Omaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi”
La parola “sfita” in piemontese vuole dire “una punta di dolore”, una trafittura acuta, di solito nel costato e nell’addome, ma a volte anche nei tendini, soprattutto quelli delle spalle. Parola comunissima, dunque, e tanto più frequentemente usata quanto più si va avanti con gli anni e aumentano, ahimé, gli acciacchi della vecchiaia. Un dolore di tale tipo, percepito a fitte frequenti e lancinanti si dice dolor a sfite (ricordiamo che la vocale “o” nell’ortografia piemontese corrisponde al suono italiano “u” e quindi “dolore” in piemontese si legge come se fosse scritto “dulur”). Ma se questo è l’uso corrente di questo termine, ben altro impiego ne fanno i poeti del Novecento, come in questo struggente inno del nostro indimenticabile Tavo Burat (biellese, per chi se ne fosse scordato o avesse perse le precedenti parole di questa rubrica): bandiere sgardamlà da lanse drite ò lambèj d’un liston d’argent a sfite [Tavo] = bandiere lacerate da lance irte o brandelli d’un drappo d’argento trafitto.Continua a leggere →