È mancata Clara Taberlet, da Cagliari a Biella per amore

Clara Taberlet
Una recente immagine di Clara Taberlet.

In questi ultimi giorni dell’anno, un altro lutto funesta la comunità dei Sardi di Biella. Ieri, 16 dicembre, è mancata Clara Taberlet, vedova Ravetti, di 86 anni. Lascia nel dolore i figli Maria Vittoria, Simonetta e Gianmaria (Nino) con le rispettive famiglie e la nipote Anna, Rappresentante di Base del Circolo Su Nuraghe.
Nata a Cagliari, studia alla Facoltà di Farmacia; giunge a Biella nel 1950 con Giovanni Ravetti, giovane studente universitario biellese, conosciuto sui banchi dell’Ateneo caralitano.
Sono gli anni del Dopoguerra, in una Cagliari martoriata dai bombardamenti alleati, brulicante di sfollati. I Ravetti di Biella, imparentati con la famiglia Fois, si trasferiscono nell’Isola per far studiare Giovanni,
L’amore per Giovanni, la laurea del marito la portano a Biella per gestire l’antica farmacia della famiglia Ravetti di Chiavazza che ha sede, allora, in via Rosazza.
Il suo legame con la Sardegna è sempre stato molto intenso, con frequenti trasferimenti sull’Isola.
Da sempre Socia del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe, partecipa alla vita associativa, contribuendo al buon andamento dei Corsi di cultura materiale con la sua presenza amabilissima.
Negli ultimi anni, nonostante i problemi di salute, mantiene costanti i rapporti, informandosi sull’andamento della grande famiglia dei Sardi di Biella.
Domani, sabato 18 dicembre, alle ore 9.30, i funerali nella chiesa parrocchiale di Chiavazza; l’ultimo saluto sarà accompagnato dalle note del Deus ti salvet Maria. Dopo la funzione religiosa, la Salma proseguirà per il cimitero di Tronzano per essere tumulata nella tomba di famiglia.Continua a leggere →

«Gelindo», un ritorno di «identità» sulla scena del Natale biellese

Venerdì 17 dicembre, ore 21, basilica s. Sebastiano – teatro sacro del Natale “Il ritorno del Gelindo, Oggi come Ieri” – fogli di sala con copione, testi e traduzioni – canti sardi, canto piemontese finale con partitura – replica a Graglia, domenica 19 dicembre, ore 16, chiesa della Confraternita – ingresso libero

Presepe sardo
Presepio sardo ad Oropa, Natività, opera di Paolo Monni, Collezione Alvigini, permanentemente esposto nella Basilica superiore del Santuario Mariano Eusebiano Alpino.

Un “Gelindo” nel 2010!? Che senso può avere una simile proposta culturale oggi, avente quali protagonisti della scena soggetti “esterni” e proveniente, per lo più, da una Comunità di origine non propriamente “indigena” come quella Sarda? In risposta a questa domanda è possibile fare cenno ad alcune riflessioni che sono alla base del relativo allestimento, meditazioni articolate e non del tutto scontate in un tempo nel quale la “memoria” e la consapevolezza del «sé», individuale e collettivo, vengono esposte come oggetto di pubblica retorica piuttosto che intento nella prassi.
La ragione di fondo appare legata alla «riscoperta dell’identità», nel senso rammentato, di recente, dal noto antropologo d’Oltralpe René Girard, il quale ha affermato come al giorno d’oggi sia «terribilmente importante che esista qualcosa come il Natale, capace di rammentarci i cicli delle stagioni e il senso della vita che si rinnova. Natale è un richiamo. È la prosecuzione della nostra storia, della nostra civiltà»1. Da qui derivano tutta una serie di corollari cui fare brevemente cenno.
Un primo profilo risulta strettamente legato al territorio di messa in scena dell’iniziativa e di elezione dei proponenti, il Biellese e, più in generale, il Piemonte e le zone limitrofe: il teatro sacro popolare, infatti, è una peculiare riscoperta nella quotidianità contemporanea ai piedi delle Alpi. Nella regione subalpina, in particolare, risalente e diffusa risulta quella tradizione simbolica legata ai riti ed al ricordo della Natività di Gesù, espressi, per lo più, attraverso quelle forme particolari dell’arte religiosa costituite dai presepi2, “viventi” e non, dalle cappelle dei Sacri Monti3 e dalle sacre rappresentazioni natalizie paraliturgiche di ambiente agro-pastorale4, delle quali il “Gelindo” costituisce proprio l’esempio più noto.Continua a leggere →

  1. Così in R.Girard, La tradizione fra crisi e fede, in La Repubblica, 23 Dicembre 2008, p. 41. []
  2. Dal latino «praesepepraesepium», ossia recinto chiuso, greppia, in G.Filoramo, Presepe. Alle origini della nostra storia, in La Repubblica, 21 Dicembre 2004, p. 45. []
  3. Cfr. C.Benedetto (a cura di), Natività nei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia, Atlas – Centro di Documentazione dei Sacri Monti, Calvari e Complessi devozionali europei, Ponzano Monferrato (AL) 2007; M.Dolz, La Betlemme di Varallo, in Avvenire, 22 Ottobre 2010, p. 27; G.Filoramo, cit., p. 45. []
  4. Per tutti: A.Borra, Il teatro popolare della Natività: dall’adorazione dei pastori alla rappresentazione del Gelindo, in P.Grimaldi e L.Nattino (a cura di), Il teatro della vita, Omega, Torino 2009, pp. 157-165; G.Moro, Presepe piemontese, Priuli&Verlucca, Ivrea (TO) 2010, pp. 9-13. []

Un figlio di Sardegna che non tornerà più alla sua cara Isola

Franco Deias
Il sorriso di Franco Deias.

Sabato 11 dicembre, alle prime luci dell’alba è mancato Franco Deias di 52 anni.
Nato a Teulada, è giunto a Biella nel 1969 con la famiglia, fratelli e sorelle, il padre Pietro e la mamma Giovanna Aresu. Erano gli anni della grande emigrazione con interi nuclei familiari che si spostavano in cerca di lavoro e di condizioni di vita migliore.
Da subito, frequenta gli amici della comunità dei Sardi che si andava strutturando; conosce Valeria, la ragazza di Ales che diverrà sua moglie, dalla quale nascerà Luca, l’unico loro figlio. Anche le tre sorelle sposeranno altrettanti conterranei: i fratelli Corrias di Pralungo, Comune nel quale risiedono dal primo momento. Troverà lavoro nel paese vicino come operaio alla Filatura di Tollegno.
Socio del Circolo Su Nuraghe, figura solare dal carattere gioviale, partecipava alle attività sportive gareggiando in coppia fissa con il figlio.
Sul corpo di Franco, composto nella sua abitazione di Camburzano, è stata posta la medaglia dell’ultimo torneo di calcetto di cui è stato vincitore; tra le mani unite, un fiore e il filo del Rosario.
Questa sera, alle 18.30, verrà recitato il Santo Rosario nella Chiesa parrocchiale Santa Maria della Pace in Pralungo. Domani, 13 dicembre, alle ore 10.30, i funerali sempre a Pralungo. In contemporanea, anche le campane di Teulada batteranno i rintocchi ad annunciare la perdita di un figlio di Sardegna che non tornerà più alla sua cara Isola, mentre le Voci di Su Nuraghe l’accompagneranno con le note del Deus ti salvet Maria.Continua a leggere →

Teatro popolare sacro a Biella «Il ritorno del Gelindo»

Venerdì 17 dicembre, alle ore 21, a Biella, nella Basilica di San Sebastiano, andrà in scena “Il ritorno del Gelindo, Oggi come Ieri“. Replica, domenica 19 dicembre, alle ore 16, a Graglia, nella Chiesa dell’antica Confraternita di Santa Croce e della Santissima Trinità.

Locandina gelindo
Locandina che annuncia il primo Gelindo biellese del Terzo Millennio.

Il Gelindo è una sacra rappresentazione nota, soprattutto in Piemonte, fin dal XVII secolo. Di essa ci sono giunti diversi manoscritti e alcune edizioni a stampa del Primo Ottocento. Rappresentazioni del Gelindo sono attestate nel Biellese, nel Novarese e nell’Alessandrino. Un libro dei conti della chiesa parrocchiale di Mosso Santa Maria, accenna, in data 10 gennaio 1830, alle spese fatte nel giorno dell’epifania “per il fitto dei costumi, per la musica e per il palco“, probabilmente riferito ad una rappresentazione del Gelindo. Certo è che di Mosso sono note le edizioni del Gelindo del 1924, 1925 e 1926, riprese, con cadenza decennale, nel 1937 e nel 1946, col progetto – mai realizzato – di rimetterlo in scena nel 1955.
Nel Biellese, la 23° edizione del presepio gigante allestito alla Frazione Marchetto di Mosso Santa Maria (Biella) – uno dei presepi più grandi al mondo – sarebbe l’erede statico dell’antico teatro popolare natalizio attivo sulle montagne biellesi. Per l’edizione del 2010, l’allestimento degli oltre 150 personaggi verrà dislocato anche presso due significative località: al Ricetto di Candelo, a partire dal 5 dicembre, e a Villa Mossa di Occhieppo Superiore, dal 18 dicembre.
Oggi, a Biella, un gruppo di giovani attori, Mirko Cherchi, Francesco Logoteta, Veronica Morellini e Marinella Solinas, unitamente alle “Voci di Su Nuraghe“, compagine che accoglie coristi di diverse formazioni biellesi, ha deciso di raccontare il Natale, mettendo in scena l’Atto unico in sei quadri di Ludovica Pepe Diaz, dal titolo”Oggi come Ieri”.Continua a leggere →

«Oggi come ieri», in scena il Natale del tempo presente

presepe
Presepio sardo ad Oropa, opera di Paolo Monni, Collezione Alvigini, permanentemente esposto nella Basilica superiore del Santuario Mariano Eusebiano Alpino.

Ho scritto questo atto unico sotto l’onda emozionale della immigrazione massiccia da Sud a Nord che caratterizzò la prima metà degli anni ’60. La non accoglienza, il vero razzismo che allora si rivelò in tutta la sua ottusità e crudeltà verso la mia gente che cercava un onesto lavoro attratta dal bene economico di cui erano garanti le fabbriche del nord, mi scosse profondamente. Anch’io sono una immigrata, perché molto piccola fui portata, nel ’46, da una soleggiata benché prostrata Napoli, ad una nebbiosa Milano stretta nel gelo di un inverno così rigido che nessuno se lo ricordava. Forse perché la vita era dura ovunque, ci si doveva rimboccare le maniche ed aiutarsi l’un l’altro per ricostruire e rinascere come Nazione libera, democratica, non ci fu nei miei confronti mai discriminazione. Anzi fui io, invitata a casa di una amichetta, a disquisire sulla pasta che era troppo cotta e, orrore, condita solo col burro (dove era il sugo saporoso e profumato che faceva mia nonna?). Ma nel ’60 non fu così. Forse perché erano in tanti, a frotte, ad arrivare sui treni stracolmi, con improbabili masserizie, perché erano così diversi i loro costumi familiari, il loro cibo, la loro parlata. La paura dell’invasione del proprio territorio da parte di sconosciuti credo che innestò quella triste avversità che si tradusse in riprovevoli ed umilianti gesti.Continua a leggere →