Virus e poesia: restamos in domo/stoma ëntecà/quedamos en casa/restiamo a casa

Biella, laboratorio linguistico sardo-piemontese-castigliano – Martedì 28 aprile, ore 21:00 – collegamento Skype con La Plata (Argentina) con la poesia di Tore Spanu di Pozzomaggiore

Tragopogon porrifoliusAi tempi di coronavirus, il laboratorio linguistico di Su Nuraghe continua in collegamento Skype con il Circolo sardo “Antonio Segni” di La Plata (Argentina), superando mari e oceani attraverso l’uso della lingua materna nella poesia, tra storia, cultura e cronaca del tempo presente – fatti del giorno, “de die in die” nei versi di Tore Spanu – testi in “Limba” per imparare a leggere e scrivere in sardo e in piemontese, anche per chi non è o non parla sardo o piemontese, ma conosce ed usa la lingua materna anche diversa dal sardo o dal piemontese – traduzione in piemontese letterario nella versione dij Brandé, a cura di Sergi Girardin, di Caraglio (Cuneo), in lingua italiana, curata da Roberto Perinu, Biella – traduzione in castigliano resa da Matteo Rebuffa, Candelo (Biella) – testo di presentazione e poesia “Si solu restamos in domo” sono di Tore Spanu, di Pozzomaggiore (Sassari) – coordina Biagio Picciau.

Un sonetto scritto come raccomandazione, per il peggiorare dell’attuale terribile momento della pandemia, che dilaga in tutte le regioni, soprattutto in Lombardia, particolarmente a Brescia e a Bergamo; risaltano le immagini forti dei camion militari incolonnati che portano le bare al cimitero, senza ali di folla, né fiori, né familiari, nel silenzio più spettrale. Sembrerebbe che il diavolo si preda gioco di noi.

Nei versi il richiamo a starsene tutti quanti a casa, dando retta alle autorità, prendendo seriamente il problema.
Torneremo senz’altro a veder la luce, con occhi diversi, nella speranza di una sincera amicizia.
Prosegue però nel finale rimarcando che l’umanità, tutte le Nazioni, è condannata nei secoli ad affrontare pestilenze e guerre ingiuste.
Intanto però è Primavera.

Si solu restamos in domo
(Tótu bene at andare)

No paret beru colonnas de morte
Sènza fiores ne familiares,
Sos becchinos como sunt militares
Est una peste a cambiare sa sorte!

Su dimoniu si leat giogu
Ca nois semus puru a sa lezera,
No est a passizare in s’aera
Zente meda est brullende cun su fogu.

Faghimos tótucantos a manera
De ponner’ mente a s’autoridade
Amos a bider torra sa lumera.

Cun ójos sintzeros de amistade
Est beranu mai nos manchet s’ispera
Ai custa cundennada umanidade!

Tore Spanu 21/03/2020

Solo se restiamo a casa
(tutto andrà bene)

Non sembra vero colonne di morte
Senza fiori né familiari
I becchini adesso sono i militari
È la peste a cambiare la sorte.

Il diavolo si prende gioco
Perché prendiamo tutto alla leggera
Non c’è da passeggiare all’aperto
Molta gente scherza con il fuoco.

Tutti quanti facciamo in maniera
Di dar retta all’autorità
Rivedremo nuovamente la luce.

Con occhi sinceri d’amicizia
È primavera! Mai manchi la speranza
A questa condannata umanità!

Mach s’i stoma ëntecà
(tut a andrà bin)

A smija gnanca vèr, porcission ëd la mòrt,
Sënsa ni fior, ni famijar,
ij sotror aór a son ij soldà
A l’é ‘l contagg a cambié le sòrt.

Ël diao an mincion-a a sò deuit,
Dagià ch’i pijoma sémper tut cmè n’amusman
A venta nen girolé fòra ’d ca
Tròpa gent as dësmora con ël feu.

Dom-se n’andi e foma an meud
Da deje da ment a j’autorità
I s-ciarëroma torna la lus.

Con d’euj pien d’amicissia genita,
A l’é la prima! Ch’a-j ven-a mai meno la speransa
A costa umanità sota condan-a.

Solo si nos quedamos en casa
(todo saldrá bien)

No parece verdad columnas de muerte
Sin flores ni familiares
Los enterradores ahora son los militares
Es la peste la que cambia el destino.

El diablo se burla de nosotros
porque tomamos todo a la ligera
No se puede pasear al aire libre
Mucha gente juega con fuego.

Procuramos todos
Hacer caso a las autoridades
Volveremos a ver la luz.

Con ojos sinceros de amistad
¡Es primavera! ¡Nunca pierda la esperanza
esta humanidad condenada!

Nell’immagine: Tragopogon porrifolius. Nome italiano, Barba di becco violetta, Raperonzolo selvatico. Nome sardo, Limpora/limporra, Pei de caboni (foto di Davide Marras, Alghero)

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