Volare alto nei cieli, uccelli tra Piemonte e Sardegna

Sabato 20 dicembre 2014, alle ore 21, a Biella, biblioteca “Su Nuraghe”, serata di Auguri, presentazione di “Su Calendariu 2015” – inizio nuovo anno sociale e tesseramento 2015 – saggio di balli sardi e continentali animati da Barbara – inaugurazione mostra fotografica “Volare alto nei cieli, uccelli tra Piemonte e Sardegna” – cumbidu (rinfresco) – ingresso libero

Rondine, Hirundo rustica, randolin-a, ràndola, rundine
Copertina di Su Calendariu 2015. Rondine, Hirundo rustica, randolin-a, ràndola, rundine.

Su Calendariu 2015 è illustrato da immagini di uccelli presenti alle nostre latitudini. Le fotografie di Franco Lorenzini sono corredate da didascalie dell’ornitologo biellese Lucio Bordignon, attento studioso del territorio. Ciascun animale è individuato con il nome scientifico, italiano, piemontese e sardo.
Sono state raffigurate specie che vivono sia in Piemonte che in Sardegna tranne una specie che si osserva solo in Sardegna, il Gabbiano corso (Larus audouinii), gabbiano marino, col 60% della popolazione italiana che nidifica tra le scogliere della grande Isola e una sola, la Starna (Perdix perdix), che si osserva in Piemonte. Questa era diffusissima nei coltivi del Biellese fino agli anni Cinquanta del Novecento ma, dopo la metà del secolo scorso, diminuì così velocemente che il ceppo autoctono biellese si estinse in pochi anni (ora vivono solo pochi soggetti reintrodotti). A decretarne la fine fu, possiamo dire, l’avidità dell’uomo agricoltore e cacciatore. Il primo si lasciò allettare dai rivoluzionari ma tossici prodotti chimici da utilizzare in agricoltura, che gli consentirono di aumentare la resa della produzione, ma si rivelarono letali per la fauna. Il secondo si lasciò allettare dalle sempre più efficaci armi automatiche che gli permisero maggiori catture, ma assottigliarono sempre più le popolazioni naturali.
In quegli anni nacque un diverso modo di rapportarsi con la natura, dominato dal consumismo e non più dalla parsimonia, che aveva contraddistinto la società umana nei secoli precedenti. Questo sfruttamento portò le sue conseguenze: ne sono drammatica avvisaglia le sempre più frequenti “allerte” della Protezione civile ad ogni pioggia o temporale. L’uomo si è dimenticato delle leggi eterne di “responsabilità ed obbedienza”, insiti nel “coltivare e custodire”, di cui parla il Dio della Bibbia, quando affida ad Adamo l’Eden, la terra-giardino (Genesi 2,15).
Su Calendariu 2015 vuol contribuire a far prendere coscienza che l’uomo può riparare a questi danni anche proteggendo gli uccelli che migrano ad ogni cambio di stagione. Questi sostano in luoghi diversi per accoppiarsi e dare alla luce nuova prole e poi ritornano puntualmente al luogo natìo. Come le rondini, che affrontano lunghi viaggi per svernare lontano, in altri continenti, sorvolando deserti, mari e montagne. Ma non dimenticano la terra in cui sono nate. Il loro viaggio ricorda il migrare dell’uomo. Gli uccelli, come l’uomo, si spostano per necessità, per la ricerca del cibo. Il mondo è la loro casa: non hanno confini o barriere.
L’usignolo (Luscinia megarhynchos), che alleva i suoi piccoli nella frescura dei boschi europei, viaggia verso l’Africa cibandosi dei frutti dell’uomo mediterraneo; si ferma nelle oasi del Sahara per abbeverarsi e infine si rifugia nelle foreste tropicali per passare l’inverno.
Un usignolo nato in Piemonte può sostare in un uliveto della Sardegna; un posto vale l’altro, sono entrambi utili alla sua sopravvivenza. Sardegna e Piemonte, terre di uomini e di animali migranti, hanno negli uccelli migratori i loro antesignani messaggeri di vita, di pace e di convivenza possibile.
La rassegna sarà visitabile dal 20 dicembre 2014 al 28 febbraio 2015, nei giorni di martedì, venerdì e sabato, (ore 21-23) e il mercoledì (ore 15-17).

Battista Saiu

3 commenti

  1. Spero di non essere invasiva ma trattate degli argomenti così invitanti che non è possibile non rispondere.
    Come sempre accade in ogni sorta di dominazione anche durante lo Stato Sabaudo molte specie animali e vegetali vennero introdotte nella nostra isola.
    Nella maggior parte dei casi le nuove riabitazioni si sono rivelate buone solo nel caso delle pinete, per intenderci i Pini d’Aleppo non mi pare sia stato una ottima operazione.
    Di tutto questo problema ne parla ampiamente un nostro illustre concittadino Giuseppe Cossu, economista sardo, funzionario del governo piemontese lottò non poco, e vinse anche, contro ministri noti ed accreditati, tipo Bogino, per migliorare sia le condizioni culturali nell’isola come anche le condizioni dell’agricoltura, addirittura portando in Sardegna i gelsi e insegnando alle giovani donne sarde la coltivazione del baco da seta.
    Eravamo nel 1700 evidentemente a quel tempo i sardi avevano ancora una tempra.
    Mi auguro davvero di non essere noiosa o peggio ancora di sembrare saccente.
    Mi scuso, ma credetemi sono una persona rigorosamente normale, nei momenti liberi, come giovedì pomeriggio, ho radunato una scodellata di amiche e abbiamo fatto gli gnocchi esattamente come una massaia qualunque.

    Buona domenica
    Giovanna

  2. Grazie di quanto scrivi perché induci a meditare su cose serissime. E’ vero quanto dici a proposito della starna autoctona del Biellese, ma è verissimo, per esempio, anche per la totale sparizione delle rane. Quando feci la mia comparsa nel Biellese, anni 1983-84, non si poteva percorrere la strada provinciale Biella-Vercelli evitando le migliaia di rane che la tappezzavano in certe giornate, magari piovose. Ora le rane sono del tutto scomparse a causa dell’uso massiccio di erbicidi (atrazina) in risaia.
    Leggo sempre con interesse tutte le mail che inviate e sono vicino col cuore al Circolo.

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