Cibo per cultura: Cocone de berdas, pinza e bale d’ors

Antonietta Ballone
Antonietta Ballone.

Sabato 29 gennaio, alle ore 21, al Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella, nuovo appuntamento con i “Sapori di Sardegna”. Antonietta Ballone di Mara de Caput Abbas (Sassari), presenterà sas cocones de berdas, il “pane di ciccioli”, edulcorato con uva passa e zucchero, dolce diffusissimo, caratteristico della stagione fredda, connessa con il periodo della macellazione del maiale.
Una delle peculiarità di questo dolce è data dal supporto su cui appoggiare l’impasto prima di essere messo in forno: le larghe foglie di gigaro o di calla domestica. Si tratta di una specie botanica appartenente all’ampia famiglia delle Aracee (Arum Italicum, maculatum, ecc.), conosciuta con il nome italiano di gigaro chiaro, gigaro maculato, popolarmente come Pan di serpe o Pie’ vitellino. Cresce in radure, lungo corsi d’acqua e luoghi umidi in genere; presente fino a 800 m, raramente oltre: è una pianta molto comune diffusa in Sardegna; in Terraferma la si trova dal livello del mare, fino ai primi contrafforti alpini.
Nel Vocabolarietto botanico sardo-italiano, pubblicato a Cagliari nel 1889, il gigaro viene indicato alla voce Sazzaroi con la variante logudorese Tattaròiu (Sazio-aro). Il termine sardo deriverebbe dall’aggettivo “sazzu o Sazzaru e Tattàu”, sazio satollato, unito al nome Aro – “Forse così detto questo genere di piante, dal nostro volgo, per il rizoma tuberiforme. Aro italico ed Aro Pinza”.Continua a leggere →

Su Nuraghe, «assicurare alla memoria un ruolo vitale»

Biella, giovedì 27 gennaio, ore 21, biblioteca Su Nuraghe – “Percorso di testimonianze: da Anna a Hannah” – patrocinio della Comunità Ebraica di Vercelli, Biella, Novara e Verbano Cusio Ossola – ingresso libero – La Legge 20 luglio 2000, n. 211, Istituisce il “Giorno della Memoria”.

Biella, Ghetto degli Ebrei
Biella, Ghetto degli Ebrei.

«Lei che cosa avrebbe fatto al mio posto?». Con questo quesito si apre il libro intervista sulla vita di Giorgio Perlasca, un italiano che, per la sua opera di aiuto agli Ebrei perseguitati, a rischio della propria vita personale, nel corso dell’ultimo Conflitto Mondiale, è stato riconosciuto negli anni ’90 del XX Secolo “Giusto tra i Giusti“. La domanda esistenziale, tuttavia, si pone a ciascuno di noi e si indirizza diretta e penetrante nel presente del vissuto quotidiano.
Esistono circostanze e fatti verso i quali non è possibile essere indifferenti, ma nei confronti dei quali occorre porsi interrogativi per valutare cause, modalità e conseguenze di accadimento. Specie ove l’oggetto della questione appare essere un avvenimento in “apparenza” ordinario, radicato nella consuetudine delle vite, perché proprio in relazione a tali situazioni si rischia di omettere il personale giudizio, di essere superficiali e di tralasciare il significato del proprio ruolo nel mondo, in relazione al presente e con sguardo al futuro, rispetto a se stessi ed alla collettività. Il problema viene ad essere, quindi, su quale sia e quanto pesi quella funzione soggettiva che viene definita responsabilità individuale e come essa si rifletta sulla coscienza individuale.
Circa 50 anni fa, in occasione del processo di Gerusalemme al criminale nazista Adolf Heichmann, Hannah Arendt, attraverso il suo reportage dalle aule di tribunale, poneva all’evidenza del mondo quanto possa essere “normale“, paradossalmente “comune“, il male. Un quid nel quale l’indifferenza, la superficialità, una sterile a-criticità e inerzia di giudizio, nonché una cattiva ponderazione dei valori e della propria posizione nella società, altro non sono se non il risvolto di una negativa realtà esistenziale che tocca, concretamente e nel profondo, ciascun essere umano.Continua a leggere →

27 Gennaio, «salvare le margherite nel fango»

Luciana Nissim, nata a Torino nell’ottobre 1919, da un commerciante di lana, ebreo assimilato ma non ortodosso, crebbe nel corso dell’infanzia e della sua adolescenza a Biella – internata nel campo di sterminio di Birkenau e, successivamente, nei pressi di quello di Buchenwald.

insegna ghetto degli ebrei
Biella, Ghetto degli Ebrei - Particolare dell'insegna ridipinta sulla facciata di una delle case prospicienti il Corso del Piazzo.

La giornata del 27 Gennaio offre l’opportunità di una riflessione sulla sofferenza legata al male, sull’imprevedibilità della vita e sull’importanza della Memoria sia per la comprensione del presente, sia per la costruzione del domani. La lettura di documenti, la visione e l’audizione di testimonianze offrono a riguardo un «importantissimo valore educativo e didattico. Infatti come ha scritto Geoffrey Hartman “l’immediatezza dei racconti in prima persona ha l’effetto del fuoco in quella gelida stanza che è la storia”» ((Così: A.Chiappano, Il testimone e il luogo nella didattica della Shoah, in A.Chiappano – F.Minazzi (a cura di), Il ritorno alla vita e il problema della testimonianza. Studi e riflessioni sulla Shoah, Giuntina, Firenze 2008.)). L’esperienza estrema dei Lager e, più in generale, delle persecuzioni totalitarie alle “minoranze”, infatti, è stata una “situazione dolorosa” di umanità, in quanto non ha riguardato soggetti eccezionali ma persone comuni, legate alle varie comunità locali, talora strappate dalle loro dimore o dalle loro abitudini, con tutte le loro famiglie, nella più completa inerzia o impotenza da parte di coloro che assistevano a tali fatti.
A riguardo torna alla mente che lo scorso anno la città di Torino, il comune di Fossoli, in Emilia Romagna e, successivamente, il Forte di Bard, alle pendici della Valle d’Aosta, hanno ospitato la mostra itinerante A noi fu dato in sorte questo tempo 1938 – 1947, una rassegna multimediale interattiva dedicata alla storia della vita di giovani italiani «assolutamente “normali” che (…) hanno avuto in sorte “un tempo straordinario” e hanno dovuto confrontarsi con scelte drammatiche» ((Così: A.Chiappano (a cura di), A noi fu dato in sorte questo tempo. 1938 – 1947, Giuntina, Firenze 2010, p. 7.)), per la maggior parte ebrei, rifiutati ed esclusi dalla società civile a causa delle leggi razziali del regime fascista. A Torino, nella specie, intorno alla locale Biblioteca della Scuola Ebraica, si formò e cementò un gruppo di valenti e tenaci studenti e ragazzi, ruotanti intorno a eminenti figure quali Primo Levi, Emanuele Artom, Lino Jona e Bianca Guidetti Serra ((Cfr. A.Chiappano, A noi fu dato in sorte questo tempo, cit., p. 7; A.Guadagni, La memoria del bene, in Diario. I nostri primi cinque anni, Supplemento al n. 51, anno VI, 21 dicembre 2001, p. 26; Luciana Nissim, Piemontese. Giovane medico, resistente, deportata, superstite, sicanalista, sposa di Franco Momigliano, in Hazman Veharaion, Anno XVIII, n. 1-6, Gennaio – Marzo 2010, p. 19.)).Continua a leggere →

Coppe, medaglie e prodotti sardi in ricordo di «zia Virginia»

Immagini della serata nella sezione fotografias.

Premiazione
La premiazione della sezione giovani.

Sabato 22 gennaio, nelle sale di Su Nuraghe, si è disputato il 3° torneo di calcetto, intitolato a “zia Virginia Mereu“, benefattrice dell’Associazione dei Sardi di Biella, scomparsa tre anni orsono. I quattro figli di zia Virginia – Adriana, Mariangela, Gianni ed Aldo – hanno voluto generosamente ricordare il grande cuore della loro mamma, testimoniando con questa nuova edizione del “memorial” in suo nome, l’attaccamento da loro ereditato per la comunità dei Sardi di Biella e, più estensivamente, per la terra di origine.
L’organizzazione della gara è stata affidata a Daniele Desogus, coadiuvato da giovani coetanei. Due le sezioni dei partecipanti: “giovani” e “adulti”; tantissimi i curiosi con l’immancabile tifoseria. La gara è stata disputata “all’italiana”; a “baraonda” la formazione delle coppie con i nomi estratti a sorte, associati al numero assegnato all’atto dell’iscrizione.
Molti i soci coinvolti, impegnati per la miglior riuscita dell’atteso appuntamento. Per l’occasione, le donne del Circolo hanno preparato i dolci della festa, cimentandosi brillantemente negli esotici “torroncini di Puglia”, distribuiti alla fine dell’amichevole competizione; omaggio speciale e inatteso, forse, anche per questo, particolarmente gradito.
Prima del brindisi finale, la premiazione con la cansegna di coppe, medaglie e cestini di prodotti sardi.
Nella categoria “adulti” sono risultati vincitori: Emanuele d’Ostuni e Luca Deias, primi assoluti; secondi, Luciano Dabenini e Luciano Vaccargiu; terzi, Gianni Finotello e Giuliano Finotello.Continua a leggere →

Che nues lestras in su bentu de sa Sardigna nostra

Venerdì 21 gennaio, alle ore 20.30, nella Basilica di San Sebastiano di Biella, è stato intonato Su Rosariu cantadu in memoria e suffragio dei soci e dei conterranei recentemente deceduti – testi in sardo e in italiano della catechesi di don Ferdinando Gallu e della Lettera pastorale del vescovo di Biella mons. Gabriele Mana

Basilica di San Sebasiano, cappella della Crocefissione
Basilica di San Sebasiano, cappella della Crocefissione.

Frades et sorres istimados,
est pro che pesare a Deus sa pregadoria pro sos sozios et pro sos sardos chi sunt mortos in custos meses chi semus in custa cheja de Santu Sabustianu chi nos ospitat dae annos meda. Sos Padres de Santu Franziscu chi nos trattana bene semper, de coro los ringraziamus.
De Luigi Lizza, Clara Taberlet, Franco Deias, de Picciau, Cabras, Pisanu, Sais, Puddu nos cherimus ammentare. Et lu faghimos preghende, che cristianos.
Zente chi in custu mundu et puru in s’atteru ada isperantia semus nois. No b’est bona sa morte a nos che inchere, a si che ponnere sutta e peses s’isperantia nostra.
Cun su cantigu “Deus ti salvet Reina” finit su Rosariu. Sas peraulas chi naramos et chi cantamos che nues lestras in su bentu de sa Sardigna nostra no che colene. Ca sunt peraulas pienas de “grazia”.
Cantamus Maria “isperantia nostra et vida”, nois “fizzos de Eva affliggida, in sa terra disterraus”.
Siguros semus chi nos iscurtat, Issa chi fidi sutta sa rughe pianghende su Fizzu sou mortu. Abbadaide sa cappella a sa manu deretta de chie bos est faeddende: paret chi siat manchende, ammustracchindesi sa Mama de Deus, pro su dolore mannu chi giughet.
Pruite gai? A sa peraula de su Fizzu “debbo morrer ma in cabu a tres dies happo a risuscitare” no creiat issa?
Comente las podimos faghere custas preguntas?Continua a leggere →