Febbraio, una parola sarda al mese: “N” come “Nadía”

incipit N, in Giampaolo Mele, Die ac NocteRadici e semantica delle parole sarde, rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella

NADÍA log. ‘stirpe, schiatta’. Nei Condaghes natίa(s) designa i ‘figli dei servi’. Nel Gerréi s’όmini de anadis o de náis è il ‘servo capo’ alle cui dipendenze stanno gli altri servi; l’espressione è un residuo delle antiche usanze e continua natias, se non è addirittura de a natis per indicare il servo che è nato in casa e che dal momento della nascita vive con la famiglia, di cui gode la fiducia (Wagner).
Il prototipo non è il verbo náskere (come vorrebbe Wagner). Base etimologica è l’akk. nadûm ‘emit, lay down, deposit; emettere, depositare (beni, uova, figli)’. Ovviamente da questa base accadica emerge anche la radice del p.p. lat. nat-.

Salvatore Dedola,
glottologo-semitista

Nell’immagine: l’incipit “N”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009

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