Da “Su Nuraghe” una paròla piemontèisa al mèis, Settembre 2025, «V» come «VAITÉ»

descrizioneOmaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi” che fanno capo al Circolo culturale sardo “Su Nuraghe” di Biella – USEL è parola che accompagna il nono mese dell’anno come si ritrova in “Barba Tòni”, Barbo Toni Boudrìe e nella ricca produzione letteraria di “Tavo Burat”, Gustavo Buratti Zanchi

Vaité v.t. 1 guatare, guardare con intensità sospettosa || it seurtes parèj dël gàmber che vaitand a chita la balma sla nita e a slonga soa tnaja për psuché ancreus ël frisson d’eva corìa [Tavo] = tu esci come il gambero che guatando abbandona la caverna sul fango ed allunga le sue chele per pizzicare profondo il brivido dell’acqua corrente || castel ch’a stèila (l’han dije Castija përchè ch’a castijava ij brav e ij gram … a gigiò dla colin-a, a baticòle d’un passà ‘d fer tut ciàir e scur dë spa, a varda, a vàita, sivalié ‘mbossà [Barba Tòni] = castello che brilla di stelle (l’hanno detto Castiglia perché castigava i buoni e i cattivi) … a cavallo della collina, a cavalluccio d’un passato di ferro tutto chiaro e scuro di spade, guarda, guata, cavaliere rovesciato [nota bene: qui il poeta gioca con le parole perché “castija” vuole anche dire “castiga”, voce del verbo castigare] 2 spiare, sbirciare, pedinare 3 stare in agguato / tendere un agguato

Sergi Girardin (Sergio Maria Gilardino)

Nell’immagine: capolettera con figure fantastiche, Sacramentarium Episcopi Warmundi (Sacramentario del Vescovo Warmondo di Ivrea): fine secolo X, Ivrea, Biblioteca Capitolare, Ms 31 LXXXVI). Priuli Verlucca,1990, copia posseduta a Biella dal Comm. Mario Coda.

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