Sardegna in poesia diventa preghiera, canto e danza “a sa seria”

Suni, nuraghe Nuraddeo

Supplica, preghiera e poesia si fondono nei versi che Nicola Loi di Ortueri (Nuoro) ha composto per il Laboratorio Linguistico “Eya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant”.
La scelta della modalità compositiva della poesia è quella detta “a sa seria”, “seria e grave”. Parla del tempo presente carico di sofferenza per “sa niedda pesta / la peste nera” nella quale tutti noi siamo immersi da oltre un anno.
In Sardegna, la forma tradizionale di poetare diventa preghiera; sgorga dal profondo del cuore. In questo caso è invocazione al Padre Eterno, “su Babbu nostru”. Richiesta di aiuto composta di settenari ed endecasillabi in chiusura di strofa. Oltre che cantata, questo tipo di poesia viene danzata “a sa seria”, altrimenti detta: “a sa fonnesa”,ossia, “come fanno a Fonni” (Nuoro). È una delle modalità del canto “a tenore” che viene condivisa con i vicini paesi di Gavoi e di Ollolai.
Dalla poesia cantata sgorgano espressioni coreutiche in cui ogni parola genera movimenti del corpo, sempre composto e austero nel ritmo della sacralità che esprime.
Come esercizio didattico, le strofe di “Babbu nostru”, verranno lette durante prossimo appuntamento linguistico tra i circoli sardi di Biella e di La Plata, in calendario martedì 30 marzo 2021, alle ore 21:00 in Italia, ore 17:00, dall’altra parte dell’oceano, su piattaforma Zoom.

Nell’immagine: Suni (Oristano), Nuraghe “Nuraddeo”. Sardegna, museo a cielo aperto, i nuraghi candidati a diventare patrimonio UNESCO (foto di Fabrizio BiBi Pinna).

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