fittas umbras calan dae calchi chida
Dognunu s’intendet inerme e solu,
e dimando a Tie o Deus de sa Vida
No Lesses perùnu sena consolu,
zente chi pianghet o chi a Tie recuìda
est, in rios de sufferenzia e dolu.
Paba Franziscu a passu lenu e solu
pregat in sa zittade remunìda.

“Tue chi s’umanidade as redentu
cun su Sámben Tou Pressiòsu,
Abbaida nos e Isculta su lamentu
che cando in su mare impetuosu
calmu as undas cun contrariu ‘entu
in sa Fide, e dogn’Apòstulu dudosu.
A sa sola in sa barca no sezzémus
ma po nd’essire umpare rememus.

Idese custa Piata boìda e muda,
Deo mi prostro a sos Tuos Santos pes
nde ‘aso sa piáe de balsamu viuda,
Cristos meraculòsu su Re ‘e sos Res
Ti pregamos chenza peruna duda,
imbenujados a tie Unu ‘e sos Tres.
No nos lessas in mesu sa tempesta
Tue lu podes, e custu male arresta.

A Tie Mama divina, Isteddu e Ghìa
Fiáma de ispéra in lézitu anelu
Accánsa nos custa pregadòria
cun sùpplicas dae sa Janna ‘e su Chelu.

Lanuvio, 28 de Martu

Papa Francesco
(Davanti al Crocefisso e a Nostra Signora)

In questa serata triste e scura
anche il cielo piove in pianto,
e in mezzo al silenzio, timoroso
è il mondo quale in malefico incanto,
dall’alto, persino il grido pietoso
del gabbiano che volato ha tanto,
Piazza San Pietro è deserta
L’Eterna Roma non è più aperta.

Fitte ombre calano da qualche settimana
Ognuno si sente inerme e solo,
e chiedo a Te o Dio della Vita
Di non lasciare alcuno senza consolo,
gente che piange o che a Te è tornata
è, in fiumi di sofferenza e dolore.
Papa Francesco con passo leggero e solo
prega nella città rinchiusa.

“Tu che l’umanità hai redento
col Tuo Sangue Prezioso,
Guardaci e Ascolta il lamento
come quando nel mare impetuoso
calmato hai l’onda col vento contrario
con Fede ed ogni Apostolo dubbioso.
Da soli sulla barca non sediamoci
ma per uscirne insieme remiamo.

Vedi questa Piazza vuota e muta:
Io mi prostro ai Tuoi Santi piedi
ne bacio la piaga di balsamo vedova,
Cristo miracoloso il Re dei Re
Ti preghiamo senza alcun dubbio,
inginocchiati da te Uno dei Tre.
Non lasciarci in mezzo alla tempesta
Tu lo puoi, e questo male arresta.

A Te Madre divina, Stella e Guida
Fiamma di speranza nel lecito anelo
Ottienici questa preghiera
con [le] suppliche dalla Porta del Cielo.

Lanuvio, 28 di marzo


Nell’immagine: decorazioni sulla facciata dell’oratorio di canton Gurgo di Pettinengo

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