Bos depis setzere in domo – Dovete restare a casa

Sette quartine di endecasillabi a rima alternata, di Tonino Mulas – testi contemporanei per il laboratorio linguistico di Su Nuraghe – prossimo appuntamento: martedì, 28 aprile, ore 21:00.

Tonino MulasSardegna, terra di poeti, luogo incantato capace, come la poesia, di far rivivere un’emozione, frutto della libera attività creatrice dell’uomo, dà voce ai sentimenti. Nel tempo presente, rivoli di poeti alimentano il grande fiume della poesia sarda, eredi di una storia ultramillenaria, testimoniata dal permanere di gare poetiche disputate “a bolu”, da poeti improvvisatori chiamati a sfidarsi sul palco delle feste di paese. Da questo antico ceppo nasce la poesia composta a tavolino che – arricchendo l’archivio di Su Nuraghe – diventa sussidio didattico del laboratorio linguistico “Eya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant”. Alcune vengono tradotte anche nel piemontese letterario dij Brandé, in castigliano e in italiano.
Bos depis setzere in domo – “Dovete restare a casa” è opera di Antonello “Tonino” Mulas di Dorgali, uscita dalla sua penna ai tempi del coronavirus. Tempi incerti, tempi di voci contraddittorie, di notizie allarmanti. Ma la realtà è che giriamo come fantasmi, mascherati come nemmeno a carnevale. La peste non guarda in faccia nessuno: non è più tempo di andarsene a zonzo! Siamo in guerra e la dobbiamo combattere: stiamo a casa e aspettiamo una nuova primavera!

Simmaco Cabiddu

Bos depis setzere in domo

Mancu lu frimant sos carabineris
custu male nieddu ch’ant criau
una colovr’ e unu tuturreri
e de Cina a s’Itàlia s’est bolau.

Mancari sa faula apant contau
ca dae Maroco finas a Ispagna
totu su mundu amus impestau
Iss’est colau prima in Alemagna.

Andamus in caminos mascaraos
fintzas si ch’est colau carrasecare
sos ateros viles si sunt cacaos
e fuios pessande ‘e si sarvare

Ma non ti pòmpiat in cara sa pesta
Poveru, ricu o de balentia
cando est s’ora ti fachet sa ‘esta
picandech’ a totus chin democratzia.

Un’ifritada! No cosa mortale!
Allegat boche chi est torrau dae sartu
sentessiat ca est de àteru male
chi morint sos betzos o de infartu.

Govanos bellos cust’est una gherra!
No est tempus de zarras a muntone
si no che finimus culu a terra
Betzos, pitzinnos chene distintzione.

In su tempus malignu de su corona
po che lòmpere bivos a beranu
in domo depis setzer’in bonora
Ca vortzis bi l’achimus pianu pianu.

Tonino Mulas, 12 marzo 2020

Dovete restare a casa

Neanche i carabinieri lo fermano
questo male oscuro originato
da un serpente e un pipistrello
ed è volato dalla Cina all’Italia.

Anche se ci hanno raccontato la bugia
che dal Marocco alla Spagna
abbiamo noi contagiato il mondo
il virus è passato prima dalla Germania.

Camminiamo per strada in mascherina
anche se è trascorso carnevale
altri vili se la son fatta sotto
e fuggiti pensando di salvarsi.

Ma non ti guarda in faccia la peste
povero, ricco o sbruffone
quando è l’ora ti fa la festa
toccando tutti con democrazia.

È un raffreddore! No è cosa mortale!
Parla chi non sa nulla
e sentenzia che di altro male
stan morendo i vecchi o d’infarto.

Giovani belli è proprio una guerra!
Non è tempo di chiasso fatto in gruppo
qui finiamo tutti col culo per terra
vecchi e giovani senza distinzione.

Nel tempo maligno del corona [virus]
Per arrivare vivi a primavera
dovete stare in casa alla buonora
perché forse così ce la facciamo piano piano.

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