«Warum? Hier ist kein Warum» Perché? Qui non c’è alcun perché

Sabato 28 gennaio, ore 21, Circolo Su Nuraghe – “Giornata della memoria“, con il patrocinio della Comunità Ebraica di Vercelli, Biella, Novara e Verbano Cusio Ossola – Mirko Cherchi ed Elisa Cicero, con la regia di Ludovica Pepe Diaz, daranno voce ad alcuni documenti riguardanti la Shoah, testimonianze e letture di lettere di Ebrei dai campi di concentramento – Domenica 29 gennaio, alle ore 15,30/16,30 visita guidata alla Sinagoga Vercelli – ore 17, in Sala Foa, replica della serata proposta dai giovani attori biellesi – ingresso libero

Manifesto
Manifesto affisso sui muri di Occhieppo Superiore (Biella).

Il 27 Gennaio 1945 i soldati alleati dell’Armata Rossa varcarono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, rivelando inequivocabilmente al mondo la realizzazione del progetto criminale con il quale il Terzo Reich, sotto la guida di Adolf Hitler, aveva pianificato e posto in essere lo sterminio di massa degli Ebrei e di tutte le etnie e minoranze ritenute inferiori dal regime nazi-fascista.
Fu una scoperta sconvolgente, in quanto rendeva palese un crimine inaudito e sino ad allora inimmaginabile, perpetuato da collettività nei confronti di altre comunità attraverso il razzismo, l’ideologia, la tecnica e la burocrazia. Un esito tremendo ed enorme che, al contempo, aveva avuto nelle singole azioni individuali – anche le più semplici ed, in apparenza, innocue – lo strumento essenziale e determinante per la sua riuscita finale.
Una tragedia “senza senso”, quindi, fondata sulla radicalità diffusa del male1, come esemplarmente ha messo in luce un superstite di quell’esperienza, Primo Levi, quando, ricordando il suo arrivo nel lager, sottolineava come avesse chiesto con insistenza disperata «Warum?» (Perché?), ricevendo come risposta un laconico e lapidario «Hier ist kein Warum» (Qui non c’è alcun perché)2.Continua a leggere →

  1. Cfr. H.Arendt, La banalità del male, Feltrinelli, Milano 2009. Ed anche: A.Bravo, Sulla zona grigia, in A.Bravo-F.Cereja (a cura di), Intervista a Primo Levi, ex deportato, Einaudi, Torino 2011, pp. 73-93. []
  2. Cfr. P.Levi, Se questo è un uomo, La Repubblica-Einaudi, Roma-Torino 2002, p. 27. []

La Lingua Ebraica, idioma di memoria e di accoglienza dell’altro

lapide
Lapide alla Sinagoga di Biella che ricorda gli Ebrei biellesi uccisi dalle Leggi razziali fasciste.

Si è soliti parlare impropriamente di Olocausto, ma nessun termine come il vocabolo ebraico Shoah è in grado di definire la valenza di quanto di terribile sia accaduto contro i perseguitati, sofferenti destinati ad un’inesorabile ed implacabile strage fino alla data della liberazione1. La Lingua Ebraica, infatti, è per sua propria essenza idioma di memoria e di accoglienza dell’altro, capace strutturalmente di non dimenticare quanto in precedenza successo2.
L’oblio, l’ignoranza, l’indifferenza, il conformismo, il pregiudizio, l’intolleranza ed il rifiuto del diverso, invece, sono elementi essenziali nel linguaggio del razzismo, della prevaricazione e della violenza3, come dimostrarono in Italia le infami Leggi Razziali emanate dallo Stato fascista nel 19384. Tali fattori nocivi si annidano ancora oggi nelle “maglie” della società e del convivere quotidiano molto più subdolamente di quanto ognuno di noi possa pensare. Le pagine di cronaca nazionale degli ultimi mesi ce lo testimoniano, attraverso le tristi e preoccupanti notizie di intolleranza criminale, con ingiustificabili “spedizioni punitive” ed attacchi omicidi nei confronti di stranieri e cosiddetti “emarginati” e “diversi” della società. Tra i predetti fatti, in prossimità delle feste natalizie, scalpore e sconcerto ha destato l’assalto ad un campo di Rom nei pressi di Torino, sulla base di una vendetta, di una giustizia “fai da te” fondata sull’assenza di riscontri ed alimentata dal “sentito dire” e dalla ricerca di un “capro espiatorio” a tutti costi5.Continua a leggere →

  1. Cfr. W.Laqueur (a cura di), Dizionario dell’Olocausto, Einaudi, Torino 2007, in “In luogo di una prefazione” ed in voce “Storiografia“; N.Pethes-J.Ruchatz, Dizionario della memoria e del ricordo, Bruno Mondadori, Torino-Milano 2002, voce “Shoah“. Nonché: B.Segre, È stato sterminio, non olocausto, in Diario della Memoria, 27 Gennaio 2001, pp. 36-43. []
  2. Cfr. R.Della Rocca, Il dovere della memoria, in http://www.moked.it/giornodellamemoria/3b14.htm []
  3. Cfr. V.Klemperer, LTI, la lingua del Terzo Reich. Taccuino di un filologo, Giuntina, Firenze 1998; W.Laqueur, cit., voce “Razzismo“. E pure: A.Foa, Il lessico del male, in L’Osservatore Romano, 28 Agosto 2011, p. 4. []
  4. Cfr. R.Gattegna, Per il monito non basta un giorno, 22 Gennaio 2011, in http://www.moked.it/giornodellamemoria/centro09.html. Altresì: F.Colombo, Paese di santi, eroi e carnefici, in Diario della Memoria, 27 Gennaio 2001, p. 11. Nonché: E.Lussu, Sardegna, Ebrei e «razza italiana», in E.Lussu (a cura di M.Brigaglia), Lettere a Carlo Rosselli e altri scritti di «Giustizia e Libertà», Dessì, Sassari 1979, pp. 282-286. []
  5. Si vedano: http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/433883/; http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/433896/. []

La Memoria, un baluardo contro l’amnesia

Mirko Cherchi
Mirko Cherchi e Veronica Morellini, Giorno della Memoria a Su Nuraghe di Biella.

I recenti avvenimenti ci avvertono ancora una volta di come i crimini della Shoah possano ripetersi e di come «ciò che è stato fatto contro gli ebrei riguarda tutti»1, sia come vittime, sia come attori. Per tale motivo ogni 27 Gennaio viene celebrato in Italia il «Giorno della Memoria», introdotto e calendarizzato a seguito dell’approvazione della Legge 211/2000 per ricordare quanto allora accaduto, quale «grande lezione che va riproposta alle giovani generazioni»2. Tuttavia tale giornata non può trasformarsi in una mera ritualizzazione od essere una sorta di «religione» civica destinata a rimanere, in quanto tale, a sé stante, circoscritta in superficiali momenti di ricordo e commemorazione che, una volta esauriti, lasciano poi spazio ad espressioni di razzismo e di violenza3 come il recente attacco ai Rom di Torino. Viviamo, peraltro, in un’epoca nella quale si giudica come soggetto “eccezionale” o persino “eroe” chi semplicemente compie il proprio dovere o colui che si comporta da onesto cittadino con l’ottica etica di contribuire ad una civile convivenza. Questo modo di meravigliarsi e di intendere con stupore la realtà cela semplicemente la crisi che pervade le nostre società circa il principio di responsabilità personale e collettiva, in riferimento al ruolo di ognuno di noi e alla dinamica delle relazioni che si hanno con gli altri, sia con i cosiddetti “propri vicini” sia rispetto a quelli ritenuti “diversi”. Da qui la necessità dell’istituzione del «Giorno della Memoria», nato nell’intenzione dei suoi fautori anche per «imprimere nella coscienza italiana l’immagine della responsabilità»4. Non a caso un filosofo come Emanuel Levinas sottolineava come «nella responsabilità per gli altri vi è in ultima analisi responsabilità della morte dell’altro (…) Il timore della morte dell’altro è certamente alla base della responsabilità per lui»5.Continua a leggere →

  1. Citando il rabbino-capo emerito di Roma Elio Toaff, così il neo Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione, Andrea Riccardi, il 19 Gennaio 2012, nell’intervento per il Giorno della Memoria 2012 (http://www.cooperazioneintegrazione.it/news/2012/01/%C2%ABgiornata-della-memoria-non-sia-mai-una-stanca-ritualit%C3%A0%C2%BB.aspx.). E pure: E.Wiesel, Shoah. Perché non possiamo dimenticare, in La Repubblica, 27 Gennaio 2004, p. 13. Nonché: F.De Bortoli, Shoah, la memoria è giustizia, in Corriere della Sera, 24 Gennaio 2011; R.Della Rocca, cit. []
  2. Così Andrea Riccardi, cit. E: R.Della Rocca, cit.; Giorgio Napolitano, cit. []
  3. Gad Lerner ha asserito «che la memoria non diventi una religione, ma si perpetui come indispensabile guida, provvisorio insegnamento»: cfr. E.Coraretti, Il Dizionario dell’Olocausto per il Giorno della Memoria, in Il Venerdì di Repubblica, 20 Gennaio 2012, p. 98. Ancora Andrea Riccardi (cit.), quando ha precisato come: «Il giorno della memoria non deve essere una stanca ritualità, ma deve tenere viva in tutta la sua drammaticità la memoria della Shoah». E così pure già: F.De Bortoli, cit..; R.Della Rocca, cit.; R.Gattegna, cit.; S.Nirenstein, Se i nuovi antisemitismi cancellano i ricordi, in La Repubblica, 27 Gennaio 2004, p. 14; G.Tesio, Turisti a Auschwitz?, in Tuttolibri-La Stampa, 22 Gennaio 2011. []
  4. Così: F.Colombo, cit., p. 11. []
  5. Così citato in: M.Bianchi-E.E.Richetti, Dio allora pronunciò tutte queste parole: Non uccidere (Esodo 20,1.12), Sussidio per la Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra Cattolici ed Ebrei – 17 Gennaio 2012, Mediagraf, Padova 2011, p. 9. Ed implicitamente: R.Della Rocca, cit. []

Su Nuraghe, giovani in gara per ricordare zia Virginia Mereu

Immagini della serata nella sezione Fotografias

premiazione torneo calcetto
Gli otto premiati della Quarta edizione del Torneo.

Sabato 21 gennaio 2012, nelle accoglienti sale del Circolo Su Nuraghe di Biella, si è disputato il 4° torneo di calcetto, libero e aperto a tutti, intitolato a “zia Virginia Mereu“.
Ancora una volta, molte famiglie si sono riunite e ricomposte per trascorrere una serata serena; il caso ha voluto che nelle estrazioni casuali stabilite dal regolamento di gara “a baraonda”, genitori e figli si trovassero – all’interno del torneo – ora alleati, ora sfidanti.
Il Circolo, aperto per l’occasione ad ospiti e ad amici dei soci, ha visto la presenza di molti giovani e giovanissimi che, con entusiasmo, hanno partecipato nello spirito di giovialità e sana competizione, come negli intendimenti della benefattrice a cui il “Memorial di calcetto” è intitolato.
Il breve campionato, concluso nell’arco di una serata, si è svolto per la quarta volta consecutiva grazie alla disponibilità dei parenti e dei figli di “zia Virginia”, Adriana, Mariangela, Aldo e Gianni, che, con la loro prodigalità, hanno permesso di rendere particolarmente ricchi i premi consegnati agli otto vincitori: medaglie e grandi cestini ricolmi di prodotti sardi.
A fine serata, l’immancabile cumbidu, il rinfresco con specialità appositamente preparate con generosità dai soci, ha reso ancora più bella e allegra una festa – attesa e ben coordinata da Idelmino Rossi – entrata oramai tra gli appuntamenti fissi tra i tanti di Su Nuraghe.Continua a leggere →

Lettere dalla Shoah a Su Nuraghe, «Le mie ultime parole»

Sabato 28 gennaio, ore 21 – Giorno della Memoria – Biblioteca di Su Nuraghe in via Galilei, 11, a Biella – Lettura a tre voci di lettere inviate dagli Ebrei, con Ludovica Pepe Diaz, Mirko Cherchi ed Elisa Cicero – Ingresso libero

Locandina Giornata MemoriaAnche quest’anno il Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella vuole ricordare “Il Giorno della Memoria” con letture, a tre voci alternate, di documenti riguardanti la Shoah.
Si tratterà delle ultime lettere inviate dagli Ebrei che avrebbero poco dopo trovato la morte per mano dei nazisti. Sono state raccolte nel libro “Le mie ultime parole” a cura di Zwi Bacharach, edito da Laterza, dopo un lungo e difficile lavoro di indagine e di ricerca. Infatti alcune delle lettere sono state raccolte in archivi pubblici, altre erano conservate in raccolte private, pubblicate in libri appartenenti alle comunità distrutte, altre ancora, costituiscono ricordi individuali e familiari.
Sono lettere inviate, spesso in modo fortunoso, come quelle lanciate dai treni di deportazione e raccolte poi da mani pietose o soggette alla censura degli aguzzini e perciò quasi miracolosamente pervenute a noi. Sono scritte da persone di ogni età ed estrazione sociale, ma tutte hanno come comune denominatore la certezza di una violenta morte incombente che non ha ragione d’essere se non quella di appartenere ad un popolo disperso in diaspora nel mondo e molto spesso completamente assimilata alle popolazioni che da secoli l’ospitavano. “Esse riportano quello che stava accadendo e quello che si stagliava nel futuro prossimo; chi le scriveva bramava di sapere quel che succedeva al di là delle aree in cui si trovavano chiusi. Le loro parole sono cariche di angoscia e protese all’ansiosa ricerca della salvezza. I dettagli forniti sui singoli membri della famiglia e sui vicini rivelano il senso di coesione e di solitudine delle famiglie ebraiche durante questo periodo di affanni in cui, come non mai, sono messe a dura prova. La loro fede, la devozione verso il proprio popolo, il fremito d’orrore, alcune parole d’addio e il poderoso grido dei ribelli, sono evidenti nelle loro parole” (Israel Gutman).Continua a leggere →