«Su Calendariu 2011» Sardi di Biella/Biellesi di Sardegna

Nei giorni scorsi, durante la “Serata di auguri” svoltasi presso le accoglienti sale del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella, è stato presentato Su Calendariu 2011 illustrato da immagini che ritraggono alcuni momenti dell’intensa vita associativa della Comunità dei Sardi di Biella.

Su Calendariu 2011
Copertina di Su Calendariu 2011.

Su Calendariu 2011 costituisce il messaggio tangibile e visivo attraverso il quale la Comunità dei Sardi di Biella offre il proprio contributo celebrativo ad ogni giornata del 2011, 150° Anniversario dell’Unità d’Italia: un anno che vedrà su tutto il territorio nazionale la realizzazione di eventi, mostre ed appuntamenti per dare memoria della storia delle genti della Penisola, unificate il 17 Marzo 1861 sotto la bandiera Tricolore del Regno di Sardegna, da allora denominato Regno d’Italia e diventato Repubblica Italiana a seguito del referendum istituzionale del 2 Giugno 1946.
Gli Italiani si caratterizzano per la loro ricca identità, nota nel mondo per qualità di creatività, di fantasia, di estro, di intraprendenza e di cultura. A questi aspetti occorre, però, aggiungere un elemento essenziale non spesso rammentato in un’epoca nella quale l’oblio, come testimoniano molti studiosi e sociologi, tende a pervadere la quotidianità.
L’Italia è storicamente costituita da un popolo di migranti.
Il complesso del Vittoriano, a Roma, sede della tomba al «milite ignoto» e simbolo dell’Unità Nazionale, ospita emblematicamente, a partire dall’Ottobre 2009, il M.E.I., il Museo dell’Emigrazione Italiana. Un luogo identitario di storia e di memoria, spesso dolorosa, ove ai visitatori è possibile recuperare il passato dei padri e le radici del presente. Con specifico riferimento a questi ultimi anni, qui è possibile osservare una sorta di “specchio” esistenziale, retrodatato per tutti quei giovani connazionali di oggi che, a prescindere da un titolo di studio o meno, sono costretti a lasciare i confini del Bel Paese, per la situazione “particolare” dell’Italia nella quale viviamo, alla ricerca di un futuro migliore.
In particolare, dopo l’Unità politica del 1861, nella Penisola prese avvio una dinamica crisi sociale che, in breve tempo, assunse i caratteri di quella che può essere definita una vera e propria emigrazione di massa. Un esodo che vide partire all’inizio non i più depauperati, ma coloro che erano in grado di pagarsi il biglietto e il primo sostentamento all’estero. A questi sarebbero seguiti gli strati più poveri della popolazione, dalla Pianura Padana come dal Mezzogiorno, dalle Alpi come dalle Isole.
Dal 1876 al 1945 gli espatri furono diversi milioni, per lo più concentrati dapprima negli altri Continenti e poi nei Paesi più industrializzati del Nord-Europa. Piemontesi, Veneti, Meridionali e Isolani furono visti, spesso, come soggetti dei quali diffidare, oggetto di sospetto, di discriminazione e di emarginazione, se non, talora, di vere e proprie violenze ed atti criminali per il solo fatto di essere stranieri e, quindi, “diversi” rispetto alle popolazioni autoctone. Fenomeni che trovarono, poi, qualche replica, seppure in versione minore, tra gli stessi Italiani, quando, nel secondo dopoguerra, avvennero le migrazioni interne, soprattutto dal Sud verso il Nord della Penisola, circostanze che cambiarono la geografia umana del Paese, con l’abbandono delle campagne e della montagna in favore delle zone industrializzate del Nord-Ovest, delle zone di confine e della capitale.
Situazioni simili a quelle che, per molti aspetti, sono riscontrabili oggi con riferimento all’afflusso copioso di stranieri ed extracomunitari nella nostra Italia.
Le migrazioni comportano sempre un bisogno di radici frammisto ad un senso di gratitudine verso coloro che hanno accolto i “pellegrini”. Dalla terra di nascita, chi parte porta spesso con sé i “tesori di casa” e tende a ricostruire nel “porto” di arrivo, nella patria di elezione, un angolo del proprio luogo di “origine”, condividendolo nella salda costante del ricordo. Anche per tali motivi numerose e diffuse nel Mondo sono le «Little Italy», fiorite nei punti di arrivo dei nostri connazionali del passato e di oggi.
Esempio emblematico di tutto ciò è riscontrabile anche nella Comunità dei Sardi di Biella, terra “privilegiata” dai fraterni e continui rapporti che uniscono il Piemonte e la Sardegna dai tempi di Sant’Eusebio da Cagliari, primo Vescovo di Vercelli, nel IV secolo, evangelizzatore della regione subalpina, al quale si deve l’introduzione del culto mariano ad Oropa.
Sulle orme del loro antesignano e memori delle esperienze di migrazione vissute, i soci ed i simpatizzanti del Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” vivono la loro quotidianità nella logica di «due terre in un’unica patria», costruendo il presente attraverso il connubio tra le peculiarità originarie dall’Isola di nascita e le caratteristiche della Terraferma d’accoglienza. Ogni aspetto della vita nasce e si sviluppa attraverso tali costanti: momenti di convivialità, conviti, manifestazioni civiche, cultura materiale, momenti di religiosità e di fede, estro “artistico” ed attenzione per il prossimo trovano una loro caratterizzazione specifica, che fa del locale “consesso” una «Comunità Piemontese di origine Sarda». Una realtà dagli aspetti ambivalenti, ma prima di tutto profondamente Italiana.
Il calendario contiene immagini fotografiche di istanti importanti della vita dell’Associazione, fondati sulle costanti, sui valori e sui significati di cui si è detto sopra: momenti esistenziali vissuti a Biella e che hanno come protagonisti persone che, con la loro realtà e concretezza, possono costituire il miglior viatico per testimoniare, tangibilmente, quel senso di comunità, di celebrazione e di appartenenza alla Patria Unita che, nel 2011, si festeggerà, quella che altri non è se non «l’amata casa, il focolare» di tutti gli Italiani, di qualsiasi estrazione e origine regionale essi siano.

Battista Saiu

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