Gennaio 2022, una parola sarda al mese: “B” come “BAGASSA”

ncipit B, in Giampaolo Mele, Die ac NocteRadici e semantica delle parole sarde, rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella

BAGASSA sd. (Gallura gacassa) ‘donna che vende il proprio corpo, prostituta’: kenna un cittu ke bagassa in kéḍḍa santa ‘spiantato come bagascia in Settimana Santa’. Sas Bagassas, toponimo di Bosa presso Capo Marárgiu, indica un sito di prostituzione; quasi certamente si trattò di prostituzione sacra. Un toponimo uguale si trova nella Nurra presso il Monte Forte.
Il termine sardo ha il corrispettivo nell’it. bagàscia ‘sgualdrina’ e nel nap. vaiassa ‘donna volgare, serva, sgualdrina’; ma cfr. anche fr. ant. baiasse ‘serva, ragazza’. Il Dizionario Etimologico della Lingua Italiana lo considera di “origine incerta”, e non dà credito alla parentela con la voce francese; a sua volta H. Hubschmid inventa come capostipite un preromano *bakassa ‘ragazza’ [ZrPh LXVI (1950) 344, VR 19 (1960) 246, citato dal DELI].
F. D’Ascoli (Nuovo Vocabolario Dialettale Napoletano) non s’azzarda a prendere posizione diretta, scrivendo che «il termine viene fatto risalire a un relitto mediterraneo per il caratteristico suffisso –asso; la grafia più vicina all’origine è bagassa; in Silio Italico (V,410) si registra il nome di un soldato cartaginese Bagasus; non si esclude un rapporto con baga = ‘fastello’ di appartenenza mediterranea ligure, cui si accosta il gr. phákelos = ‘fascio, fastello’».
Si può notare che i tre tentativi etimologici su citati vagano nella disperazione, poiché non riescono a staccarsi dalla pregiudiziale latina. Pertanto il DELI nient’altro riesce a sentenziare se non una “origine incerta” (come dire che rinuncia a capire). Lo Hubschmid, ligio alla medesima ideologia del DELI, col suo *bakassa diviene inventore di parole antiche mai esistite, pur di non rinunciare alla pregiudiziale latina. Il D’Ascoli scarica sugli altri linguisti le proprie angosce, dandosi il contegno con un (improponibile) suffisso –asso quale “relitto mediterraneo” del quale non sa dire nulla. Nel mentre ricorda il nome personale punico Bagasus ma lo sorvola senza curiosità, ignaro che quel nome lo avrebbe portato sulla retta via. Infine, nell’impossibilità di concludere, va ad affogarsi con un “baga ‘fastello’ di appartenenza mediterranea ligure, cui si accosta il gr. phákelos = ‘fascio, fastello’.
L’invereconda pantomina dei linguisti succitati è l’emblema del vergognoso stato in cui versa la ricerca linguistica in Europa, dove l’ideologia ariana (come dire, la Scuola Germanica) detta legge da 150 anni e nulla può essere tentato per scardinare il sarcofago di piombo entro cui i cattedratici si sono rinchiusi.
In realtà, questo termine sardo-mediterraneo ha più di una opzione (parlo di opzioni serie) da cui provenire. 1) può derivare dal sumerico ua ‘owl, civetta’ + aḫ ‘spittle, sputo’, ‘poison, veleno’, ‘scum, feccia’; + ašar ‘to curse, maledire; insult, revile, insultare’. Il composto uaaḫašar (divenuto nella pronuncia sd. gaššar) indicò in origine la ‘civetta che sputa e insulta’. Questa professione, riservata forzosamente alle miserabili e alle viziose, fu considerata l’unica veramente esecrata dalla società, nonostante che i giovanotti fossero ipocritamente affrancati dallo scandalo e dalla pubblica vergogna nel frequentare quelle derelitte. In ogni modo, il termine sardo può anche provenire dal sum. ba ‘to give as a gift’ + ḫaš ‘coscia, parte intima, addome’: baḫaš ‘donarsi intimamente’.
2) Il mio amico romanziere Pier Paolo Sciola propone un’altra provenienza, citando ottimamente l’accadico paḫāzu ‘to act lewdy, wantonly, lasciviously with obscenity or wantonness, to run wild, be going to the bad, to have an immoral behaviour, to whore (?), prostitute oneself (?); comportarsi oscenamente, lascivamente, vivere senza regole, con tendenza al male, avere vita immorale, far la prostituta, prostituirsi’ (vedi l’assyrianlanguages.org/akkadian/index_en.php).
3) Indubbiamente le basi etimologiche provenienti dalla costa sud sono numerose e tutte pregnanti; ma la voce più consona e più arcaica è senz’altro l’egizio bagasa ‘revolt, rebellion, riot; rivolta, ribellione’. Senza dubbio questo termine poté diventare pure nome virile, soltanto virile, come testimoniato dal punico Bagasus. Invece lo stesso termine, inteso al femminile, finì per indicare la ‘prostituta’. L’eg. bagasa può essere smembrato a sua volta nella seguente successione sillabica: ba ‘simulare’ + ga ‘essere in grande bisogno’ + sa ‘malizia’. Quindi in origine significò ‘chi simula il bisogno con malizia’.

Salvatore Dedola,
glottologo-semitista

Nell’immagine: l’incipit, “B”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009

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