Torneo di ping pong e cena benefica a Su Nuraghe

Enrico Maolu a Varanasi
Enrico Maolu a Varanasi.

Al Circolo Su Nuraghe di Biella è tutto pronto per la giornata in ricordo di Enrico Maolu che si svolgerà sabato 11 aprile nel quinto anno dalla scomparsa, in favore dei bambini poveri dell’India.
Dalle ore 16, è possibile partecipare al 1° Torneo di ping pong – Memorial Enrico Maolu. Le gare si disputeranno sui tavoli da gioco donati dalle Famiglie Maolu e Carta.
Alle ore 20.00 sarà possibile partecipare alla cena benefica in favore dei bambini poveri dell’India.
Alle ore 21.00, si potrà assistere al saggio di giovani campioni biellesi di Tennis tavolo. Medaglie e premi in natura ai vincitori delle gare, rinfresco per tutti – Ingresso libero.
Enrico ha dedicato buona parte della propria esistenza all’impegno rivolto ai ragazzi emarginati, in India, con diverse meritevoli iniziative volte alla scolarizzazione ed al recupero da situazioni di degrado e di disagio sociale, prima della sua prematura scomparsa – afferma il presidente dell’Associazione Padre Renzo Zola di Viverone. “Poiché – continua – ci accomuna lo stesso spirito che lo ha sostenuto nel suo impegno fraterno, siamo ben lieti di estendere, ai tutti l’invito a partecipare a questa benevola celebrazione conviviale“.
Prenotazioni cena (18,00 Euro – bevande escluse); – info: Bruno, 015352792 – Irene, 3491672677.
Iscrizioni torneo ping pong (5,00 Euro) – info – Idelmino, 3478223086 – Circolo 01534638

Simmaco Cabiddu

La poiana rotea alto nei cieli, in Sardegna vive l’endemismo arrigonii

poiana, foto Franco Lorenzini

La poiana è l’immagine guida del mese di aprile, presente in Su Calendariu 2015 edito dal Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella – Fotografie di Franco Lorenzini e testi di Lucio Bordignon – In italiano, latino, piemotese e sardo i nomi degli uccelli ritratti. Poiana Buteo buteo – pondrà, puian-a – stori, astoreddu.

È un rapace di media taglia, che vive nella foresta. È molto adattabile per cui riesce a riprodursi in contesti diversi: boschi di caducifoglie, di aghifoglie, nella macchia mediterranea, nella campagna alberata, in grossi parchi cittadini. È sicuramente il rapace più comune e meglio diffuso in Italia. In Sardegna vive la sottospecie Arrigonii, un poco più piccola della specie nominale, ma pressoché simile esteriormente.
La Poiana ha una livrea generalmente marrone nelle parti superiori: dorso, collo, nuca, coda, mentre varia molto, da individuo ad individuo, la parte inferiore: gola, petto, addome, che può andare dal colore bianco al marrone scuro. Di norma nelle popolazioni italiane sono piuttosto scure. Tutti in campagna o nei paesini di montagna conoscono la poiana essendo un uccello molto visibile. Infatti in primavera-estate si fa notare spesso roteare nel cielo nelle ore centrali della giornata, quando, sfruttando le correnti calde ascensionali, si sposta a caccia. Si vede bene anche in inverno percorrendo le strade che attraversano le campagne cerealicole, dove la poiana va spesso a caccia di micro-mammiferi, mentre sta appollaiata su un cartello stradale, un palo del telefono o un grosso ramo secco, che usa come punti di osservazione per la caccia. Mangia ogni sorta di cibo: mammiferi, soprattutto piccoli animali come arvicole, topi selvatici, talpe, giovani conigli e lepri, poi rettili e uccelli, questi entrano raramente nella sua dieta perché la poiana è poco efficace nella caccia aerea. Specie in buona salute, numerosa, in parte migratrice.

Lucio Bordignon

Foto di Franco Lorenzini

Serata letteraria a Su Nuraghe con lo scrittore Marco Melis

Bergamo e Cagliari, il ricordo di tutti i giocatori che hanno vestito le maglie di Atalanta e Cagliari dal 1960 al 2012 – racconto in un libro quasi da album di figurine – vite di calciatori e di uomini – ingresso libero

Giovanni Carta, Quattro Mori e la Dea
Giovanni Carta, Quattro Mori e la Dea.

Venerdì 10 aprile, alle ore 21, nelle sale del “Punto Cagliari”, avrà luogo la serata per “conoscere la Sardegna attraverso gli scrittori contemporanei”. Alla presenza dell’autore, Giovanni Carta, bibliotecario di Su Nuraghe, presenterà l’ultima fatica letteraria di Marco Melis, scrittore sardo, nato a Cagliari, e trasferitosi giovanissimo in Lombardia, a Bergamo dove vive e lavora.
Numerose ed interessanti sono le produzioni letterarie di Melis, ad iniziare dalla prima pubblicata nel 2009, “Tracce”, raccolta eterogenea di racconti dove l’autore spazia da brevi testi ad altri più articolati, a cui hanno fatto seguito i romanzi “Statale 195” (2010); “Biglietto prego”, (2011); “Non volli dirti nulla” (2013) e, nel novembre dello stesso anno, “Natale a luci rosse”, quattro racconti per un solo argomento, l’eros e quattro modi di rappresentarlo, con un giusto mix di erotismo ed ironia.
L’ultima opera di Melis, “I Quattro Mori e la Dea”, un paziente minuzioso lavoro di ricerca durato oltre due anni, scaturisce essenzialmente dalla passione calcistica dell’autore, che ha inteso dedicare alle due città che gli sono più care, Bergamo e Cagliari, il ricordo di tutti i giocatori che hanno vestito le maglie di Atalanta e Cagliari dal 1960 al 2012.
Ne esce un racconto che, sotto quell’aspetto quasi da album di figurine, ripercorre con intensa partecipazione la vite di calciatori e di uomini, che molti dei lettori, soprattutto i non più giovanissimi, ritroveranno con un po’ di nostalgia.
“I Quattro Mori e la Dea”, è quindi un piccolo tesoro della storia calcistica della provincia, ma è anche un tesoretto narrativo in cui le vicende sportive dei giocatori si fondono nella narrazione con le speranze, i desideri, i sogni e le esperienze dei ragazzi e degli uomini che hanno condiviso e indossato con orgoglio le maglie delle due squadre.

Bernardina Fois

Pasca Manna 2015, augurios dae sos Sardos de Biella

Sorga e nura cun ouNutrimento semplice ma dall’alto valore simbolico, il pane è tra i componenti basilari dell’alimentazione dei Sardi fin da tempi immemorabili. Accanto alle forme quotidiane, diverse a seconda delle stagioni (ci sono pani invernali e pani estivi) e dei destinatari (pane di pastori e pane di contadini), possiamo trovare fogge più o meno elaborate e decorate per ciascuna delle maggiori feste familiari e comunitarie.
In tutti i 377 Comuni della Sardegna si incontrano pani molto diversi che possono avere lo stesso nome e, viceversa, pani del tutto uguali ma con nome diverso.
Da una stima approssimata è possibile calcolare in alcune migliaia i diversi tipi prodotti nell’Isola, molti dei quali resistono a catalogazioni facili e immediate perché richiamano ora l’aspetto, ora la farina, ora la destinazione d’uso: quotidiano, cerimoniale, votivo, rituale; denominazioni dovuti anche alla millenaria sedimentazione che, attraverso i pani, parla le antiche lingue dei popoli che dominarono le campagne sarde almeno dal terzo millennio a.C.
Arte effimera per eccellenza, il pane festivo è modellato con grande senso artistico. Necessariamente bianco, viene lucidato a iscadda, esponendolo, a metà cottura, al vapore acqueo e poi infornandolo nuovamente per ottenere la superficie lucidata. Sovente, quello pasquale viene reso lucido con l’albume d’uovo incorporando nell’impasto l’uovo col guscio in alternativa alle mandorle.
Nella loro simbologia, entrambi gli elementi – l’uovo e le mandorle – rimandano all’origine del mondo e del tempo nuovo: dall’Egitto alla Finlandia alla Cina al Giappone all’America centrale, passando per la Grecia e il mondo antico. Un uovo di struzzo, o un grande uovo di porcellana, appesi nei templi, nelle chiese copte e nelle moschee, raffigurano la creazione, la vita e la resurrezione. Dal canto suo, il mandorlo, il primo a fiorire, con i suoi boccioli è sinonimo di risveglio.

Battista Saiu

Nell’immagine: Sorga e nura cun ou, pane pasquale prodotto da Giovanna Quai, Tertenia

Canto in sardo a Graglia per la “Madona dai set curteji”

 Confraternita di Graglia e Pia Unione del Transito di S. Giuseppe di Riva

Venerdì 3 aprile, come ogni Venerdì Santo, la Confraternita della SS Trinità e di S. Croce di Graglia ha portato l’antica statua della Madonna Addolorata, con il manto nero e il petto trafitto da sette spade, in processione per le vie del paese, con sosta alla Casa di riposo e fino alla Chiesetta di Campra. Vestivano l’abito della Confraternita anche numerosi bambini, che aprivano il corteo con la loro piccola croce, seguiti da molti fedeli con le fiaccole accese, dal gruppo della Pia Unione del Transito di S. Giuseppe di Riva e dal Circolo “Su Nuraghe”, con il presidente Battista Saiu.
Il tempo incerto e qualche goccia di pioggia hanno rischiato di rovinare la manifestazione, ma poi tutto si è svolto per il meglio. Lungo tutto il tracciato la Confraternita ha intonato gli antichi canti in latino: Vexilla Regis, Miserere, Stabat Mater, e molti altri canti penitenziali. Al termine del percorso, ritornati in Chiesa, dopo la benedizione con la reliquia della S. Croce ivi conservata, le Voci di Su Nuraghe hanno intonato “Sette ispadas de dolore”, preghiera in lingua materna, canto tradizionale che racconta il dolore di Maria dopo la morte dell’unico Figlio, quanto mai adatto alla cerimonia.Continua a leggere →