Pranzo sardo, solidarietà e divertimento: un unico evento

«Se ti trovi in un luogo e cerchi di fare qualcosa di buono e non ci riesci, non pensare che potresti riuscirci altrove»

taglio del maialino allo spiedoDomenica 21 marzo, alle ore 13.00, nei saloni dell’ANFFAS di Gaglianico: pranzo di solidarietà.
Il Pranzo tipico sardo, giunto alla ventesima edizione, vede impegnati i migliori cuochi del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella nella preparazione del Gran menù della festa.
Tra le portate: maialini allo spiedo, mallureddos, formaggio, dolci e vini di Sardegna. Oltre l’aiuto economico, un obiettivo filantropico che intende andare al di là della semplice generosità monetaria; vuole essere una palestra del cuore, varcare le soglie della sofferenza per trascorrere assieme ai nostri fratelli disabili una giornata di festa, la loro festa, in loro compagnia.
In un mondo che sempre più tende alla omogeneizzazione standardizzata, all’appiattimento e all’occultamento delle diversità, la Comunità dei Sardi di Biella invita a scoprire, anche solo per un giorno, un universo altro, molto vicino a noi, che sta dietro l’angolo di casa, nascosto, tenuto un po’ velato ma che è parte della nostra società.
Riscoprire – senza voltare gli occhi altrove – chi ha bisogno e si accontenta anche di poco: di un briciolo di attenzione, uno sguardo amico, una stretta di mano o un semplice sorriso.
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«Il bene è sempre concreto» (B. Lonergan)

SpiediNell’ultimo periodo si è fatto qualche breve cenno alla solidarietà, al dono e all’altruismo, focalizzando l’attenzione sui substrati culturali che stanno alla base di tali concetti. In particolare si era tentato di sottolineare come il termine solidarietà indichi un atteggiamento benevolente e comprensivo, gratuito, atto a venire incontro alle esigenze e ai disagi di qualcuno che ha bisogno di aiuto. Si è inoltre evidenziato come lo stesso vocabolo dono porti in sé l’idea della relazione, dei rapporti umani, presupponendo, così, un valore, una dignità insita nel soggetto destinatario che, specie nell’ottica giudaico-cristiana, è sempre e comunque presente, a prescindere dall’etnia, dalle origini, dalla salute, dalla capacità economica e dalla cultura dell’individuo coinvolto, in quanto gli esseri umani sono stati creati ad immagine e somiglianza di Dio (Genesi I, 26-27) ed, in quanto tali, appartengono alla “grande famiglia umana” nella quale esiste una sorta di dovere morale ad essere solidali gli uni con gli altri, sia nel bene sia nel male. Simone Weil, a tale proposito, riteneva che la più grande grazia fosse di sapere che gli altri esistono (Cfr. O.Clément, Le feste cristiane, Ed. Qiqajon – Comunità di Bose, Magnano, 2000, p. 92): ciò richiama il concetto di “vita insieme“, la koinonía, la messa in comune della vita e non solo dei beni e dei talenti, carattere costitutivo ed, al tempo, distintivo delle comunità dei primi Cristiani del I secolo d.C. (Atti degli Apostoli II, 42-45; IV, 32-35).
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Biella, Gattinara e Vercelli: Michela Murgia, tour letterario

LocandinaUn evento articolato in tre città: Biella, Gattinara e Vercelli – Venerdì 19 marzo, alle ore 21, nei saloni del Punto Cagliari, in via Galilei, 11, a Biella, incontro con la scrittrice Michela Murgia.
La serata fa parte di un breve tour letterario: tre appuntamenti organizzati dalla Comunità dei Sardi in collaborazione con la Libreria Vittorio Giovannacci di Biella.
Prima di giungere nella città della lana, nel pomeriggio di venerdì 19 marzo, alle ore 18.30, Michela Murgia sarà ospite della città del vino, a Gattinara presso l’Associazione Cuncordu, in corso Vercelli, 260.
Domenica 21 marzo, alle ore 16.30, tappa conclusiva nella città del riso, a Vercelli per illustrare le sue opere nella sede del Circolo Culturale Giuseppe Dessì, in corso Casale, 31/a.
Gli incontri, patrocinati dalla Regione Autonoma della Sardegna, dalla Provincia di Vercelli e dalla FASI, la Federazione delle Associazioni Sarde in Italia, saranno presentati dal prof. Roberto Perinu, guida d’eccellenza per accompagnare in Piemonte la donna di Accabadora.
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Michela Murgia dice di sé

LocandinaMichela Murgia, che avremo tra di noi a Biella il prossimo venerdì 19 marzo, dice di sé:
«Sono nata in Sardegna [Cabras], e per quanti indirizzi abbia cambiato in questi anni, dentro non ho mai smesso di abitarla… [E’ tornata ad abitare, nel 2010, a Cabras]….
Mi sono diplomata in una scuola tecnica e dopo ho fatto studi teologici, ma questo non ha fatto di me una teologa….
Non mi piace essere definita giovane, a 37 anni essere considerati adulti dovrebbe essere un diritto. Non fumo, non porto gioielli preziosi, detesto i graziosi cadaveri dei fiori recisi, i giornalisti che mi chiedono quanto c’è di autobiografico e gli aspiranti pubblicatori che mi mandano …romanzi che non leggerò mai…. Sono sposata, e questo mi ha reso ….più trattabile, anche se mi rendo conto che a leggere questa biografia non si direbbe…
Nel 2006 ho pubblicato per la ISBN edizioni Il mondo deve sapere, il diario tragicomico di un mese di lavoro alla Kirby. Nel 2007 ho collaborato alla stesura del soggetto e della sceneggiatura cinematografica del film Tutta la vita davanti, ispirato al libro.
Ho scritto per Marie Claire, Diario, L’Espresso, Il Manifesto, Formiche, PeaceReporter, Argo, L’Unità, Liberazione, Epoolis DWF e il magazine on line Emigrati Sardi. Ho una rubrica fissa sul settimanale L’Arborense, e collaboro con JobTalk, il blog sul lavoro del Sole24Ore.
Miei contributi sono apparsi sulla Smemoranda 12 mesi 2009 e sul Dizionario Affettivo della Lingua Italiana
Suoi scritti sono pubblicati su diverse antologie, come Cartas del Logu (CUEC, 2007), Questo terribile intricato mondo (Einaudi, 2008), Lavoro da morire (Einaudi, 2009), Sono come tu mi vuoi (Laterza Contromano, 2009), Contos (2009, che accompagna il documentario Passaggi di tempo di G. Cabiddu [Fandango]).
Nel 2008, è uscito per i Tascabili Einaudi Viaggio in Sardegna – undici percorsi nell’isola che non si vede, guida narrativa inserito nella collana Geografie.Continua a leggere →

Efis, il Santo che non ha mai smesso di amare i suoi Isolani

Sabato 13 marzo, nelle sale di Su Nuraghe di Biella, Marinella Solinas ha presentato Efis, Martiri gloriosu, film di Gianfranco Cabiddu prodotto dall’ISRE, l’Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna.

Marinella SolinasNell’anno 1652 la Sardegna venne decimata da una terribile pestilenza: a Cagliari la popolazione si ridusse della metà, ovunque era morte e disperazione.
La gente, allora, si rivolse ad un martire di nome Efisio di Elia che venne decapitato a Nora, una località della costa cagliaritana, per non aver rinnegato la fede cristiana. Efisio ci ricorda San Paolo sulla via di Damasco poiché anch’egli, da persecutore, dopo una visione, divenne il più fervente seguace di Gesù.
Efisio fu rinchiuso in un carcere della città dove oggi sorge la Chiesa a lui intitolata e fu trasferito in segreto per evitare che la gente potesse opporsi alla sentenza emessa a suo carico: la decapitazione.
Fu decapitato sulla spiaggia di Nora da un soldato romano nel 303.
Il culto si diffuse in tutta Cagliari e in tutta la Sardegna: la cripta del quartiere Stampace che fu il suo carcere divenne ben presto un centro di grande spiritualità mentre a Nora (luogo del martirio) venne eretta una deliziosa chiesetta che oggi è sepolta dalle acque del mare.
Ma fu in occasione della peste del 1650 che viene descritta anche dal Manzoni ne “I promessi sposi” che Efisio diventato Santo legò per sempre il suo nome a quello di Cagliari e della Sardegna.
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