Biella “fiume di vita”: un “confluire” di contributi storici

La vita dei Sardi a Biella è storia propriamente biellese – numerosi “affluenti” di diversa matrice etnico-culturale – Sant’Eusebio da Cagliari, grande antesignano degli storici legami tra Biella e la Sardegna – con il passaggio del Regno di Sardegna ai duchi di Savoia, i rapporti tra il Piemonte e l’Isola si sono ulteriormente intensificati – Su Nuraghe ricerca e valorizza antichi legami tra la terra di origine e quella di adozione

Alberto Ferrero Della Marmora indica ai familiari L'itineraire dell'Ile de SardaigneBiella ed il suo territorio presentano una storia pluri – millenaria cui si adatta particolarmente la celeberrima metafora del filosofo greco Eraclito, il quale, prendendo spunto dall’osservazione della natura, ha paragonato il “fluire del tempo” allo “scorrerre di un fiume“. Infatti, il copioso “corso dell’esistenza” dei luoghi ove oggi viviamo e lavoriamo non è altro che il risultato della somma e della sedimentazione, nel succedersi degli anni, dei contributi di numerosi “affluenti” di diversa matrice etnico-culturale.
Dapprima popolazioni celtiche e liguri hanno avuto come punto di incontro le sponde del torrente Elvo per la ricerca dell’oro della Bessa, come testimoniato dal rinvenimento di bronzi celtici e di ceramiche di matrice ligure a pasta nera nelle tombe della zona. Successivamente la conquista dei Romani ha segnato il territorio lasciando ai posteri un’interessante ara sacrificale, proveniente da San Secondo di Salussola, raffigurante una “tauromachia“, nonché due necropoli rinvenute nell’odierno capoluogo, rispettivamente nei pressi del vecchio macello di via Ivrea e nella zona ove attualmente ha sede la birreria Menabrea. Queste terre ricche di risorse naturali hanno poi attirato la migrazione di genti allemanne prima e longobarde poi, delle quali, attualmente, resistono piccole comunità nella Valle Cervo, nei comuni di Rosazza, Piedicavallo, Montesinaro e Campiglia Cervo.
In questo folto quadro di insieme si evidenzia un forte impatto complessivo sul territorio anche da parte della Sardegna, fatto che denota come la vita dei Sardi a Biella sia storia propriamente biellese. Infatti dapprima, nel corso dell’opera di cristianizzazione di questi territori, abbiamo assistito all’arrivo di Sant’Eusebio da Cagliari, grande antesignano degli storici legami tra Biella e la Sardegna, primo vescovo di Vercelli, nominato patrono del Piemonte da papa Giovanni XXIII nel 1961, il quale ha introdotto in Oropa il culto mariano dal quale è sorto il santuario oggi caro a tutti i Biellesi di vecchia e di nuova adozione.
Nel XVI secolo, a seguito del passaggio degli Spagnoli, di cui resta traccia in alcuni cognomi come “Rossetti“, si è contemporaneamente attestata la presenza, sia a Benna sia in Alta Valle Cervo, di cognomi come “Serra“,”Carta” e “Zedda“, molto diffusi in Sardegna.
Nel 1718, con il passaggio del Regno di Sardegna ai duchi di Savoia, i rapporti tra il Piemonte e l’Isola si sono ulteriormente intensificati, come testimoniato dal coinvolgimento di molti biellesi, quali Filippo Ferrero Fieschi della Marmora (1719-1789) e Vittorio Ludovico de Hallot des Hayes, conte di Dorzano, nativo di Cavaglià, viceré di Sardegna dal 1767 al 1771; in particolare il conte di Dorzano visitò l’Isola dal 3 marzo al 2 giugno 1770 e la sua relazione servì al ministro Giovanni Battista Bogino per la sua famosa riforma e per la riapertura dell’Università di Sassari, fondata nel 1598 dal re Filippo III di Spagna.
Amico concretamente legato e studioso della Sardegna fu il generale Alberto Ferrero della Marmora il quale, visitata l’Isola minuziosamente, recandovisi ogni anno per oltre un trentennio, pubblicò a riguardo oltre cinquanta lavori scientifici, ed in particolare, in quattro volumi, l’opera fondamentale Voyage en Sardaigne de 1819 à 1825, pubblicata a Parigi nel 1826, e nel 1845 una famosa carta geografica dell’Isola di propria mano; in suo onore, in quanto buon montanaro, geografo e naturalista, è stata dedicata la punta più alta della Sardegna, il Gennargentu, la montagna simbolo, la “porta d’argento” verso la conoscenza della terra che sovrasta.
Altro importante personaggio per i rapporti tra i due ambiti territoriali regionali è stato il biellese Quintino Sella, arrivato sull’Isola nel 1869 a seguito della Commissione parlamentare d’inchiesta guidata da Agostino Depretis, la cui visita portò alla stesura della Relazione sulle condizioni generali della Sardegna, nella quale era monitorato lo stato dell’istruzione, dell’agricoltura, delle arti, del commercio, delle strade, dei ponti, dei catasti e delle proprietà fondiarie, nonché il quadro preciso della situazione delle miniere sarde; inoltre egli pubblicò a Torino, il 3 Maggio 1871, la Carta Geologica dell’Isola di Sardegna nella quale sono censiti gli stessi relativi siti minerari.
Negli stessi anni proprio Quintino Sella incaricò Vittorio Besso (1828-1895), professionista biellese, fotografo ufficiale di Casa Savoia con studio in Biella-Riva, di recarsi in Sardegna per fotografare Garibaldi a Caprera e per documentare la costruzione delle Ferrovie Secondarie Sarde e l’industrializzazione dell’Isola. Alla fine del secolo, nel 1899, in località i Piani di Alghero (SS), venne fondata da Vittorio ed Erminio Sella, assieme ad Edgardo Mosca Riatel, la tenuta Sella&Mosca, con la coltivazione di 630 ettari di vigna.
A questi nomi si aggiunse poi quello di Amerigo Boggio Viola, originario dell’Alta Valle Cervo, impresario che diede il suo contributo nella costruzione della Sarda Ammonia, fabbrica di produzione di concimi sintetici che, grazie al processo elettrolitico, utilizzava l’energia idroelettrica della nuova centrale del bacino del fiume Coghinas.
Nell’ultimo Secondo Dopo Guerra molti sono stati i Sardi migrati in Piemonte per lavoro e che tuttora vi risiedono; anche alla luce di tutto ciò, non a caso, recentemente, la Regione Piemonte ha promulgato la Legge Regionale 7 aprile 2009, n. 12, a tutela delle Minoranze Linguistiche Storiche non autoctone localizzate nel territorio subalpino, tra le quali è inclusa anche la Lingua Sarda.
Dal 1978 la comunità dei Sardi di Biella si è organizzata nel Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe il quale, da allora, cerca e ricerca con le proprie iniziative i legami tra la terra di origine e quella di adozione e, sulla base di queste particolari e continue relazioni che caratterizzano la storia di entrambe le “patrie“, vuole fornire un proprio contributo all’arricchimento della conoscenza e della vita della stessa città di Biella. In ragione di ciò il Pane di San Eusebio, benedetto in occasione della Festa Sarda di Sa Die de sa Sardigna del 20 e 21 Giugno scorsi, viene donato in questa occasione come segno bene – augurale ai neo – eletti Consiglieri Comunali chiamati ad amministrare la Nostra Città, nella speranza e con il manifesto intento di continuare e proseguire una fruttuosa quanto reciproca collaborazione sul territorio nel quale oggi viviamo e lavoriamo insieme.

Gianni Cilloco

Comunicato stampa del Centro Studi Generazioni e Luoghi

in occasione della mostra inaugurata a Cagliari il 26 giugno 2009

Da Palazzo La Marmora a Cagliari: una grande mostra dedicata al generale e geografo Alberto La Marmora

Prosegue con un’altra importante tappa l’attività di valorizzazione degli archivi conservati dal Centro Studi Generazioni e Luoghi e dei dipinti della collezione di Palazzo La Marmora.

Andranno infatti in prestito alla mostra cagliaritana “L’esploratore innamorato. Alberto Ferrero della Marmora e la sua Sardegna“, manoscritti, disegni, acquerelli di Alberto La Marmora insieme a volumi e dipinti che esprimono i legami del personaggio con la sua famiglia e con la Sardegna.
La mostra si inaugurerà il 26 giugno presso il Centro Comunale d’Arte e Cultura “Il Ghetto” di Cagliari ed è il primo, importante evento inserito dal Comitato Sardo per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia 1861-2011 nella programmazione triennale, che prevede di continuare a seguire il filone tematico relativo ad Alberto Ferrero della Marmora anche nei prossimi due anni.
La mostra, fortemente voluta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Cagliari e realizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte, è curata dal Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino. L’allestimento è a cura di Fabrizio Lava, E20 progetti, Biella.
In mostra anche una selezione di trenta fotografie tratte dal progetto “Itinerari sardi”, realizzato da Piercarlo Gabriele con la collaborazione di Fabrizio Lava; il progetto propone una rilettura per immagini degli itinerari in Sardegna di Alberto La Marmora ed è promosso dall’Associazione Stile Libero.
I lavori del Centro Studi Generazioni e Luoghi per il prestito a questa mostra hanno preso avvio nell’estate scorsa con la selezione delle opere, la gestione dei rapporti con le sovrintendenze competenti per i beni archivistici e artistici, gli interventi di restauro, la stipula di accordi giuridici, la preparazione dei materiali in forma digitale e la redazione di schede critiche per il catalogo.
Fin dalla sua nascita il Centro Studi ha deciso di dare particolare impulso alle ricerche relative alla figura di Alberto La Marmora e vi sono stati contatti e collaborazioni con l’Archivio di Stato di Cagliari, con il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, con il professor Pietro Corsi della University of Oxford. La direttrice del Centro Studi, la storica biellese Silvia Cavicchioli, inoltre ha dedicato allo studio degli archivi risorgimentali un volume nel 2005 e proprio recentemente ha pubblicato un saggio su Alberto La Marmora, generale e scienziato, sul bollettino del Centro Studi Piemontesi.
Questa mostra cagliaritana rappresenta per il Centro Studi un momento di grande significato e un’occasione per l’avvio di nuove ricerche, dato il carattere cruciale che il rapporto con la Sardegna ha avuto nella vita di Alberto La Marmora. Si tratta inoltre di un risultato importante se si considera che il Centro Studi ha rivolto da tempo una particolare attenzione al riordino del materiale archivistico di Alberto la Marmora e ha promosso la nascita di rapporti finalizzati a individuare nuove fonti e nuove ricerche che riguardano il personaggio.
In questi anni il Centro Studi, da un lato, ha continuato, in modo cadenzato e con il sostegno della Regione Piemonte, il lavoro di riordino dei cinque nuclei archivistici che conserva, dall’altro ha colto le opportunità di dare vita a momenti di valorizzazione di tale patrimonio, partecipando ad eventi espositivi di rilevanza nazionale tra i quali:

  • la mostra su Leon Battista Alberti a palazzo Strozzi a Firenze nel 2006;
  • la mostra su Leon Battista Alberti a Mantova, presso la Casa del Mantenga, nel 2006;
  • la conferenza su Alberto La Marmora presso il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino nel 2007;
  • la presentazione del libro su Guglielmo Alberti al Gabinetto Vieusseux di Firenze, nel 2007.

Maggiori informazioni sulla mostra “L’esploratore innamorato. Alberto Ferrero della Marmora e la sua Sardegna” si trovano al sito www.camuweb.it

Classici e inediti in mostra: le opere prestate dal Centro Studi Generazioni e Luoghi

Tra le opere provenienti dal Centro Studi Generazioni e Luoghi di Biella che saranno esposte a Cagliari figurano:

Due diari e un taccuino manoscritti di Alberto La Marmora, che accompagnarono l’esploratore nei suoi viaggi in Sardegna. Le numerose spedizioni sarde di Alberto Ferrero della Marmora furono accompagnate dalla compilazione di diari personali. Si tratta di documenti autografi, corredati anche da disegni e misurazioni, che spiegano in maniera esemplare la molteplicità dei suoi interessi: non solo la mineralogia, l’etnologia e la geografia ma anche la storia, l’archeologia e la numismatica.
In mostra a Cagliari andranno dunque due diari rilegati in cartone rosso: il primo si riferisce ai viaggi compiuti in Sardegna tra il 1820 e il 1824 e contiene il primo disegno della Sardegna abbozzato dal La Marmora, il secondo è relativo alle spedizioni realizzate dal 1825 sino al 1833 e contiene i resoconti di viaggio e le annotazioni e misurazioni delle prime triangolazioni che gli avrebbero consentito negli anni successivi l’elaborazione della Carta dell’Isola e Regno di Sardegna. Questi diari furono esposti all’Archivio di Stato di Biella nel 1989 in occasione della mostra documentaria “Alberto Ferrero della Marmora – Generale e Scienziato (1789-1989)“, mentre inedito è il taccuino. I «libretti di viaggio» ad oggi rinvenuti, e rimasti inediti, sono in tutto tre.

Il grande ritratto della famiglia Ferrero della Marmora dipinto da Pietro Ayres nel 1828. Si tratta di una tela di grandi dimensioni (cm 160 x 212) che ritrae i quattro generali con la madre e i loro nove fratelli e sorelle. E’ un quadro nato per viaggiare:

  • nel 1829, appena dipinto, venne esposto a Torino alla “Prima Triennale Pubblica Esposizione”;
  • nel 1911 in occasione del Cinquantesimo anniversario dall’ Unità d’Italia venne esposto a a Firenze alla “Mostra del ritratto italiano;
  • nel 1961 in occasione del Centesimo anniversario fu esposto a Torino in Palazzo Carignano alla “Mostra Storica dell’Unità d’Italia”
  • oggi, in vista del Centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, il quadro “viaggiatore” prende il largo per la Sardegna.

Il ritratto di Filippo Ferrero della Marmora. Diplomatico ed ambasciatore che svolse importanti missioni in tutta Europa, fu Vicerè di Sardegna dal 1773 al 1777.
Questo fine pastello di Joseph de Saint Michel, datato 1772, viene esposto a Cagliari per la prima volta, mentre ne esiste una copia nel Palazzo dei Vicerè di Cagliari.

Infine una decina di disegni ed acquerelli di Alberto La Marmora vengono presentati al pubblico cagliaritano in prima assoluta; proprio per questa occasione sono stati restaurati e studiati per la prima volta. Come si può vedere in dettaglio nel catalogo della mostra, infatti, si deve al prof. Giorgio Pellegrini, Assessore alla Cultura della città di Cagliari, l’analisi e le schede critiche di questi disegni che raffigurano luoghi cagliaritani e sardi.

Alberto Ferrero della Marmora

Alberto Ferrero della Marmora nacque a Torino il 7 aprile del 1789 dal marchese Celestino e da Raffaella Argentero di Bersezio. Fratello maggiore dei più noti Alessandro e Alfonso, assieme all’altro fratello Carlo Emanuele fu allievo nella scuola militare di Fontainebleau nei primi anni dell’Ottocento.
Nel periodo 1807-1809 partecipò alle campagne di Calabria e d’Austria e, dopo aver ricevuto la legion d’onore nel 1813, sempre al seguito delle armate napoleoniche prese parte alla campagna di Prussia e Sassonia, sopravvivendo all’assedio del castello di Thurgau, dove rischiò di morire per un’epidemia di tifo e dal quale tornò in Piemonte devastato nel fisico e nella persona. Reintegrato nell’esercito sardo con la Restaurazione, il La Marmora continuò gli studi scientifici intrapresi in Francia e nel 1819 si recò per la prima volta in Sardegna per studiare l’ornitologia dell’isola, nella quale sarebbe tornato a più riprese, anche in qualità di confinato per essersi compromesso con i moti del 1821.
Affermatosi quale eminente figura di antropologo, naturalista e scienziato di fama europea, egli in breve si inserì a pieno titolo nel circuito delle più importanti accademie dell’epoca, di cui divenne socio e corrispondente, e strinse relazioni con numerosi scienziati italiani e stranieri di spicco. Unico, tra i soci dell’Accademia delle Scienze di Torino, ad appartenere alle due distinte classi di Scienze fisiche, matematiche e naturali e di Scienze morali, storiche e filologiche, il La Marmora divenne nel corso di trent’anni di viaggi, esplorazioni e soggiorni permanenti il massimo studioso dell’isola di Sardegna nell’Ottocento, realizzando una monumentale e multidisciplinare operazione scientifica con la pubblicazione delle tre parti e degli Atlanti del Voyage en Sardaigne e dei due volumi dell’Itinéraire de l’île de Sardaigne, oltre che con la carta geografica dell’isola al 250.000 e di altre carte minori.
Dopo aver partecipato alla campagna del Veneto nel 1848, l’anno successivo venne promosso luogotenente generale e gli venne affidato il comando generale militare in Sardegna; eletto vicepresidente dell’Accademia delle Scienze nel 1851 e successivamente confermato due volte in tale carica, morì a Torino il 18 maggio del 1863 e venne quindi sepolto nella basilica di San Sebastiano a Biella.
Seguendo la lunga carriera di militare e scienziato di Alberto Ferrero della Marmora e il suo inserimento in un circuito culturale e scientifico esteso dalla scala locale alla dimensione europea, è possibile ripercorrere i progressi del sapere accademico e degli studi tecnici e scientifici ottocenteschi dall’esperienza napoleonica, figlia dell’illuminismo e improntata allo spirito pre-positivistico, sino all’unificazione italiana, attraverso le tappe significative che sancirono la collaborazione tra Esercito e Scienza e segnarono il ruolo sempre più attivo di studiosi e intellettuali verso la società civile e per il governo dello stato sabaudo: Veritas et Utilitas, secondo il motto dell’Accademia delle Scienze di Torino.


Nell’immagine: Alberto Ferrero Della Marmora indica ai familiari “L’itineraire dell’Ile de Sardaigne” (Particolare del dipinto di Pietro Ayres, 1828, conservato a Biella, Palazzo La Marmora).

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